Magistrati 1/ Quello con cui Fini si confessava
Il magistrato con cui Gianfranco Fini si è sfogato nel fuori-onda contro il premier- imperatore è da 25 anni la bestia nera di Silvio Berlusconi. Nicola Trifuoggi, attuale procuratore capo della Repubblia a Pescara, il magistrato che ha decapitato la giunta regionale dell’Abruzzo arrestando il suo presidente, Ottaviano Del Turco, è stato anche protagonista della storia delle tv private in Italia. Trifuoggi fu infatti uno dei tre pretori d’assalto che il 16 ottobre 1984 spensero le tre reti tv Fininvest da poco nate: Canale 5, Italia Uno e Rete 4. Con un’azione concertata Trifuoggi a Pescara, Giuseppe Casalbore a Torino ed Eugenio Bettiol a Roma esattamente 25 anni fa inviarono alle nove del mattino agenti della Guardia di Finanza e funzionari della Escopost nelle sedi delle emittenti locali che trasmettevano su tutto il territorio nazionale grazie al sistema ingegnoso della interconnessione. Fininvest non era infatti autorizzata alla diretta su tutto il territorio nazionale e aveva aggirato il limite producendo programmi che venivano consegnati alle varie sedi locali per la trasmissione sul territorio più o meno alla stessa ora. Solo grazie a quel sistema Publitalia riusciva infatti a raccogliere la pubblicità su tutto il territorio nazionale. All’oscuramento deciso dai tre pretori di assalto Berlusconi reagì facendo comparire sugli schermi di tutta Italia una sola scritta “Tutte le trasmissioni sono temporaneamente sospese per motivi politici”. Arrivarono migliaia di telefonate di protesta sia al ministero delle Poste che ai telefoni delle tre preture che avevano proceduto. Qualcuno individuò anche i numeri telefonici di casa dei magistrati e per loro furono giorni di passione. Fu il primo vero braccio di ferro di Berlusconi con la magistratura, poi risolto dal presidente del Consiglio dell’epoca, Bettino Craxi, che con un decreto legge autorizzò Fininvest temporaneamente alla trasmissione su tutto il territorio nazionale. Qualcuno dei tre pretori provò ancora ad oscurare i ripetitori quando decadde il decreto senza essere trasformato in legge, ma Fininvest ricorse e il buio durò poco.
Anni dopo allo stesso Trifuoggi fu chiesto da qualcuno di oscurare Rete 4, che la Corte Costituzionale aveva deciso di mandare sul satellite, ma lui a onore del vero si rifiutò sostenendo che quello non sarebbe più potuto essere il metodo con cui procedere e anzi, dichiarando pubblicamente che tornando indietro non avrebbe nemmeno ripetuto quel che aveva deciso nel lontano 1984.
Il magistrato pescarese è poi finito nell’occhio del ciclone proprio per l’arresto di Del Turco nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità abruzzese. Una misura cautelare che anche ad alcuni osservatori era parsa spropositata e che naturalmente ha scetenato polemiche politiche, visto che si trattava di un presidente di Regione eletto direttamente dal popolo. Ma non è raro che decisioni dei magistrati vengano criticate e scatenino polemiche. Non sarebbe stata quella né la prima né l’ultima volta.
A Trifuoggi in ogni caso non sembra portare fortuna il premio Borsellino per la legalità. Questa volta il magistrato era solo ospite, pizzicato in imbarazzante colloquio con il presidente della Camera, Fini. Due anni fa invece fu proprio lui il premiato. Qualcuno lo vide lì., lesse le motivazioni e tirò fuori una vicenda destinata a provocare un certo imbarazzo. Con interrogazione parlamentare di Emerenzo Barbieri si rivelò come qualche mese prima del premio Trifuoggi avesse acquistato a Montesilvano una villetta da un costruttore proprio da lui inquisito qualche anno prima (lo aveva perfino arrestato nel 2003). Più di una polemica ne è seguita, ma lui alla fine si è difeso: “al momento del compromesso non conoscevo né il nome del costruttore né la sua situazione giudiziaria. In ogni caso ho pagato il prezzo di mercato”
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