Visualizzazione post con etichetta Ignazio Marino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ignazio Marino. Mostra tutti i post

ALFANO TIFA, LA SQUADRA PERDE






Angelino Alfano, lanciando sabato 7 dicembre il suo partito, Nuovo centrodestra, si è lanciato in improvvidi paragoni sportivi, sostenendo di volere vincere il campionato come la squadra di basket del Brindisi, che "incrociando le dita" sta volando verso lo scudetto. Poche ore dopo quelle dita incrociate, la squadra di Brindisi ha perso lo scontro diretto con la Granarolo Bologna, e ora alla guida della classifica ci sono anche altre due squadre... L'Alfano tifoso ricordsa un po' il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che il 30 ottobre scorso ha fatto gli auguri scudetto alla Roma, impegnandosi scherzosamente a spogliarsi come Sabrina Ferilli se Francesco Totti & c avessero vinto lo scudetto. Era il 30 ottobre, e la Roma guidava la classifica con 5 punti sulla Juve. Da quel momento in un mese la Roma- che aveva vinto tutte le partite- ha perso 8 punti, rrovandosi a -3 della Juve. Morale: se vedete in giro un politico-tifoso, meglio fornirsi subito efficaci amuleti. A meno che il politico tifi per la squadra vostra avversaria...

Ma che sciocchezza l'appello "io non userò lo scudo" firmato da Bersani e Franceschini

Domani metterò la mia firma sotto un bel manifesto impegnandomi a rifiutare fino alla fine dei miei giorni un parto cesareo. Che diamine! I figli devono nascere naturalmente. E se si soffre un po’ con il parto naturale, che importa a me? Sono un maschietto, non partorirò mai. Ecco, nella migliore delle ipotesi vale come la mia firma al manifesto anti-cesareo quella messa di gran carriera da Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino all’appello di un collega senatore del Pd “Non ci faremo scudo- Noi non utilizzeremo mai lo scudo fiscale”. Perché se non hanno in tutti questi anni tenuto all’estero i propri risparmi dando una fregatura al fisco italiano naturalmente non possono usare lo scudo fiscale, come io non potrei fare un parto cesareo. Se invece tutti loro sono evasori e all’improvviso hanno avuto un rigurgito di buona coscienza e sono disposti a rimpatriare i loro capitali pagando tutte le tasse, le more e le sanzioni dovute, giù il cappello. Ma non serve la firma a un appello. Sottoscrivano pubblicamente (davanti alle telecamere Rai, Paolo Garimberti e Sergio Zavoli obblighino anche il Tg1 di Augusto Minzolini ad essere presente) una liberatoria da concedere al direttore delle Agenzia delle Entrate. Franceschini, Bersani, Marino e tutti gli appellanti rinuncino all’anonimato concesso dallo scudo fiscale. Così se loro ne faranno uso, tutti i cittadini italiani sapranno che avranno predicato in un modo e razzolato in un altro. Finchè esiste l’anonimato siamo tutti buoni a dire “che schifo quello scudo fiscale, io non lo utilizzerò mai”. Tanto nessuno mai saprà se l’avremo usato o no. La proposta era stata lanciata da una firma di punta del Corrierone della Sera, Salvatore Bragantini, che da quelle colonne si era rivolto a governo e parlamentari con un appello “a tutti gli uomini pubblici: impegnatevi a non usare lo scudo”. Siccome nel Pd c’è un po’ di confusione e la sindrome di Stoccolma è sempre in agguato, presa la prima copia in edicola del Corriere, sono corsi tutti ad aderire all’appello senza pensare nemmeno un secondo a cosa volesse dire. “E se lo fa Antonio Di Pietro prima di noi?”.E così il senatore Pd Francesco Sanna è stato il primo a sottoscrivere, inviandolo al leader della sua corrente, Pierluigi Bersani. Scudo fiscale? Quello per cui abbiamo fatto una figuraccia con tutte quelle assenze in parlamento? Azz, firmo subito. E se Bersani firma, può essere da meno Franceschini? Naturalmente no. Due candidati su tre alla segreteria han firmato. Che fa Ignazio Marino? Tris. Firma pure lui. E già che c’è firma pure Pierferdinando Casini, che non si dica che l’Udc non fa opposizione a questo governo. Malati di appellite acuta, senza nemmeno capire in che groviglio si ficcavano, hanno firmato Enrico Letta, Marco Follini, Bruno Tabacci, Arturo Parisi, Vannino Chiti, Marianna Madia, Giorgio Tonini, Enzo Carra e decine di altri. Perfino l’Udc Mauro Libè, che fu uno degli assenti al voto finale sullo scudo fiscale. Possibile che decine di politici navigati non si rendano conto dell’assoluto non senso di un appello che dice “io non riporterò i miei soldi in Italia pagando una mini tassa”, se quei soldi fuori Italia non si sono tenuti frodando il fisco? Sembra impossibile, ma a parte il terrore per Di Pietro e per l’indignazione esplosa negli elettori del Pd per i comportamenti parlamentari dei loro rappresentanti, c’è forse un pizzico di cattiva coscienza in quella corsa alla firma inutile e addirittura controproducente. Perché la vicenda dello scudo fiscale ricorda molto da vicino quella di qualche anno fa del condono tombale di Giulio Tremonti. Anche allora le opposizioni insorsero, Ds e Margherita (poi divenuti Pd) usarono toni forti: “un favore fatto agli evasori e ai mafiosi”. Poi si scoprì che quelli che urlavano di più fecero il condono tombale. Lo utilizzarono le società editrici del Popolo e de l’Unità, le librerie Rinascita, quattro società dei Ds, gli Editori Riuniti (quelli che pubblicavano i libri di Marco Travaglio), perfino i Caaf Cgil del Lazio e della Basilicata. Quel condono che scandalizzava Romano Prodi fu utilizzato dalla Aquitania srl, società della moglie Flavia e dalla Sircana & partners del portavoce dell’Ulivo, Silvio Sircana. Lo fecero e alcuni di loro non pagarono nemmeno il poco dovuto. Si fecero rateizzare il condono, pagarono la prima rata e per le altre buonanotte al secchio. Quando oggi emerge che mancano in cassa ancora 5 miliardi di euro di vecchi condoni fiscali, ci sono anche loro. Quelli che si fanno belli con gli appelli e prendono tutti un po’ in giro.

Marino di nuovo sbugiardato dall'Università di Pittsburgh

Ignazio Marino non disse la verità nel 2002 sul suo divorzio dall’Ismett di Palermo e casca nello stesso vizio di allora anche oggi, a sette anni di distanza. L’Università di Pittsburgh, suo datore di lavoro dell’epoca, in una lettera inviata al Foglio e pubblicata sul numero di oggi, conferma l’autenticità del documento rivelato dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara e pubblicato anche su Italia Oggi sabato scorso: il professore esperto in trapianti che oggi tenta la scalata al Pd sventolando la bandiera della questione morale, fu allontanato da quel centro di eccellenza proprio per irregolarità amministrative da lui compiute: note spese duplicate e indebitamente a lui rimborsate per almeno 8 mila dollari. Anche dall’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, arriva una versione assai diversa e anche un po’ stupita della ricostruzione fatta sul divorzio dell’epoca. Non riponendo nemmeno davanti al documento di Pittsburgh la bandiera della questione morale, il professore-senatore-aspirante segretario del Pd ha di fatti sostenuto di avere maturato la decisione di lasciare Palermo perché ci sarebbero stati appalti poco chiari che coinvolgevano l’Ismett e interferenze nella gestione. Cuffaro gli ricorda di averlo all’epoca difeso e di avere provato la mediazione con gli americani e che in ogni caso gli appalti dell’Ismett se li faceva l’Ismett stesso (di cui Marino fu amministratore delegato). Potrebbe essere questione di punti di vista. Non lo è invece il documento ufficiale (e non ufficioso, come il professore ha sostenuto) di Pittsburgh che motivò il suo brusco allontanamento proprio per una questione morale (che il datore di lavoro- lo stesso che oggi conferma- sventolò con evidenza proprio nei confronti di Marino). Per difendersi, senza dire nemmeno una parola sulla duplicazione a propria firma delle note spesa, il candidato alla segreteria del Pd ha sostenuto che queste sono procedure normali quando si litiga, che la lettera di allontanamento e di contestazione era solo una bozza ufficiosa, che poi quella ufficiale degli avvocati (da lui prodotta) l’ha sostituita e ha messo tutto a posto. E’ un falso. La lettera degli avvocati sventolata da Marino porta in intestazione la data del 6 settembre 2009 e l’orario 6:56 p.m. Quella di contestazione con tutti i gravi addebiti è stata controfirmata in ogni foglio e in calce da Marino alle 00:16 del 7 settembre 2002, quindi successivamente. L’uomo che vuole moralizzare il Partito democratico non dice dunque la verità Franco Bechis

Ignazio Marino non fu un cervello in fuga. Ma il re della cresta sulle note spese, messo alla porta dagli americani- Rivelazione de Il Foglio

Segnalo ai lettori di questo blog e del sito Facebook il sensazionale documento pubblicato oggi da Il Foglio di Giuliano Ferrara: la lettera del 2002 con cui il direttore del centro medico dell'Università di Pittsburgh allontanò Ignazio Marino dall'Ismett di Palermo perché faceva la cresta sulle note spese, condannandolo a restituire gli 8 mila dollari scoperti solo nell'ultimo anno e a rinunciare al tfr e all'ultimo mese di stipendio. Un documento che è la cartina al tornasole della storia di Italia. Marino fu incensato allora e rimpianto come un cervello in fuga costretto a questo da una politica miope. E' stato santificato, invece che essere processato come chiunque avesse fatto quel che si è scoperto su di lui. Carlo Marcelletti, che quei dubbi avanzò, perse tutto fino a morirne in mezzo ad accuse infamanti. Ecco il documento che oggi pubblica Il Foglio: Gentile dottor Marino, per varie ragioni Lei ha espresso il Suo desiderio di presentare le dimissioni dalla Sua posizione presso lo UPMC (University of Pittsburgh Medical Center) e da altre posizioni che derivano da tale rapporto. Secondo i termini e le condizioni indicate di seguito, l’UPCM accetterà le Sue dimissioni, con effetto da oggi. Le Sue dimissioni riguardano tutte le posizioni presso UPMC Health System così come i privilegi dello staff medico presso gli ospedali UPMCHS e il Veterans Administration Hospital di Pittsburgh, Pennsylvania. Lascerà anche la Sua posizione in facoltà presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh e si dimetterà anche da direttore dell’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT) e dal Centro Nazionale Trapianti italiano. In conseguenza delle Sue dimissioni, a partire da oggi cesserà di ricevere qualsiasi compenso, prebenda e benefit. A questo proposito, accadrà quanto segue: 1. L’UPMC non provvederà oltre al pagamento del Suo alloggio, ma può restare nell’appartamento sino al 30 settembre 2002. Tuttavia, a partire da oggi, l’UPMC terminerà immediatamente il pagamento dei servizi di aiuto domestico, e Lei sarà responsabile per ogni servizio, la tv via cavo e le altre fatture legate all’appartamento. 2. Per venerdì 13 settembre 2002 provvederà a restituirci tutti i cellulari, i cercapersone, i computer portatili, i documenti identificativi, le chiavi ecc., sia italiani sia americani. La Sua auto e le chiavi della Sua auto dovranno essere consegnati a Giuseppe Alongi a Palermo. 3. Tutte le carte di credito così come le carte di acquisto dell’UPMC saranno immediatamente restituite a Giuseppe Alongi. 4. Qualsiasi altro pagamento da parte dell’UPMC o di qualsiasi sua società controllata verso di Lei o la Sua famiglia si interromperà oggi e Lei accetta di rimborsare l’UPMC Italia per qualsiasi pagamento anticipato. In conformità con la policy dell’UPMC la Sua copertura assicurativa sanitaria e dentistica proseguirà fino al 30 settembre del 2002. Dopo tale data, e se non richiesto altrimenti, Le saranno forniti tutti i diritti offerti dalla normativa vigente in materia (COBRA, Consolidated Omnibus Budget Reconciliation Act). Sempre in conformità con la policy dell’UPMC, provvederà a restituire immediatamente tutti gli archivi e i documenti, sia in forma elettronica sia cartacea, che Lei ha rimosso o dei quali ha causato la rimozione dall’ufficio di Palermo e non rimuoverà alcun archivio né da Palermo né da Pittsburgh senza l’autorizzazione dell’UPMC. Tutti i libri e i giornali acquistati dall’UPMC o dalla Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh dovranno restare nell’ufficio di Palermo o in quello di Pittsburgh o, se dovesse scegliere di trattenerne qualcuno, li potrà acquistare a un prezzo ragionevole. Per permettere una regolare transizione, i Suoi effetti personali potrebbero essere rimossi dal Suo ufficio entro venerdì 13 settembre 2002. Come richiesto dalla nostra policy, l’UPMC supervisionerà con discrezione la rimozione degli oggetti dal Suo ufficio. A partire da venerdì 13 settembre 2002, il Suo ufficio dovrà essere liberato, Lei non farà ritorno all’ufficio di Palermo, né a quello di Pittsburgh, o all’ospedale di Palermo a meno che non le sia richiesto da un rappresentante autorizzato dell’UPMC. Come Lei sa, nell’iter ordinario necessario a elaborare le Sue recenti richieste di rimborsi spese, l’UPMC ha scoperto che Lei ha presentato la richiesta di rimborso di determinate spese sia all’UPMC di Pittsburgh sia alla sua filiale italiana. Di conseguenza è stata intrapresa una completa verifica sulle sue richieste di rimborso spese e sui nostri esborsi nei Suoi confronti. Tale verifica è attualmente in corso. Alla data di oggi, riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia all’UPMC e alla filiale italiana. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano. Sebbene le ricevute siano per gli stessi enti, i nomi degli ospiti scritti a mano sulle ricevute presentate a Pittsburgh non sono gli stessi di quelli presentati all’UPMC Italia. Avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell’ultimo anno fiscale, l’UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall’UPMC sia dalla filiale. Come restituzione dei rimborsi spese doppi da Lei ricevuti (lei, ndt) accetta di rinunciare a qualsiasi pagamento erogato dall’UPMC o dall’UPMC Italia ai quali avrebbe altrimenti diritto, compresi (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) lo stipendio per il mese di settembre 2002 e il pagamento per qualsiasi giorno di vacanza, permesso o malattia accumulato. Accetta inoltre di rinunciare a ogni diritto contrattuale per il trattamento di fine rapporto che potrebbe ottenere in seguito alle Sue dimissioni e solleva ulteriormente, congedandosi per sempre da esse, l’UPMC e tutte le sue filiali, compresi ma non soltanto la UPMC Italia e i suoi successori e aventi causa, da ogni e qualsiasi richiesta che possa avere ora o potrà avere in futuro, risultanti da eventi antecedenti a questa lettera. L’UPMC La solleva da ogni altra restituzione per i rimborsi spese doppi da Lei ricevuti. Rispetterà i termini e l’impegno contenuto nel suo Accordo esecutivo di lavoro con l’UPMC del 1 gennaio 1997 come espresso nei paragrafi 3C, 3D e 4 del suddetto Accordo. Si asterrà dall’esprimere qualsiasi commento sia in pubblico sia in privato che, intenzionalmente o no, possa essere considerato dispregiativo dell’UPMC e/o di ogni sua filiale, consociata, direttore, funzionario o impiegato o possa in qualsiasi modo compromettere le operazioni dell’UPMC o avere un impatto negativo sulla reputazione dell’UPMC in Italia o in qualsiasi altro luogo del mondo. Salvo che l’UPMC non sia tenuta a rivelare le circostanze del Suo allontanamento a dirigenti selezionati e membri del Consiglio di amministrazione dell’UPMC e funzionari in Italia coinvolti con l’ISMETT a causa di obblighi fiduciari di UPMC nei loro confronti, l’UPMC manterrà confidenziali i termini delle Sue dimissioni e delle circostanze che le hanno affrettate. L’UPMC l’avviserà di tale rivelazione e avviserà coloro ai quali verrà fatta tale rivelazione che le circostanze riguardo le Sue dimissioni sono confidenziali. Su richiesta proveniente da qualsiasi potenziale datore di lavoro o partner commerciale, l’UPMC Le fornirà referenze neutrali, ovvero saranno fornite soltanto le date del rapporto di lavoro e la posizione da Lei occupata. Nell’eventualità in cui l’UPMC determinasse che Lei non ha rispettato una qualsiasi delle condizioni di dimissioni elencate nei paragrafi precedenti di questa lettera, l’UPCM non sarà vincolata a nessuna delle promesse illustrate in questo paragrafo in materia di riservatezza e referenze. Fermo restando tuttavia che l’UPMC, prima di contravvenire a tali promesse, Le farà pervenire con anticipo ragionevole una comunicazione dettagliata e le darà una ragionevole opportunità di rispondere e/o rimediare. La sua firma sulla linea sottostante indicherà l’accettazione di questi termini e la Sua intenzione di essere legalmente vincolato a essi. Cordialmente, Jeffrey A. Romoff