Colpo dei boiardini da 100 milioni contro Tremonti. Sventato in extremis
Ci hanno provato. In barba alla crisi economica, migliaia di professori e piccoli boiardi di Stato insieme ai loro sponsor politici hanno tentato un colpo da circa 100 milioni di euro ai danni di Giulio Tremonti e delle casse pubbliche. Zitti zitti infatti boiardini e consulenti nel 2009 hanno tentato di riprendersi quel 10 per cento di compenso che era stato loro tagliato fra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, proprio in mezzo alle prime polemiche sui costi della Casta. Il colpo dell’anno è stato probabilmente sventato – con grande ritardo e sicuri danni- dalla Ragioneria generale dello Stato che ha messo uno stop a quell’esercito di professori, manager politici e professionisti abituato ad arrotondare il proprio stipendio con una attività extra per la pubblica amministrazione, che aveva deciso di aumentarsi lo stipendio bis con un blitz dal primo gennaio 2009.
Era stato il governo di Silvio Berlusconi con la legge finanziaria 2006 e poi quello di Romano Prodi a decidere ampliando via via la platea di tagliare del 10 per cento gli importi delle consulenze pubbliche: indennità, compensi, gettoni di presenza, retribuzioni o “altre utilità comunque denominate”. Quella stessa legge finanziaria che aveva costretto a tirare la cinghia l’esercito dei consulenti pubblici (censito da Renato Brunetta in 251.921 unità per un costo annuo di un miliardo e 323 milioni di euro), scriveva che i risparmi ottenuti per un triennio sarebbero dovuti confluire nel Fondo nazionale delle politiche sociali.
I tre anni sono appunto finiti all’inizio del 2009, e il passa parola è subito partito all’interno della amministrazione pubblica: finite le ristrettezze, si torna a guadagnare come un tempo e chissenfrega dei guai dell’economia nazionale e internazionale.
Qualche amministrazione ha interpretato da sé le norme e restituito quel 10 per cento ai propri consulenti, qualche altra si è fatta uno scrupolo di coscienza, provando almeno a chiedere conferma della novità al ministero dell’Economia prima di riallargare i cordoni della borsa. La burocrazia però ha i suoi tempi infiniti e le leggi sono così confuse che la Ragioneria generale dello Stato a cui era stata demandata la risposta ufficiale, ci ha messo i suoi bei mesi per fornirla. E solo alla vigilia di Natale, il 17 dicembre scorso, quando probabilmente molti buoi (in questo caso molti euro) erano già scappati dalla stalla, dall’Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico, è partita la circolare 32 indirizzata con la massima urgenza a tutti i ministeri, le amministrazioni autonome, gli istituti pubblici, gli enti economici e non economici e gli enti locali per spiegare che no, quell’aumento del 10 per cento ai consulenti non poteva essere erogato. “Alcune amministrazioni”, scrive la Ragioneria, “ritengono che decorso, dal primo gennaio 2009, il termine triennale di vigenza delle sopraindicate disposizioni possa essere ripristinata, nella sua originaria entità, la misura dei compensi sopra indicati”. E invece si sbagliano e di grosso tutti quelli che avevano immaginato di ridare quel 10 per cento in più almeno a tutti i “componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali comunque denominati presenti nelle amministrazioni pubbliche”, per i quali la riduzione dei compensi era scattata già dal gennaio 2006. Un po’ in burocratese, e con 11 mesi di ritardo, la ragioneria ha spiegato che “nel contesto sistematico di una serie di misure dirette ad assicurare il contenimento strutturale della spesa per gli organismi collegiali, si ritiene che non sussistano i presupposti per rideterminare, in aumento, le misure dei compensi stabiliti al 30 settembre 2005 e ridotti del 10%”. L’esercito di professori, professorini e piccoli boiardi che affollano consigli di amministrazioni e comitati pubblici, dovrà accontentarsi quando bene di avere mantenuto l’incarico, e probabilmente anche restituire l’eventuale aumento indebitamente ricevuto nel 2009 prima della risposta ufficiale del ministero
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