Il cavaliere inseguito dal Fisco. Anche sotto Tremonti
In un anno per ben tre volte il fisco ha bussato, con modi un po’ rudi, alla porta principale dell’impero di Silvio Berlusconi, quella del gruppo Fininvest. Per due volte, alla fine del 2007 e all’inizio del 2008, lo ha fatto regnante Romano Prodi e con Vincenzo Visco viceministro delle Finanze. La terza volta è capitata con lo stesso Berlusconi a palazzo Chigi e con Giulio Tremonti al ministero dell’Economia. Porta perfino una data simbolo di disgrazie, quella dell’11 settembre 2008, giorno in cui è stato consegnato a Fininvest un verbale di contestazione relativo a partite Ires, Irap e Iva dell’anno 2004. A rivelarlo è la nota integrativa al consolidato della capogruppo di Berlusconi da poco depositata al registro delle imprese. Con stile asciutto, la capogruppo guidata dalla primogenita del premier, Marina Berlusconi, spiega che “sul finire del 2007 e del 2008 alla società sono stati notificati due avvisi di accertamento- riferiti alle annualità 2002 e 2003- emessi dall’Ufficio delle Entrate- Roma I in esito alla verifica parziale condotta da personale della Direzione regionale della Lombardia». Per farla breve, nel primo si contesta la deduzione di una svalutazione della partecipazione in Trefinance sa, che è la finanziaria estera del gruppo, e nella seconda l’indebita fruizione del credito di imposta sui dividendi percepiti da un’altra partecipata, Euridea (la ex Standa) prima che questa venisse ceduta a terzi. Fininvest ha chiesto all’amministrazione, come fanno tutti, la formulazione di una proposta di accertamento con adesione. Ma è stata respinta: il regalino finale di Prodi e Visco. Alla società non è restata altra arma che avviare il contenzioso tributario “per vedere annullate entrambe le pretese dell’amministrazione finanziaria”. Ma ancora sotto il governo di centro sinistra è arrivata la richiesta di dare un’occhiata anche ai conti 2004. Da lì è partita l’indagine che si è concretizzata nel verbale di contestazione a Fininvest dell’11 settembre 2008. Per contestare “l’indebita deduzione di costi ai fini Ires e Irap e la mancata regolarizzazione ai fini Iva di movimenti finanziari ritenuti corrispettivi di prestazione di servizi”. Ritenendo di avere ragione, Fininvest non ha stanziato alcun fondo rischi, e quindi non si conosce l’entità delle tre contestazioni. Ma il gruppo è ormai abituato insieme a quello con i pm anche al braccio di ferro con il fisco. Avvenne anche in Spagna, dove nel 2008 dopo 10 anni un giudice ha dato ragione a Berlusconi, liberandogli 21,6 milioni...
Franco Bechis
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