Una gola profonda di Fli svela i segreti dei giorni neri di Fini


di Inside Man*

Bisognerebbe accendere un cero a san Pier Ferdinando Casini. Non ci fosse stato lui avremmo passato un Natale con il morale a terra, e chissà quanti di noi oggi sarebbero ancora lì, nei gruppi di Futuro e Libertà per l’Italia. Senza Casini chissà quanti di noi non avrebbero già preparato la valigia per riaccasarsi con il Cavaliere! Il primo a saperlo è proprio Gianfranco Fini. Mi son o rimaste impresse le sue parole pochi giorni prima di Natale: “sarò grato per sempre a Pier Ferdinando. Se lui non ci avesse subito messo a disposizione il Terzo Polo dopo la disfatta del 14 dicembre, si rischiava davvero di disgregare tutto…” . Io credo che senza quel gesto di Casini il vero rischio sarebbe stato Gianfranco. Non posso staccare dagli occhi la sua immagine pallida, inebetita dopo la conta dei voti della Camera sulla sfiducia a Berlusconi. Peggio di un pugile suonato. L’ho visto quel pomeriggio e anche la mattina dopo, e temevo davvero che lui non si sarebbe ripreso e che noi saremmo affondati ad avventura appena iniziata. Era incapace di reagire. Certo, la batosta è stata grande. Una scoppola che brucia, anche perché era del tutto inattesa. Ero con lui il 9 dicembre quando in un corridoio della presidenza abbiamo incontrato un amico comune, restato nel Pdl. Fini l’ha guardato quasi con compassione e gli ha detto: “cosa farete da domani? Se avrai bisogno di una mano, sappi che potrai sempre contare su di me”. Era sicuro, Gianfranco, maledettamente sicuro di vincere la partita. Come dargli torto? Anche all’assemblea del nostro gruppo quella certezza non era venuta meno. Io credo che lui sia davvero crollato quando ha capito cosa avevano deciso Silvano Moffa e Catia Polidori. Si era ormai capito che non avrebbe votato la sfiducia Maria Grazia Siliquini, anche se non pensavamo sarebbe passata dall’altra parte. Tutti la ricordavamo durante le nostre riunioni infervorarsi più di tutti contro Silvio Berlusconi. Lo definiva “Lucky Berlusca”, storpiando il nome di Lucky Luciano. Lei era forse la più esagitata di tutti contro il premier. E la più calda tifosa di Fini. Me la ricordo bene a settembre, a Mirabello, sul palco a incitare la folla che attendeva il leader mentre ritmava “Fini, Fini, Fini!!!”. La Siliquini è stata una sorpresa per questo, ma alla vigilia del voto avevamo capito che si stava sfilando. Lei è un tipo strano, è passata in mezzo a tanti partiti, ha vissuto anche qualche disavventura (finì in mezzo a un quasi dramma in Puglia: bruciò l’hotel in cui alloggiava e una telecamera la riprese mentre usciva- salvandosi- fra le fiamme). Dicono che sarà ripagata con un incarico all’Enel o qualcosa simile. Chissà… Comunque forse di lei Gianfranco aveva intuito. Di Moffa e della Polidori proprio no, e ci è rimasto malissimo. Ah, a proposito della Siliquini. E’ la cartina al tornasole di quanto le apparenze ingannano. Lei, ex democristiana, in pubblico appariva una delle più moderate. Nelle riunioni del gruppo era invece la più scalmanata. L’esatto opposto di Italo Bocchino. In pubblico sembra un guerrigliero di Futuro e Libertà. Nelle nostre riunioni interne è forse il più calmo e moderato di tutti. E’ molto tattico, Italo. E si è rivelato anche un grandissimo organizzatore, perché quel che c’è di Futuro e Libertà in gran parte l’ha costruito lui. In poco tempo ha compiuto un vero miracolo. Ma è stato questo miracolo che ci ha fatto perdere il senso delle proporzioni, e che probabilmente ci ha drammaticamente illuso. Il miracolo l’abbiamo visto ai primi di novembre a Bastia Umbra. C’era tutta questa Generazione Italia creata dal nulla da Italo, in gran  parte facendo uso di Internet. Erano migliaia: 8-10 mila, non so quanti, ma davvero tanti. Tantissimi se poi si pensa quanto sia difficile arrivare a Bastia Umbra. Non c’erano manco alberghi in grado di ospitarli tutti, bisognava dormire a chilometri e chilometri di distanza. Eppure erano tutti lì, entusiasti. E incazzati, incazzati neri con Berlusconi. Mai vista una rabbia così. Il clima era davvero da piazzale Loreto e per molti di noi è stata una sorpresa: giovanissimi, tanti 30-40 enni che sembravano compassati professionisti e che forse non avevano mai fatto politica. Credo che nessuno o pochi di loro appartenessero alla storia missina. Abbiano creduto che quello fosse davvero lo specchio del,l’Italia che aveva voglia di cambiare. E invece è stata una illusione. Perché forse erano davvero tutti lì. Nelle settimane successive ognuno nel proprio territorio ha provato ad allargare, a raccogliere militanti e magari qualche eletto negli enti locali. Nulla. Non si riesce ad aumentare di uno. I nostri gruppi parlamentari sono molto più rappresentativi di quel che si riesce a raccogliere in provincia. Forse a Bastia Umbra abbiamo toccato l’apice, e da lì in poi tutto è divenuto scivoloso. Perfino il comportamento di Gianfranco. Ne abbiamo discusso fra noi, e molte volte non l’abbiamo proprio capito. Anzi, quel pomeriggio del 14 dicembre dicembre più di uno aveva intenzione di iniziare il processo: perché mai nel famoso incontro con Giorgio Napolitano ha dato tutto quel tempio a Berlusconi per riorganizzarsi? Quello è Berlusconi, mica uno qualsiasi. Come si fa a dare un vantaggio così a chi ha al suo arco frecce come posti da viceministro o da sottosegretario, poltrone in consiglio di amministrazione di grandi società o enti pubblici? Come si fa? No, da lì in poi la strategia di Fini è diventata proprio incomprensibile. Inspiegabile anche quel suo usare  come arieti i vari Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio (perché è Gianfranco a mandarli avanti, per conquistarsi poi spazi di manovra…). Una disfatta. Che intendiamociantiberlusconiani nei nostri gruppi ce ne saranno tre o quattro al massimo. Tutti gli altri hanno grande rispetto per il presidente del Consiglio. Non dico che ne facciamo una malattia come capita al povero Andrea Ronchi che in questa situazione ha conquistato una gastrite permanente: sembra che giri con il cilicio addosso, tanto è sofferente. Ma insomma, a molti di noi non piaceva diventare i killer di Berlusconi. Non è capitato. E la barca regge. Grazie a san Pier Ferdinando. Certo, ora il leader è lui. Toccano a lui le mosse. In tv cercano lui per capire, lo invitano nei tg e nei talk show. E’ diventato centrale anche per noi. Ma intanto la barca non è affondata. E possiamo ancora navigare.



* pseudonimo dietro cui si cela un parlamentare di Futuro e Libertà