Ma sì, mandiamo un vaffa alla Rai
Ma sì, mandiamolo questo vaffa alla Rai e al suo canone. Paolo Garimberti si indignerà, ma il modo per smettere legalmente di pagare il canone è spiegato perfino da lui sul sito ufficiale dell'azienda di viale Mazzini (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/IlCanoneOrdinari.aspx#DisdAbb) ed è un diritto di tutti i cittadini farlo. E credo sia giunto il momento per un segnale da inviare da più di una parte. C'è un caso Michele Santoro- Marco Travaglio, ma anche un caso Bruno Vespa, e di casi ormai ce ne sono a decine. Qui non è più questione di banale lottizzazione: in fondo quella in malo modo e con una forma per cui bisognava turarsi il naso, garantiva diritti di molti, quasi tutti. Rappresentava idee diverse, ma largamente diffuse. Ma oggi i veri partiti che hanno occupato la Rai non sono quelli palesemente rappresentati in Parlamento. L'informazione della tv di Stato e la sua programmazione di punta sono in mano al Partito dei magistrati, al Partito di Repubblica, al Partito di Mediaset e al Partito di questo o quel conduttore. Che cosa ha più di interesse pubblico una televisione così? Sì, è giunto il momento di dare davvero un segnale sul canone. Che faccia capire la lezione. La disdetta legale è un'arma politica finora poco utilizzata (ci ha pensato solo Beppe Grillo in passato), e che a parte i 5, 16 euro da versare per chiedere di sigillare il proprio televisore, comporta pochi disagi al cittadino che la fa: il giorno che mai davvero qualcuno venisse a mettere quei sigilli, basta andare a ripagare il canone per farseli togliere e tornare a guardare la tv come si vuole. Ma e qualche brivido freddo sarà corso sulla schiena dei tanti e tanti militanti e dirigenti e beneficiari del partitone Rai, magari l'andazzo attuale finirà. E allora mandiamolo questo vaffa alla Rai!
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