Per cercare di farlo parlare del caso di Santoro,
bisogna proprio tirarlo per i capelli. Ed è impresa im-
possibile, perché di capelli Augusto Minzolini, diretto-
re del Tg1, non abbonda. Poi lui ha ben altri problemi
in testa in queste settimane. «I Simpson, ad esempio». I
Simpson? «Eh, sì, i Simpson ci hanno fatto ballare pa-
recchio a settembre. Non so nemmeno da dove sbu-
cassero, ma sono stati l’avversario più insidioso del
Tg1», spiega tutto serio il direttore della prima testata
Rai. Ma come, non è Mentana con il suo Tg a La 7 a farvi
ballare? «Ah, io stimo molto Enrico e sono pure suo
amico.Malui non cihatolto davvero ascolto.Hafatto
un’operazione furba. Non fa un vero tg,mauna sorta
di talk show sulla politica: 7-8 notizie massimo. E sac-
cheggia il pubblico di Rai Tre, che è più impegnato e va
matto per quelle cose. Sono loro a leccarsi le ferite:
guardi le curve degli ascolti...». Minzo (gli amici e tifosi
lo chiamano così, per tutti gli altri è ironicamente il “di -
rettorissimo”, appellativo coniato da Berlusconi) scio-
rina tabelle e grafici preparati dagli uffici. Ed è vero:
Mentana porta via ascoltatori di Rai 3 e li restituisce alla
fine del suo tg. Cosa che non accade nel week end,
quando su Rai 3 c’è un piatto forte come Fabio Fazio.
Ma noi eravamo andati dal direttore del Tg1 per parla-
re di Santoro. Perché il mondo politico sembra avere
fatto un’equazione: i sostenitori deidue sonoacerrimi
nemici, e brandiscono il nome del direttore Rai più
odiato a vicenda come un’arma. «Volete fare fuori
Santoro? Allora via anche Minzo», dicono gli uni. «Vo-
lete fare fuori Minzo? Prima via Santoro», rispondono
minacciosi gli altri... Mica si può eludere il tema.
Minzolini, che effetto le ha fatto quel “vaffa” di Santo-
ro?
«Ah…Io non l’ho visto. Me l’hanno riferito. Ma io che
c’entro?»
C’entra, c’entra. I suoi nemici dicono che anche lei l’ab -
bia fatta fuori dal vaso con i celebri editoriali...
«Ma io ho mica mai insultato nessuno! E poi Santoro fa
un editoriale alla settimana. Io sono direttore del Tg1
da16 mesieho fatto solo 14 editoriali.Non siamopro-
prio paragonabili. Lui fa uno show, io un tg».
Pensa che sia sproporzionata, come si dice, la decisio-
ne di tenere Santoro via dal video due settimane?
«Io non sono l’azienda, e quindi non posso rispondere
nel merito. Certo è un po’ paradossale che un dipen-
dente possa liberamente insultare il capo-azienda.
Immagini poi se quell’azienda è la Rai, con 14 mila di-
pendenti! Fosse concesso a chiunque saremmo sem-
pre in assemblea ad organizzare il Vaffa del momento.
realizzeremo il manifesto politico di Beppe Grillo...».
I suoi critici dicono però che anche lei faccia un uso
personale della tv, con quegli editoriali...
«Ah, certo di personale c’è la mia testa. Penso e dico
quello che penso. Ma non demonizzo nessuno. Ogni
direttore responsabile di testata esprime la sua opinio-
ne negli editoriali, mica li ho inventati io. Ai miei critici
- come li chiama lei - non importa un fico secco di que-
sto. Vogliono altro...».
Altro?
«Legga Beppe Giulietti che oggi fa una dichiarazione
su come dovrebbe essere la scaletta del Tg1 di stase-
ra, vaticinando “e invece lui non la farà così”. Ec-
co il desiderio: fare la scaletta come se non ci
fosse alcun direttore al Tg...».
Giulietti è un ex giornalista. Magari voleva solo
darle un consiglio professionale...
«Ex giornalista? Mi ricorda un clamoroso
scoopfirmatodalui? Si ricordaanchesoloun
magnifico servizio di Giulietti? Io ricordo solo
che quando faceva il giornalista faceva dei lun-
ghissimi comunicati sindacali... La scaletta vor-
rebbero fare. Come Vincenzo Vita, un lot-
tizzatore che ora deve essersi pentito,
viste le lezioni che ci dà...».
Suvvia, Minzolini. Dove credeva
di essere andato? La Rai è un’azienda politica, un po’ deve stare al gioco...
«Mi sembra un’azienda dove tutto è permesso a una
parte politica e guai se le stesse cose le fa un’altra parte.
Questa èun’azienda cresciutaa panee centro sinistra,
dove la cultura dominante è quella. Fin dalla prima Re-
pubblica: grandi infornate di sinistra dc e vecchio pci.
Tutti ancora lì in posizione dominante».
E lei mica sarà una vittima? È il direttore del Tg 1, il can-
tore di Berlusconi...
«Io cantore? Le sembro l’esponente di un regime?
Quando c’è un regime sono gli oppositori che vengo-
no messi al muro. Sono i rivoluzionari ad essere fucila-
ti. Io sarei il cantore del regime eppure ogni giorno c’è
qualcuno che vuole mettermi al muro. Strano, no? Al-
lora significa che il vero rivoluzionario sono io. E che il
regime è quello di chi mi vuole fucilare. Poi guardi, io
noncanto proprio nulla. Dico quello che penso, e che
pensavo anche quando scrivevo su La Stampa. Sono
stato sempre garantista. E lo sarò sempre».
Anche con Gianfranco Fini?
Sì, anche con Fini. Della casa a Montecarlo
ne abbiamo parlato perché è entrata nel
dibattito politico. Non l’abbiamo trat-
tata come un caso giudiziario. Faccia-
mosolo lacronaca,mica unacampa-
gna».
Lei però è nel mirino dei finiani. Di-
cono che li censura nel tg.
«Ma non è vero! Guardi i dati di set-
tembre sulla par condicio. Ai finiani è
stato concesso il doppio del tem-
po dato alla Lega. E non
è conteggiato lo spazio concesso a Fini, che
fa il presidente della Camera ed è considerato istituzione».
Bella risposta! Adesso vorranno la sua testa i leghisti...
«Mica posso impazzire con la par condicio. Ne tengo
conto, ma bisogna pure che ci siano le notizie. E la “no -
tiziabilità” di una posizione politica».
Però il suo Tg non abbonda di notizie politiche...
«Devo tenere conto anche degli ascolti. Guido un tg
generalista. Se facessiun quartod’oradi politicacome
Mentana, lo share crollerebbe. Già sono costretto a da-
re notizie obbligatorie -non michiedaquali -chenor-
malmente fanno fuggire i telespettatori...».
Così riempe il tg di cronaca rosa e bianca che fanno di-
menticare i veri problemi...
«Guardi, quei servizi sono ripresi quasi sempre dai
giornali del mattino. Che ci criticano ma spesso non
leggono nemmeno le loro pagine. Diamo tante noti-
zie, ma poi alleggeriamo per mantenere gli ascolti. Al-
trimenti tutti fuggono su Canale 5, dove poi c’è Striscia
la Notizia».
Lei ha questo simulacro degli ascolti, ma lo share del
Tg1è caduto. Lilli Gruber dice che ai suoi tempi era so-
pra il 40 per cento...
«Bene, mettiamo di nuovo Lilli Gruber a condurre, e lo
share non si muoverà di un millimetro. È cambiato il
mondo da quell’epoca. C’è la tv digitale, la platea si è
allargata di un milione di ascoltatori, l’offerta si è decu-
plicata. Non possiamo più fare quegli share. Ma gli
ascolti tengono. Vado meglio di un anno fa».
Cioè?
«Ho aumentato la distanza dal mio concorrente diret-
to, il Tg5, che è l’unico altro tg generalista. Cresciamo e
abbiamo modernizzato il prodotto. Rinnovando an-
che i volti dei Tg...».
...epurando conduttori famosi, come la Busi e la Ferra-
rio...
«Epurando? Ma come si fa a parlare di epurazione?
Stavano a condurre da decenni. Io ho dato una possi-
bilità ad altri. Per una vita decine di giornalisti del Tg1
hanno aspettato il loro turno. Che non arrivava mai.
Ora hanno una chance. Come i molti precari che ho
assunto. Ce ne era uno che aveva 52 anni. Emancoso
che idee abbia in testa...».
bisogna proprio tirarlo per i capelli. Ed è impresa im-
possibile, perché di capelli Augusto Minzolini, diretto-
re del Tg1, non abbonda. Poi lui ha ben altri problemi
in testa in queste settimane. «I Simpson, ad esempio». I
Simpson? «Eh, sì, i Simpson ci hanno fatto ballare pa-
recchio a settembre. Non so nemmeno da dove sbu-
cassero, ma sono stati l’avversario più insidioso del
Tg1», spiega tutto serio il direttore della prima testata
Rai. Ma come, non è Mentana con il suo Tg a La 7 a farvi
ballare? «Ah, io stimo molto Enrico e sono pure suo
amico.Malui non cihatolto davvero ascolto.Hafatto
un’operazione furba. Non fa un vero tg,mauna sorta
di talk show sulla politica: 7-8 notizie massimo. E sac-
cheggia il pubblico di Rai Tre, che è più impegnato e va
matto per quelle cose. Sono loro a leccarsi le ferite:
guardi le curve degli ascolti...». Minzo (gli amici e tifosi
lo chiamano così, per tutti gli altri è ironicamente il “di -
rettorissimo”, appellativo coniato da Berlusconi) scio-
rina tabelle e grafici preparati dagli uffici. Ed è vero:
Mentana porta via ascoltatori di Rai 3 e li restituisce alla
fine del suo tg. Cosa che non accade nel week end,
quando su Rai 3 c’è un piatto forte come Fabio Fazio.
Ma noi eravamo andati dal direttore del Tg1 per parla-
re di Santoro. Perché il mondo politico sembra avere
fatto un’equazione: i sostenitori deidue sonoacerrimi
nemici, e brandiscono il nome del direttore Rai più
odiato a vicenda come un’arma. «Volete fare fuori
Santoro? Allora via anche Minzo», dicono gli uni. «Vo-
lete fare fuori Minzo? Prima via Santoro», rispondono
minacciosi gli altri... Mica si può eludere il tema.
Minzolini, che effetto le ha fatto quel “vaffa” di Santo-
ro?
«Ah…Io non l’ho visto. Me l’hanno riferito. Ma io che
c’entro?»
C’entra, c’entra. I suoi nemici dicono che anche lei l’ab -
bia fatta fuori dal vaso con i celebri editoriali...
«Ma io ho mica mai insultato nessuno! E poi Santoro fa
un editoriale alla settimana. Io sono direttore del Tg1
da16 mesieho fatto solo 14 editoriali.Non siamopro-
prio paragonabili. Lui fa uno show, io un tg».
Pensa che sia sproporzionata, come si dice, la decisio-
ne di tenere Santoro via dal video due settimane?
«Io non sono l’azienda, e quindi non posso rispondere
nel merito. Certo è un po’ paradossale che un dipen-
dente possa liberamente insultare il capo-azienda.
Immagini poi se quell’azienda è la Rai, con 14 mila di-
pendenti! Fosse concesso a chiunque saremmo sem-
pre in assemblea ad organizzare il Vaffa del momento.
realizzeremo il manifesto politico di Beppe Grillo...».
I suoi critici dicono però che anche lei faccia un uso
personale della tv, con quegli editoriali...
«Ah, certo di personale c’è la mia testa. Penso e dico
quello che penso. Ma non demonizzo nessuno. Ogni
direttore responsabile di testata esprime la sua opinio-
ne negli editoriali, mica li ho inventati io. Ai miei critici
- come li chiama lei - non importa un fico secco di que-
sto. Vogliono altro...».
Altro?
«Legga Beppe Giulietti che oggi fa una dichiarazione
su come dovrebbe essere la scaletta del Tg1 di stase-
ra, vaticinando “e invece lui non la farà così”. Ec-
co il desiderio: fare la scaletta come se non ci
fosse alcun direttore al Tg...».
Giulietti è un ex giornalista. Magari voleva solo
darle un consiglio professionale...
«Ex giornalista? Mi ricorda un clamoroso
scoopfirmatodalui? Si ricordaanchesoloun
magnifico servizio di Giulietti? Io ricordo solo
che quando faceva il giornalista faceva dei lun-
ghissimi comunicati sindacali... La scaletta vor-
rebbero fare. Come Vincenzo Vita, un lot-
tizzatore che ora deve essersi pentito,
viste le lezioni che ci dà...».
Suvvia, Minzolini. Dove credeva
di essere andato? La Rai è un’azienda politica, un po’ deve stare al gioco...
«Mi sembra un’azienda dove tutto è permesso a una
parte politica e guai se le stesse cose le fa un’altra parte.
Questa èun’azienda cresciutaa panee centro sinistra,
dove la cultura dominante è quella. Fin dalla prima Re-
pubblica: grandi infornate di sinistra dc e vecchio pci.
Tutti ancora lì in posizione dominante».
E lei mica sarà una vittima? È il direttore del Tg 1, il can-
tore di Berlusconi...
«Io cantore? Le sembro l’esponente di un regime?
Quando c’è un regime sono gli oppositori che vengo-
no messi al muro. Sono i rivoluzionari ad essere fucila-
ti. Io sarei il cantore del regime eppure ogni giorno c’è
qualcuno che vuole mettermi al muro. Strano, no? Al-
lora significa che il vero rivoluzionario sono io. E che il
regime è quello di chi mi vuole fucilare. Poi guardi, io
noncanto proprio nulla. Dico quello che penso, e che
pensavo anche quando scrivevo su La Stampa. Sono
stato sempre garantista. E lo sarò sempre».
Anche con Gianfranco Fini?
Sì, anche con Fini. Della casa a Montecarlo
ne abbiamo parlato perché è entrata nel
dibattito politico. Non l’abbiamo trat-
tata come un caso giudiziario. Faccia-
mosolo lacronaca,mica unacampa-
gna».
Lei però è nel mirino dei finiani. Di-
cono che li censura nel tg.
«Ma non è vero! Guardi i dati di set-
tembre sulla par condicio. Ai finiani è
stato concesso il doppio del tem-
po dato alla Lega. E non
è conteggiato lo spazio concesso a Fini, che
fa il presidente della Camera ed è considerato istituzione».
Bella risposta! Adesso vorranno la sua testa i leghisti...
«Mica posso impazzire con la par condicio. Ne tengo
conto, ma bisogna pure che ci siano le notizie. E la “no -
tiziabilità” di una posizione politica».
Però il suo Tg non abbonda di notizie politiche...
«Devo tenere conto anche degli ascolti. Guido un tg
generalista. Se facessiun quartod’oradi politicacome
Mentana, lo share crollerebbe. Già sono costretto a da-
re notizie obbligatorie -non michiedaquali -chenor-
malmente fanno fuggire i telespettatori...».
Così riempe il tg di cronaca rosa e bianca che fanno di-
menticare i veri problemi...
«Guardi, quei servizi sono ripresi quasi sempre dai
giornali del mattino. Che ci criticano ma spesso non
leggono nemmeno le loro pagine. Diamo tante noti-
zie, ma poi alleggeriamo per mantenere gli ascolti. Al-
trimenti tutti fuggono su Canale 5, dove poi c’è Striscia
la Notizia».
Lei ha questo simulacro degli ascolti, ma lo share del
Tg1è caduto. Lilli Gruber dice che ai suoi tempi era so-
pra il 40 per cento...
«Bene, mettiamo di nuovo Lilli Gruber a condurre, e lo
share non si muoverà di un millimetro. È cambiato il
mondo da quell’epoca. C’è la tv digitale, la platea si è
allargata di un milione di ascoltatori, l’offerta si è decu-
plicata. Non possiamo più fare quegli share. Ma gli
ascolti tengono. Vado meglio di un anno fa».
Cioè?
«Ho aumentato la distanza dal mio concorrente diret-
to, il Tg5, che è l’unico altro tg generalista. Cresciamo e
abbiamo modernizzato il prodotto. Rinnovando an-
che i volti dei Tg...».
...epurando conduttori famosi, come la Busi e la Ferra-
rio...
«Epurando? Ma come si fa a parlare di epurazione?
Stavano a condurre da decenni. Io ho dato una possi-
bilità ad altri. Per una vita decine di giornalisti del Tg1
hanno aspettato il loro turno. Che non arrivava mai.
Ora hanno una chance. Come i molti precari che ho
assunto. Ce ne era uno che aveva 52 anni. Emancoso
che idee abbia in testa...».
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