Da Italia Oggi in edicola/ La scorta di Napolitano

A presidiare il Quirinale la sicurezza del suo inquilino, Giorgio Napolitano, c'è una scorta da fare invidia perfino agli antichi imperatori: 1.085 uomini. Di questi, 47 sono militari inquadrati negli uffici di diretta collaborazione del presidente della repubblica, 272 sono corazzieri, e cioè carabinieri scelti della guardia personale del capo dello stato. Gli altri 766 sono carabinieri, poliziotti, guardie forestali alle dipendenze della segreteria generale del Quirinale. Sul Colle, quindi, quei 1.085 militari sono più degli inquilini del palazzo: 1.020 oltre Napolitano. Per difendere i suoi 121 mila abitanti dai 4.412 delitti annui l'intera Valle d'Aosta deve accontentarsi di 919 fra poliziotti e carabinieri. La consistenza attuale dell’esercito personale del capo dello stato è circa tre volte superiore a quella che garantiva la sicurezza di Sua Maestà nell’Italia unificata. Se al caso del Quirinale si sommano i poliziotti e i carabinieri impegnati a Roma nelle scorte di palazzo, a presidiare ministri e ministeri, deputati, senatori, organi costituzionali e loro inquilini anche durante gli spostamenti si capisce come è possibile che Roma, la città con più forze di polizia in assoluto, sia anche la capitale italiana dei delitti. In Italia ci sono circa 5 appartenenti alle forze di polizia ogni mille abitanti, e la cifra in sé non è bassa, anche quando rapportata agli altri paesi europei. Ma quei tutori della sicurezza sono dislocati soprattutto a protezione della casta, e per il resto distribuiti sul territorio in modo poco efficace. Quando si parla di criminalità e sicurezza è da lì che bisognerebbe partire. Mille uomini per una sola persona e mille persone per 5 poliziotti: il divario non ha bisogno di ulteriori commenti, e qualsiasi paragone con altri capi di stato occidentali andrebbe a mortificare il presidente della repubblica italiano. Napolitano e il suo segretario generale, Donato Marra, non hanno nascosto nei bilanci del Quirinale questa sproporzione. Anzi, è già stata annunciata una riduzione degli organici con il blocco del turnover. Di più non si potrebbe per non mettere sulla strada il personale. Vero, se parliamo di civili. È invece proprio quel che si dovrebbe fare per la metà di quei militari. Sulla strada, a garantire la sicurezza dei cittadini. Non di un solo cittadino…

Fassino sarà meno solo in Birmania. Ma non ne sa nulla: laggiù bisognava mandare Veltroni

, biPiero Fassino sarà anche stato sottosegretario agli Esteri, ma della Birmania se ne è occupato per la prima volta proprio in questi ultimi mesi, commentando come tutti le repressioni contro i monaci buddisti. Ho fatto una ricerca in tutti gli anni di vita parlamentare e ministeriale di Fassino, e nemmeno in una sola occasione si è occupato di Rangoon e dintorni. Solo e disoccupato in Italia, come testimonia questa foto scattata a Montecitorio (laggiù, allungato su una poltroncina, dimenticato da tutti), Fassino ha certamente trovato una occupazione dignitosa. Ma il vro esperto di Birmania nel Pd era certamente un altro: Walter Veltroni, che da quindici anni segue direttamente le vicende politiche di quel paese in prima persona. E' il leader politico internazionale che più se ne è occupato insieme a M. Gorbaciov. Prima da semplice leader pci, poi da pidiessino, da segretario dei Ds fece laggiù un lungo iaggio diplomatico (1999), da sindaco di Roma se ne è occupato ogni anno. Va a finire che come con Prodi Veltroni si ritaglierà un ruolo da suggeritore occulto anche di Fassino...

Forleo 2/ Da Italia Oggi in edicola

L’Italia si è normalizzata

L'ultimo atto è arrivato ieri sera, al palazzo dei Marescialli. Davanti alla prima commissione del Consiglio superiore della Magistratura si è chiuso il caso di Clementina Forleo. Il gip milanese, stando alle prime scarne ricostruzioni strappate da Claudia Morelli (la testimonianza, o meglio l'interrogatorio è stato segretato), avrebbe fatto una robusta marcia indietro rispetto alle frasi dette durante la trasmissione tv di Michele Santoro. Ha negato di avere ricevuto pressioni istituzionali sul caso Unipol e sostenuto che il caso sia stato successivamente montato dalla stampa. Tolta a Luigi De Magistris l'inchiesta che minacciava il governo, con la retromarcia della Forleo l'Italia si è normalizzata... Intendiamoci, non abbiamo elementi per giudicare le ragioni che hanno portato ieri il giudice Forleo a dire quelle cose al Csm. Non sono mancati riflettori e microfoni in queste settimane (nè lei sembrava sottrarsene) per respingere con immediatezza un'interpretazione delle sue parole evidentemente ritenuta fuorviante. Ma la pressione di questi giorni nei suoi confronti e il destino assegnato a quel suo collega -De Magistris- che con tanta generosità aveva pubblicamente difeso devono avere consigliato prudenza. Non era mai accaduto che un pubblico ministero con in mano una inchiesta che toccava esponenti importanti del governo in carica fosse tolto di mezzo senza nemmeno preoccuparsi di salvare al forma: viale inchieste, licenziati i suoi consulenti, trasferito il suo principale collaboratore di polizia giudiziaria, probabilmente via anche lui. E si accontenti di mantenere scorta e protezione. Al di là del giudizio di merito sulle inchieste di De Magistris (che è solo una parte del processo, il pm) e sugli atti della Forleo (che è giudice), non si ricorda in Italia un isolamento istituzionale di questo tipo nei confronti di due magistrati dall'inizio degli anni Novanta. E i magistrati allora lasciati soli ed isolati da gran parte delle istituzioni avevano i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Certo il contesto è in parte diverso, ma la procedura davvero collimante, e fa una certa impressione. Temo di essere buon profeta nell'immaginare che anche quelle lacrime versate copiosamente ieri dalla Forleo davanti a quelli che avrebbero dovuto essere suoi difensori e invece costituivano una corte di giudizio le saranno volte contro. Donna. Emotiva. Instabile. Inadatta a un ruolo così delicato. Non è un caso se solo di quel pianto, assai enfatizzato, è trapelata a tarda sera qualche notizia sulle principali agenzie. Chiuso il caso De Magistris, inondato da lacrime quello Forleo. L'Italia è normalizzata..

Forleo 1/. Quel che disse in tv

Questo è quanto ha detto Clementina Forleo da Michele Santoro. Davanti al Csm il gip milanese ha negato l'episodio sostenendo che si trattava di invenzioni della stampa...

Prodi campione del tirem innanz- Andreotti si sfila dalla spallata berlusconiana e lo elegge suo successore

Qualcosa in più del brodino evocato da Fausto Bertinotti. Giulio Andreotti è disposto a trasformarsi in aspirina per allungare la vita del governo di Romano Prodi. L'ultima delusione per Silvio Berlusconi è arrivata dalla rubrica delle lettere che Andreotti tiene sul quotidiano Il Tempo. Rispondendo a un lettore che lo invitava a togliersi qualche sassolino nei confronti del centrosinistra, il senatore a vita ha escluso così l'ipotesi: "Forse perché sono stato tanti anni al governo (sottosegretario, ministro, presidente), ho propensione a comprendere le difficoltà in cui i governi si trovano. Quindi, salvo ipotesi al contrasto di fondo, non mi oppongo e... lascio vivere". Simbolo stesso della politica del "tiremo innanz" che tenne in piedi il suo governo nonostante la defezione di metà squadra ministeriale all'inizio degli anni Novanta, Andreotti ha riconosciuto in Prodi il suo successore naturale...

Caso D'Alema, la Forleo pronta a inviare la richiesta al Parlamento europeo

Il Gip milanese Clementina Forleo ha preannunciato alla commissione del parlamento europeo presieduta dall'onorevole Giuseppe Gargani l'invio della richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche sul caso Unipol che hanno come protagonista l'ex parlamentare europeo Massimo D'Alema. La richiesta è attesa per questa settimana. E giunge con un fresco ( e raro) precedente di concessione dell'autorizzazione. L'8 ottobre scorso infatti la commissione giuridica guidata da Gargani ha negato l'immunità parlamentare a un eurodeputato della Lega, Gian Paolo Gobbo accusato dal Gip di Verona di avere organizzato con altri una associazione paramilitare, quella delle cosiddette Camicie Verdi. In allegato ecco un video con qualche rapido flash raccolto fra il 2005 e il 2006 nei momenti delle scalate bancarie di cui si è poi occupata la Forleo... Buon ascolto. F.B.

Viva i rumeni e la Romania- Ecco cosa hanno detto e fatto Veltroni, Prodi e Rutelli per accogliere più rumeni in Italia. E anche Fini nel 2005...

Un ringraziamento personale a Romano Prodi, a tutto quello che ha fatto per consentire la libera circolazione dei cittadini rumeni in Europa. Sono passati 10 mesi dalla visita ufficiale di Prodi in Romania, poi ricambiata il 12 lugliuo scorso dal premier rumeno Calin Popescu Tariceanu in Italia. In mezzo l'incontro del sindaco di Roma, Walter Veltroni (giugno 2007) con il presidente della Romania, Traian Basescu. Carezze e cortesie, già contenute in un' analoga visita rumena da parte del vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli. E prima, ecco un Gianfranco Fini ministro degli Esteri nel 2005 che gonfiava il petto con il governo rumeno annunciando che l'Italia sarebbe stato il primo paese europeo a ratificare il trattato di allargamento alla Romania. Un balletto che qui posso documentare (un po' lunghi, ma istruttivi) con tutti i documenti ufficiali del governo rumeno sui singoli convenevoli. Fa un po' ridere osservare ora atti e dichiarazioni degli stessi protagonisti italiani. Aggiungo un mistero che troverete in calce a questo super-post: fino al termine del 2005 l'Italia rimandava in Romania tutti i criminali pizzicati. Poi non è più accaduto... Buona lettura. Basta cliccare

http://www.presidency.ro/pdf/date/8914_en.pdf http://www.guv.ro/engleza/presa/afis-doc.php?idpresa=7753&idrubricapresa=&idrubricaprimm=2&idtema=&tip=2&pag=1&dr=

Tor di Quinto, quei nomadi svaligiarono casa Veltroni

Sono passati cinque anni. Walter Veltroni è tornato a sposare la linea dura nei confronti dei nomadi di Tor di Quinto. Oggi lo fa da leader del nuovo Partito democratico, cinque anni fa tuonò da semplice sindaco di Roma. Oggi si reagisce alla violenza e all'aggressione nei confronti di una donna. Allora- era il 2 novembre 2002- si trattava di semplice lesa maestà: qualche nomade si era intrufolato in casa Veltroni arraffando quel che aveva trovato: medaglie commemorative e gioielli di famiglia. Ma la linea dura del sindaco di Roma fu di assai breve durata. Derubato il sabato, il mercoledì successivo Veltroni riebbe indietro tutta la refurtiva. Una polizia davvero efficace scoprì la ladra: una giovane Rom di Tor di Quinto, che nella ruolotte aveva conservato quel che aveva rubato. Così Veltroni perdonò, il campo nomadi di Tor di Quinto che da lì doveva sloggiare vi restò, e in cinque anni i suoi abitanti sono stati protagonisti di ben 758 delitti di varia natura. Anche omicidio. P.S. Grazie ad Alessandro, Siro, Mariano, Oib e a chi ha voluto darmi il benvenuto nel mondo dei blogger...

Quando Berlusconi si faceva schifo...

Questo è un frammento di una intervista telefonica che feci a Silvio Berlusconi nel 1995. Al governo c'era Lamberto Dini, alla presidenza della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e il Parlamento stava approvando la legge sulla par condicio per impedire al fondatore di Forza Italia di utilizzare come aveva fatto nelle elezioni dell'anno precedente le sue reti televisive...

Un tocco di Walter sulla lotteria

C'è già un tocco di veltronismo doc nell'attività dell'esecutivo guidato da Romano Prodi. La prova è nel decreto del ministero dell'Economia che istituisce le nuove lotterie per il 2008. Il prossimo 16 giugno la lotteria tradizionale del Gran Premio di Agnano sarà abbinata anche alla "Giornata mondiale del bambino africano" indetta dal Programma Alimentare mondiale. Una pennellata di Veltroni su un provvedimento normalmente seguito da Vincenzo Visco...