CASO RIOTTA.1/ Quell'intervista apri-pista
Che cosa accadde 40 giorni prima della nomina di Gianni Riotta al Tg1? Basta andare di archivio. Corriere della Sera, 21 luglio 2006. Intervista di Gianni Riotta al presidente del Consiglio, Romano Prodi. Eccone alcuni dei passaggi più aggressivi:
"L'antipasto del presidente è semplice, una fetta di pane fresco con poche gocce di aceto balsamico di Scandiano. Guarda la Colonna Traiana che riempie la finestra, «Quelle erano guerre senza proporzione. Roma si metteva in marcia e poteva distruggere un popolo intero. Il mondo è cambiato, ma dolore, morale, restano questioni centrali». Il presidente del Consiglio Romano Prodi fa colazione con il suo staff ed esamina le questioni del giorno, la storia che è ancora cronaca, non fissata nella pietra come nella Colonna dell'imperatore Traiano e su cui ogni leader politico spera di intervenire (...) Prodi ha una camicia a righe e una cravatta celeste, i suoi collaboratori (c'era anche Rovati? ndr) ne seguono la conversazione, come sempre pacata, scandita, con la tradizionale ansia di chi lavora con i leader: dirà troppo? dirà troppo poco? Il presidente li coinvolge nella conversazione, ne ascolta i suggerimenti, e poi continua, secondo il suo filo..."
Ed ecco le domande incalzanti:
1- Presidente, prima di andare ai tassisti, restiamo ancora nel mondo...
2- Davanti alle immagini della guerra in Medio Oriente, c'è in Prodi una doppia reazione, l'angoscia per il da farsi e per lo stop che il conflitto lungo 60 anni pone a tutti gli altri dossier mondiali: «Dovremmo parlare di Asia, di Europa, del rapporto perfetto che abbiamo con la Merkel a Berlino, e che nemmeno quel gol di Grosso al 118' della semifinale non ha spezzato. Dovremmo parlare di voli diretti Roma- Pechino, di turismo dalla Cina, e di Banca del Mediterraneo. Invece tutto fermo».
3- Il mondo è grande e terribile, presidente. Ma anche governare i tassì non è semplice. Chi ha vinto, a proposito, il governo o i tassisti?
4- Il suo avversario, l'ex premier Silvio Berlusconi, sta facendo il suo surplace e si dice convinto che lei andrà fuori pista alla Finanziaria (sic.. Già allora, e la spalla non si è lussata... ndr)
5- Guardando il nostro paese non si vede troppa passione, presidente. Poca crescita, poco sviluppo, niente innovazione, pochi figli.
6- Almeno attorno al Mondiale un po' di passione s'è vista, in campo e fuori. Poi ci siamo risvegliati con il calcio degli scandali.
7- S'è fatto tardi, il caffé è freddo nelle tazzine, l'agenda del premier incalza. Niente vacanze, quest'anno?
Eh sì... Uno così non poteva che finire al Tg1...
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5 commenti:
Gentile direttore, - da vecchia lettrice di Italia Oggi - ricordo che la sua direzione venne inaugurata da una intervista fiume all'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi: intervista che non era certo un esempio di giornalismo indipendente nè, tanto meno, critico. Se non sbaglio il titolo della prima pagina era qualcosa del genere "Io sono un uomo di sinistra"... Non sto nemmeno a ricordarle, poi, chi allora dirigeva il Tg1 e la sfido a trovare suoi archivi così documentati un reperto che riveli una presa di posizione di quel signore nei confronti dell'allora Cavaliere premier. Tutto ciò per dire: fa bene a sbertucciare il buon Riotta per la sua condiscendenza nei confronti di Prodi. Ma prima di ergersi a fustigatore di costumi, non farebbe male - a mio parere - a fare un sano esame di coscienza. Quando Berlusconi era al potere anche Lei, gentile Bechis, così come tutti i giornalisti riconducibili nell'area di centro-destra, aveva nei suoi confronti la stessa "condiscenza gentile" che adesso rimprovera a Riotta nei confronti dell'attuale presidente del consiglio. Buon lavoro, Marina Franceschi
Cara Marina. Comprendo che non sempre riesca l'ironia. Ma "Io sono un uomo di sinistra" fu un titolo sfottò. E come vede, a Italia Oggi ero e a Italia Oggi resto. Perché faccio questo lavoro divertendomi. Un privilegio cui non rinuncerei per altro al mondo...
Caro direttore, io sono ben lieta che lei sia e resti a Italia Oggi e che il suo lavoro le piaccia e la diverta. Mi permetta di dubitare, però, sul "totale sfottò" di quell'intervista: ricordo bene i suoi contenuti, là dove riteneva un paradosso il fatto che Berlusconi avesse varato - lui liberista - politiche fiscali a favore dei ceti meno abbienti rispetto a una sinistra che, invece, quando era stata al governo aveva dato ulteriore sostegno a chi già stava già bene.
Ricordo male? E dov'era lo sfottò, mi scusi?
Le faccio una domanda amabilmente provocatoria: Lei pubblicherebbe oggi stesso - su questo blog - quella intervista come contraltare del caso Riotta? La difenderebbe come un esempio di giornalismo indipendente intellettualmente? Voglio dire: lei titolerebbe quella intervista con un "Ecco come un giornalista davvero libero trattava l'allora premier"? Sarei davvero lieta di potere rileggerla qui, magari anche per accorgermi di avere completamente sbagliato giudizio. Che dice? Può accontentare questa richiesta?
Ribadisco: bastoni pure i suoi colleghi, perché male di certo non fa. Però non abbia la pretesa di vantare - seppure indirettamente, diciamo "per riflesso" - una "verginità" intellettuale nei confronti di questo genere di commistioni, perché mi pare sinceramente una posizione poco plausibile.
Con rinnovata, e sincera, stima. Marina Franceschi
Purtroppo sono in giro solo con il mio telefonino. Sono convinto che Berlusconi da populista abbia fatto politiche di sinistra. E viceversa. Lui doveva iniziare la riforma fiscale dai redditi alti, avrebbe dato soldi a chi era in grado di spenderli, rilanciando i consumi in un momento di stasi economica. Ha preferito il gesto populistico di dare qualche euro ai pensionati. Errore grave.
Fbechis
Gentile direttore, mi permetto di insistere. Qui non si parla di valutare la politica - populista o meno - di Berlusconi o cosa avrebbe, o non avrebbe, dovuto fare. La questione è un'altra.
Si tratta di capire se esistono giornalisti senza peccato che, in quanto tali, sono legittimati a scagliare pietre. Ho citato quell'intervista solo come esempio. Ripeto, però, la richiesta: perché - quando ritorna in redazione - non pubblica quel pezzo qui sul suo blog per dare uno "smacco morale" a Riotta?
Lei magari mi dirà: "Ma non è stato Berlusconi a nominarmi direttore di Italia Oggi". Giustissimo. Ma visto che Lei strapazza ben bene il suo collega per un'intervista palesemente "servile" (le dò ragione, mi creda) nei confronti dell'allora premier Prodi, ci faccia anche vedere - però - come si comportava Lei due anni fa nella stessa situazione, ma nei confronti del Cavaliere.
Sia chiaro: non mi interessa criticare i contenuti della sua linea editoriale (Lei, da direttore, fa giustamente quello che ritiene più opportuno). Le chiedo, però, di valutare la sua attendibilità di fustigatore dei costumi. Un ruolo, mi pare, che tende di frequente ad adottare nei confronti dei suoi colleghi (siano Scalfari, Mauro, Riotta o Minoli), e non solo su questo blog. Ma può davvero permetterselo?
Distinti saluti, Marina Franceschi
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