Fisco, ecco il trucco per dribblare Tremonti e Obama

Prima mossa, prendere su tutti i propri risparmi ovunque conservati e portarli in Lichtenstein. Sì, proprio nel paese che per primo ha tradito la fiducia dei propri depositanti vendendo i loro nomi alla Germania. A Vaduz, ma dai gestori giusti. Pronti a varcare l’Oceano, destinazione Panama, l’ultima terra libera dalla morsa del fisco internazionale, visto che di lei se ne è dimenticata pure l’Ocse. Lì costituire una fondazione a cui intestare capitali e conti detenuti in Lichtenstein, e non c’è Barack Obama o Giulio Tremonti che possa bussare a quella porta. Chi ha ideato il sistema e lo ha messo in vendita perfino su Internet assicura che funziona. Si tratta di un gruppo di specialisti nella gestione dell’offshore. Il sistema è stato ideato dalla Panama offshore Incorporation e propagandato dal sito www.doubleassetprotection.com in risposta sostanziale alla guerra santa verso i paradisi fiscali. Nessuno ovviamente sostiene che bisogna beffare o dribblare il proprio sistema fiscale nazionale, ma l’ingegnoso meccanismo viene utilizzato per sfuggire al pressing di creditori insistenti. Vero che agli americani i gestori di patrimoni panamensi spiegano che è difficile blindare i propri risparmi standosene seduti comodamente in poltrona, perché poi accade che perfino la Svizzera con la sua Ubs ti volta le spalle e arrivano i guai. Che funzioni davvero o no, certo il meccanismo non è alla portata di chiunque, e chissà se bisogna fidarsi dei professionisti di Panama. Ma non farei spallucce, prendendo la cosa come un banale tentativo di truffa ai risparmiatori. Quel che oggi viene senza pudicizia alcuna suggerito e addirittura messo in vendita attraverso la rete, è poi lo stesso mestiere che fior di consulenti e studi tributari internazionali con più o meno raffinatezza fanno da decenni ideando architetture complesse e sfruttando tutti i meandri della legislazione per fare più ricchi i loro clienti e assai meno le esattorie dei singoli Stati. Dalle operazioni finanziarie più ingegnose alla costruzione di catene di controllo esterovestite, la storia delle imprese italiane è piena dei frutti dell’ingegno dei migliori consulenti. Tutti legalissimi, finchè le maglie della legge non si sono ristrette. Ma con un solo scopo: non pagare quel che verrebbe chiesto dal fisco nazionale. Non lo si è pagato e non lo si paga in parte per colpe di chi scappa, in parte per responsabilità di chi fa scappare. E nè per le une nè per le altre può risolvere solo uno scudo fiscale... Franco Bechis

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

Che il Fisco faccia acqua da varie parti non è una novità... lo Stato italiano "nutre" gratis gli zingari anziché metterli in galera per furto, e addirittura un noto articolo del codice penale li
protegge (dice che la legge non si applica d'ufficio se l'autore del reato è un c.d.
"nomade") e rinuncia così a insegnare loro le norme comune di
convivenza.
Un po' come se gli "zingari" fossero delle creature e lo Stato italiano fosse il loro Dio creatore, e chiedessero a chi li ha creati il mantenimento per farli vivere anche più benestanti dei lavoratori...
A proposito di "immoralità" delle casa chiuse (dove le prostitute consenzienti pagavano regolari tasse), considerato poi che una prostituta guadagna mediamente
circa 500 euri "a serata", il Fisco rinuncia altresì a far pagare tasse importanti
agli sfruttatori delle donne che sono in vario modo spinte alla prostituzione (mentre "torchia" fino all'osso altri lavoratori contribuenti), che così possono abusare a loro volta dei loro clienti (perché ovviamente nessuna prostituta garantisce almeno 10 minuti di "servizio")...