I Tg Rai pensano solo al palazzo
Nell’informazione Rai esiste solo il palazzo, tutto il resto d’Italia non trova che una pallida rappresentazione. Tre quarti delle interviste e delle dichiarazioni riportate nel Tg1, Tg2 e Tg3 sono riservate a membri del governo ed esponenti di partito di maggioranza e opposizione. Due terzi nelle trasmissioni giornalistiche di approfondimento, dagli speciali dei telegiornali ai vari contenitori di Bruno Vespa, Michele Santoro e Giovanni Floris. Sono clamorosi i dati sul pluralismo sociale censiti dall’autorità di garanzia per le comunicazioni guidata da Corrado Calabrò e indicano l’assenza quasi assoluta della maggioranza sociale del Paese nell’informazione della tv di Stato... Nel tg1 di Gianni Riotta (che da ieri è stato indicato come nuovo direttore del Sole 24 Ore) quasi l’80% dell’informazione del mese di gennaio è stata appaltata a dichiarazioni e interviste ad uomini politici italiani. Perfino il Vaticano (ma nel censimento c’è anche l’Angelus domenicale del Papa trasmesso in diretta per convenzione) si è dovuto accontentare del 4,19% riservato dal principale tg di informazione pubblica e del settimo posto (5,06%) nelle trasmissioni di rete. Se così accade a un soggetto ritenuto potere forte, addirittura secondo il neo presidente della tv di Stato, Paolo Garimberti, in grado di influenzare i palinsesti di viale Mazzini, figuratevi quale destino è riservato agli altri soggetti sociali. I sindacati contano solo sul Tg3 (ma hanno il 4,09%) e su Rete Tre (9,95%). Al mondo delle professioni solo il decimo posto in classifica sul Tg3 (1,78%) e sulla Rete due (2,42%). Nemmeno in classifica su tutte le altre reti e testate. Esponenti del mondo della cultura sostanzialmente assenti. Mondo dell’economia inesistente: si conta solo qualche rapida comparsa di imprenditori e banchieri al Tg1 (1,09%) e su Rai 3 (2,76%). Unica altra categoria vezzeggiata e cullata dall’informazione della tv di Stato è quella dei giornalisti, in genere esperti di politica, perché li si invita a fare domande al politico di turno. Più che una televisione di Stato i dati dell’Authority disegnano una tv aziendale di palazzo, dove tutto quel che capita al di fuori di quelle quattro mura non ha rilievo informativo. Perfino la politica estera è ridotta al lumicino, e la gran parte di Italia non può avere voce. E’ un quadro desolante che dovrebbe fare da riferimento per le decisioni che dovranno prendere Garimberti e il prossimo direttore generale della Rai, Mauro Masi...
Franco Bechis
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Qualsiasi decisione venga presa temiamo non cambi la sostanza e cioè quella di un'informazione capace solo più di fare DISinformazione!
Posta un commento