EVVIVA L'UNIVERSITA' LIBERA- I nuovi Ayatollah di Fisica
Benedetto XVI non potrà parlare domani all'Università La Sapienza di Roma. Un gruppo di 67 ayatollah docenti alla facoltà di Fisica è riuscito a tappare la bocca al Papa, mettere in ginocchio un intero governo, quello italiano, e una tradizione secolare di libertà e tolleranza, quella dell'Occidente. Lo ha fatto con l'aiuto di una cinquantina di studenti scalmanati che ieri hanno occupato il Rettorato dopo averne imbrattato i muri e preparato una possibile mini-guerriglia per il giorno dell'evento. Nessuna voce (salvo le isolate e lodevoli eccezioni di Livia Turco e Francesco Rutelli) si è levata in tempo per evitare una censura che nemmeno l'islamica Turchia ha osato nei confronti del capo della Chiesa cattolica. Quando ieri, visto il clima che si stava creando, il Vaticano ha comunicato la rinuncia all'incontro di domani, la prima reazione ufficiale del governo italiano è arrivata da Giuliano Amato. Che altro non ha saputo balbettare se non “La colpa non è mia”, spiegando come la rinuncia non fosse dovuta a questioni di sicurezza e che il ministero dell'Interno aveva già saputo con maestria garantire a George W. Bush una recente visita romana ben più complessa. A parte la meschinità di un'annotazione simile nel momento in cui in Italia veniva impedita in modo tanto clamoroso la libera espressione del pensiero, che ad Amato garantire la sicurezza del presidente degli Stati Uniti non nella giungla, ma in Italia, fosse sembrata impresa eccezionale dà già la misura della professionalità del ministro dell'Interno. Ricordo che allora fu impedita a Bush- proprio perché Amato nemmeno quello era in grado di garantire- una visita a Trastevere alla Comunità di Sant'Egidio, e il grottesco episodio fece il giro del mondo. Ma la reazione di istinto del ministro dell'Interno, subito accompagnata da analoga annotazione del presidente del Consiglio, Romano Prodi (che almeno dopo ha provato a volare un po' più alto) semplicemente scopre con ingenuità anche questo fianco. Perché la sicurezza del Papa proprio poche ore prima non era stata garantita in forma piena proprio dai tecnici dell'Interno durante un incontro congiunto con le autorità vaticane. La presenza di centri sociali, la protesta che sembrava coinvolgere anche soggetti assolutamente estranei alla vita dell'Università aveva creato allarme fra le forze dell'ordine italiane, e certo il governo non aveva fornito le necessarie garanzie ai collaboratori di Benedetto XVI. Ma appunto ridurre a un tema di sola sicurezza il più clamoroso attentato alla libertà di pensiero mai verificatosi in Occidente rende ancora più chiara l'assenza e l'improvvisazione del governo in carica, che da ieri sera sulle tv di tutto il mondo e oggi sulle prime pagine della stampa internazionale rimedia una figura assai più barbina di quella appena ottenuta con i cumuli di spazzatura fra le strade di Napoli. L'unico sussulto di dignità- sia pure tardivo- è giunto dal ministro dell'Università, Fabio Mussi, che ha usato le parole adatte e l'indignazione necessaria ieri mattina prima della rinuncia del Papa e in serata in Parlamento, dove subito si è innescato un acceso dibattito. Ben altro atteggiamento hanno avuto leader della sinistra, come Oliviero Diliberto, e perfino qualche radicale che deve avere scordato negli anni il proprio carico di principi libertari. Resta la vittoria inusitata di quel manipolo di 67 ayatollah della facoltà di fisica e dei giannizzeri che sono riusciti ad infiammare nella loro campagna per negare il diritto di espressione fra le mura universitarie. E da lì dovrebbe ripartire il ministro titolare per radiografare un'istituzione- quella universitaria- che sempre più assomiglia a un cumulo di macerie. Non per censurare la libera espressione- per quanto rozza- degli ayatollah, ma per trovare riparazione a una ferita che rischia di diventare cancrena. In questa stessa culla, nella stessa intolleranza ha trovata bambagia il triste periodo degli anni di piombo, gran parte della violenza che ha ammorbato gli anni Settanta e parte del decennio successivo. Impedire ora è compito non solo del governo, ma della stessa classe politica. E sull'onda delle sue parole anche Mussi dovrebbe studiare e organizzare rapida riparazione al vulnus. Tenendo presente - come si racconta nelle pagine interne- che gli stessi autori del manifesto dell'intolleranza magari il giorno successivo bussano alla porta di un qualche ministero a chiedere un piccolo finanziamento per questa o quell'opera. E' il caso di Marcello Cini, che con il figlio ha costituito una piccola società di produzione cinematografica ben conosciuta ai Beni culturali dove spesso è in gara per trovare la benzina necessaria...
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8 commenti:
Pregiatissimo Direttore, leggo ogni giorno i suoi articoli essendo un'abbonata al suo giornale. Perchè nessun giornale e nessun telegiornale rivela l'identità dei sessantasette docenti di fede musulmana come pubblicato da Italia Oggi?
C'è forse qualcosa che non torna a lei e ai suoi lettori che chiedono la testa dei 67 professori che hanno ricordato al rettore che l'università di Roma NON è cattolica ma laica? non so se lei lo ha capito e non credo, vista la furia che la anima, ma il documento contestava la scelta del rettore della più grande università pubblica e quindi "laica" d'Europa che se doveva proprio invitare qualcuno a parlare avrebbe dovuto invitare un premio Nobel, come Rubbia, e non il capo di una fede ( e poi che facciamo visto che le religioni DEVONO avere tutte pari dignità in una istituzione libera e laica come l'università invitiamo anche il rabbino di Roma? il Dalai Lama? L'arcivescovo di Canterbury? ). I professori non ce l'avevano certo con il Papa, che fa il suo mestiere di Papa anche se lo fa malissimo. Dedichi un post al Crimen Sollicitationis, le do io una traccia, giornalista d'inchiesta: nella missiva inviata a tutti i vescovi l'attuale papa Benedetto XVI, richiamando il Crimen Sollicitationis, dispone che gli abusi sessuali commessi dal clero su minori debbano essere gestiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in quanto di sua esclusiva competenza e per tali vicende soltanto dei sacerdoti possono assumere i ruoli di giudice, di promotore di giustizia di notaio e di patrono. Il risultato è che i pedofili vengono spostati di diocesi in diocesi dove continuano a violentare bambini invece di essere puniti come qualsiasi altro pedofilo. Negli USA si arrivò ai 355 stupri individuali, decine di migliaia in totale. La diocesi di Boston è fallita per bancarotta a causa delle centinaia di milioni di dollari di risarcimenti a cui è stata condannata. Ma lei che fa il giornalista li legge i giornali? Non lo vedete quanto è fuori posto la vostra furia cattolica? La stessa furia che già ha fatto migliaia di morti (alcuni li ricordano tutti, come Giordano Bruno, i molti altri giacciono in silenzio bollati come eretici). Voi che fate santi gli uomini... perchè non lasciate questo lavoro a Dio, come con Padre Pio, quando il Vaticano lo perseguitò per anni come un malato di mente, primo fra tutti l'esimio Agostino Gemelli. Giovanni Paolo II almeno aveva ammesso e chiesto scusa per i crimini della Chiesa.
Nel 2003 Radtzingher ha detto che in termini storici Galileo andava processato. Allora il discorso era meglio che glielo avessero chiesto le università cattoliche. Quelle che negli USA hanno reinserito il creazionismo nei programmi. Scrivete ammantato dell'aura della giustizia ma quale giustizia è la vostra? Giusti e duri con i lontani e furenti e irrazionali per difendere i vicini? Dio ci salvi da quelli che concepiscono la giustizia così. Quando questi arrivano al potere per i "diversi" è la fine. Si chiamano totalitarismi, sa. Sono Religiosi, politici e militari. E sono tutti ideologici.
Non so perché perdo tempo a scrivere sul suo blog. Mi era piaciuto il suo pezzo sulle intercettazioni UDEUR. Mi ha deluso parecchio sa. Lei la può pensare come vuole, naturalmente. Io non chiederei la sua testa, la scomunica o la berlina perché concepisco la disparità di opinione. Mi meraviglia che un giornalista non la concepisca. Legga il post della "voce libera" sua ammirata abbonata, che si domanda perché chi ha contestato la scelta del rettore non sia stato bollato da tutti giornali come musulmano ( come ha fatto lei ) e non sia stato messo alla berlina. Forse perché il 90% della gente ancora ragiona e non è accecata dalla furia cattolica. Ma non lo vede a cosa arriverebbero volentieri le persone che plaudono all'articolo vergognoso che ha scritto? Dio ci liberi dall'estrema destra, dall'estrema sinistra e dall'estremo centro.
Qui siamo ancora nel medioevo.
Gentile Brian di Nazereth, a lei e a Voce libera debbo evidentemente delle scuse. Quando si ironizza (come nel caso degli Ayatollah) e si viene presi alla lettera, significa che l'ironia non funzionava. Lascio a ciascuno le legittime opinioni, perchè hanno tutte dignità di esistere. Volevo descrivere il paradosso di chi gridando libertà censurava e accusando di oscurantismo, oscurava. Il Papa era stato invitato. Non era un dovere farlo, nè una tragedia ascoltarlo...
una piccola annotazione a margine, forse solo terminologica ma significativa: l'assunto "il Papa censurato" è totalmente errato dato che non gli è stato impedito in alcun modo di mettere piede alla Sapienza. Benedetto XVI da fine politico ha DECLINATO l'invito prevedendo, a ragione, la levata di scudi in sua difesa ed ottenendo un indubbio successo sul piano " temporale" . Dunque possiamo non essere d'accordo con la protesta ma equipararla alla censura è un capovolgimento concettuale sottile e infido che non consente la fruizione di una corretta informazione. Enzo
Gentile Direttore,
leggo sempre Italia Oggi anche per motivi di lavoro e ne apprezzo la qualità giornalistica. Devo ammettere che la mia rubrica preferita è Colpi Bassi, in cui l'autore riesce sempre a divertirmi con un'ironia davvero deliziosa e piena di intelligenza.
Ne approfitto per chiederle come mai esce solo una volta ogni tanto?
A tal proposito, mi ha fatto morire dal ridere proprio il colpo basso su questi rettori universitari, e più in generale su questi professori che fanno i laici, che fanno gli scettici, che fanno gli scienziati, ma che poi si sentono depositari del Verbo, e che pieni di sussiego predicano e pontificano manco fossero papi rinascimentali.
Rinnovandole i complimenti le mando i miei saluti.
Lucia, da Monza.
Caro Direttore, apprezzo spesso i Suoi misurati interventi, ma non questa volta. Non discuto sulle risibili "scuse" dell'establishment (meglio avrebbero fatto a tacere), ma sull'interpretazione da Lei fornita della contestazione. Il Prof. Cini, mi sembra, intende contestare la presenza del papa, in quanto promotore di un pensiero fortemente anti-scientifico; di un pensiero che relega la "scienza" ad un ruolo subordinato rispetto al dogma. Credo che uno "scienziato", uno studioso, questo non lo possa accettare. Non solo. A parte la valenza "mediatica" dell'intervento di Ratzinger (un colpaccio per il Rettore: non ricordo di aver mai letto tanto sull'inaugurazione di un anno accademico!), perché la scelta del papa? Perché è il capo di Santa Romana Chiesa? Ma allora, l'accusa mossa da più parti di clericalismo strisciante, ma invadente ed invasivo, è giustificata. O solo perché è il Capo di uno stato estero? Ma allora, prometterebbe il rettore di far partecipare Ahmadinejad all'inaugurazione del prossimo anno accademico? E Lei, caro Direttore, si risentirebbe se migliaia di studentesse scendessero in piazza a gridare "NON LO VOGLIAMO"? Parlerebbe di censura? Con stima.
P.S.: dedicato a "la voce libera". Il testo integrale sia della lettera del prof. Cini che dei 67 docenti che gli hanno espresso solidarietà è reperibile su questo link, con tutti i nomi e cognomi.
http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/view.pl?id=007887
A Lucetta una promessa: insisteremo con l'autore di "colpi bassi" perchè raddoppi la produzione. Per Bastian Contrari ricorderei i fatti. Il cardinale Joseph Ratzinger è professore universitario. Per questo il 15 febbraio 1990 tenne una conferenza a La Sapienza, per altro facendo proprio la scandalosa citazione su Galileo che 18 anni dopo ha scaldato tanto gli animi, e allora nessuno la contestò. Da Papa non ha fatto pressioni o irruzione a La Sapienza: è stato invitato dal Senato accademico e ha accettato l'invito. Dei 67 firmatari 12 sono ricercatori, e quindi un numero ridicolo rispetto a quelli in servizio. Altri 6 sono professori in pensione, e quindi non rappresentano più la Sapienza. Meno di 50 professori volevano imporre la loro volontà alla maggioranza schiacciante degli altri. Lo stesso dicasi degli studenti. Il dissenso di una minoranza assoluta è naturalmente rispettabilissimo. Non lm è più se pretende di dettare le regole agli altri. Si può dire "non sono d'accordo con te" (magari senza lanciare uova, o incendiare auto come ci si preparava a fare) ma non impedire ad altri di parlare, perchè questo è fascismo. La lettera dei 67 non è dissenso: è un atto tipicamente fascista...
Per il Papa era pericoloso intervenire all’inaugurazione dell’Anno Accademico o il Santo Pontefice ha sfruttato abilmente un democratico dissenso, disertando la cerimonia?
Nel primo caso mi unisco al coro. Credo nei valori della nostra Costituzione e sono Cattolico.
Poniamo, per assurdo, solo per assurdo, che sia vera la seconda ipotesi.
Allora cerco una spiegazione e mi ritrovo inevitabilmente da un’altra parte. Mi viene in mente un Papa che non riesce a coltivare consensi col proprio carisma e cerca di colmare la lacuna sfruttando strategie mutuate dalla dinamica politica.
Anzi, il pericolo di una democratica pacifica dimostrazione di dissenso (poltrone vuote in platea, ad esempio), avrebbe potuto ulteriormente minare un’ immagine già un po’ offuscata di suo.
Un altro Papa, con altro carisma, probabilmente avrebbe ringraziato per le voci "forti e diverse".
Questo, ben consapevole di essere ancora importante per chi deve essere eletto nel nostro Paese, credente o non credente, ha giocato la carta giusta: far passare una legittima opinione per “violenta” e “pericolosa” contestazione, aspettando che attorno a sé si facesse quadrato.
E da gran politico ha raggiunto appieno il suo obiettivo. Il tutto condito con comizio finale a piazza S. Pietro. Tattiche che ricordano quelle affinate in diversi secoli di potere temporale. Storia viva.
Ancora oggi non conviene contestare il Papa, anzi, taluni sono stati eletti grazie al fatto che c’è un Papa.
Mentre Veltroni digerisce un attacco durissimo alla sua politica nella città di Roma, un solo “potente”dissenziente, Enrico IV, si pente rinfrescando corpo e anima a Canossa.
E per non fare la fine del loro collega, tutti i “potenti” hanno fatto a gara per esternare il proprio sdegno.
Grazie all’assalto mediatico unidirezionale, emeriti professori e insigni scienziati fanno la figura di imbecilli e 100 pacifici studenti circondati da 200 poliziotti in assetto di guerra sembrano l’armata brancaleone.
Messe così le cose, i Cattolici che vedono nel Papa il rappresentante vivente di Dio e per questo sicuramente non in mala fede, non possono che essere indignati.
Parallelamente, un gran numero dei non Cattolici, pungolati dal larvato sospetto di imposizione squadrista contrabbandato dai media, si sentono implicitamente e giustamente chiamati a dover difendere la libertà di parola negata al Papa da “facinorosi” professori e studenti.
Ed è purtroppo su questa grande massa che i politici contano.
Se è vero che si sia trattato di democratico dissenso, ma solo se è vero, rimango basito dalla vittoria strepitosa di chi ha condotto una tale battaglia politica. Dissentire non vuol dire impedire. Ma vuol dire libertà. Quella vera, non quella concettuale e strumentalmente usata.
Se è vero che si sia trattato di democratico dissenso, ma solo se è vero, non è un momento bello per la democrazia e non credo sia un momento bello per la Chiesa che sembrerebbe così tracciare un solco ancora più profondo tra questo pontificato e quello precedente.
Se è vero che si sia trattato di democratico dissenso, ma solo se è vero, sarà ancora più difficile esprimere opinioni non allineate con il volere di chi conta.
Questo sarebbe il vero bavaglio.
Ma è vera la prima ipotesi. Al Papa è stato impedito di parlare o era pericoloso.
pacodellamirandola@jumpy.it
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