Nasce il Pdl con una fusione fredda
Novanta minuti, come una partita di calcio. Anzi, novantuno, perchè Silvio Berlusconi ha dovuto aggiungere anche un po’ di recupero per finire il discorso con cui ha dato i natali al Popolo della libertà, quel partito che aveva già un simbolo, un gruppo parlamentare, milioni di elettori, ma ufficialmente non esisteva. E’ nato ieri il Pdl, alla Fiera di Roma, con una fusione fra le più fredde della storia della politica. Show curato in ogni dettaglio dal suo principale protagonista che molto ore prima era passato a controllare di persona la sceneggiatura. Ma freddo. Senza lacrime, e senza particolari emozioni. Come tutto il discorso del fondatore, che ormai identifica il suo partito con palazzo Chigi come accadde ad Alcide De Gasperi. Non c’è stato lo sventolio di bandiere delle grandi occasioni di Forza Italia, non c’è stato l’entusiasmo classico dei grandi avvenimenti politici, non c’era alla Fiera di Roma granchè della base degli altri partiti che si sono uniti a Berlusconi anche perché non avevano molta altra scelta. La cerimonia ufficiale ha previsto alla fine la chiamata sul palco di tutti i segretari o fondatori di piccoli partiti o neonati movimentini pronti a sciogliersi (molti di loro erano nati più che altro sulla carta) per confluire nel Popolo della Libertà consegnando- come ha detto Berlusconi- le loro bandiere e i loro simboli. Nell’elenco il premier e da domenica anche presidente del Pdl ha incluso perfino i repubblicani che il loro partito non hanno sciolto e che non si sono nemmeno presentati sul palco una volta chiamati (il segretario Francesco Nucara ha disertato lo show). Nel discorso durato come una partita di calcio (ma assai meno spettacolare) il premier si è autocitato ripercorrendo tutti i passi della storia personale e riprendendo i suoi discorsi dalla discesa in campo del 1994 fino alla manifestazione anti-Romano Prodi del 2006 e al predellino di San Babila. Ma l’impressione di quell’ora e mezza un po’ spenta e perfino più lenta del trascorrere della clessidra, soprattutto se confrontata alla verve berlusconiana del giorno precedente ad Acerra, è che al suo fondatore quel superpartito stia già un po’ stretto e interessi assai poco. Non a caso l’unico obiettivo politico assegnato (quello che ha fatto titolo) è stato il raggiungimento del 51 per cento dei consensi. Un partito- trasporto sicuro verso palazzo Chigi, lo strumento certo per governare, il bis appunto di quel binomio Dc-paese coniugato fin dall’inizio da De Gasperi. Da domenica si archivia e si torna a palazzo...
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