Berlusconi non è un cittadino normale. Con tutte quelle cause è più pericoloso di Totò Riina e Al Capone

Ci sono numeri che parlano da soli. Centonove processi, 2.500 udienze, 530 perquisizioni e acquisizioni di documenti da parte della Guardia di Finanza. Oltre duecentomilioni di euro spesi per la propria difesa. Questi numeri non raccontano la storia giudiziaria di Totò Riina e della cupola della mafia. Sono la fotografia dell’assedio giudiziario a Silvio Berlusconi fra il 1994 ed oggi. Non esiste un paragone possibile nella storia giudiziaria di Italia. Non esiste un cittadino finito come l’attuale presidente del Consiglio nel mirino della magistratura. E non è solo storia italiana: a 102 processi non sono stati sottoposti né i criminali nazisti né Al Capone. Ecco a cosa serviva il lodo Alfano: a rendere- almeno per un po’ di tempo- il cittadino Berlusconi un po’ più simile a tutti gli altri cittadini italiani. Per altro c’è una sola indagine sulle 109 che hanno coinvolto Berlusconi legata alla sua attività politica: quella sulla presunta compravendita dei senatori nel 2007 per fare cadere il governo di Romano Prodi. Quella indagine si è fermata in udienza preliminare proprio per il lodo Alfano. E ha danneggiato Berlusconi, perché forse per la prima volta la stessa pubblica accusa aveva chiesto l’archiviazione della pratica, non ravvisandone alcun fondamento. Gli altri 108 procedimenti sono relativi all’imprenditore Berlusconi, al ruolo da lui ricoperto in Fininvest. La maggiore parte è nata durante Mani pulite, quando molti imprenditori sono finiti nel mirino della magistratura. Accadde a Cesare Romiti in Fiat (ed era un manager operativo), a Carlo De Benedetti, a Salvatore Ligresti, a decine e decine di costruttori e imprenditori. Qualcuno fu indagato, qualcuno altro arrestato. De Benedetti trascorse qualche ora- il tempo necessario per un lungo interrogatorio- nel carcere di Regina Coeli dove fu portato dopo qualche giorno di latitanza. A Raul Gardini costò la vita, distrutto dal timore di un arresto dopo essere stato distrutto come imprenditore da altri poteri forti dell’epoca (in testa Enrico Cuccia e la sua Mediobanca) che gli avevano sfilato il secondo gruppo industriale e finanziario del paese. Ma in tutti gli altri non si ricorda un accanimento giudiziario paragonabile a quello subito dall’imprenditore Berlusconi. Che a differenza degli altri il Cavaliere sia sceso in politica non dovrebbe pesare nulla per magistrati che hanno il solo compito di accertare i fatti ed individuare possibili reati. Se si confrontano i fascicoli giudiziari di tutti i grandi imprenditori dell’epoca, non c’è paragone possibile. La maggiore parte dei procedimenti avviati nei confronti di Berlusconi per altro si basa su uno dei teoremi classici di Mani pulite: non poteva non sapere. Anche quando singoli reati compiuti all’interno del gruppo Fininvest sono stati accertati, non si è trovata prova diretta di un coinvolgimento di chi ne era prima presidente e poi solo azionista di maggioranza. Quell’apodittico “Non poteva non sapere” fu invece scartato per altri grandi protagonisti dell’impresa pubblica e privata dell’epoca. Due esempi su tutti: il gruppo Fiat dove la magistratura non osò mai coinvolgere l’avvocato Gianni Agnelli nelle numerose inchieste che portarono ad indagare e processare numeri due e tre come Romiti e Francesco Paolo Mattioli. E il gruppo Iri, dove le inchieste portarono via a carrettate manager di lungo corso, sostenendo che ovunque si pagavano tangenti, e l’unico ad esserne all’oscuro era il presidente dell’epoca, Romano Prodi. Il futuro capo dell’Ulivo incappò una sola notte in un faccia a faccia con Antonio Di Pietro, di cui non uscì mai verbale. Qualcuno nei corridoi ascoltò le grida dei pm, e non se ne seppe più nulla. Lì tutto terminò. Centonove procedimenti che spesso nascono l’uno dalle ceneri dell’altro. Quando si teme la prescrizione, le procure definiscono nuove ipotesi di reato sugli stessi identici fatti. La vicenda dei diritti televisivi pagati da Fininvest alle major all’estero ne ha già generato almeno una decina. L’ultimo procedimento è ancora in culla, e tramontate decine di altre ipotesi, è stato rivelato alla vigilia della decisione della Corte costituzionale sul lodo Alfano: gli stessi fatti già non accertati (in regolari processi senza scudo penale) negli anni 2004-2007 oggi si sono trasformati in una fantomatica accusa di appropriazione indebita. Non ancora formulata “per non fare pressioni sulla Corte”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

il manca LUCKY LUCIANO,lei parlare''berlusconi non e un cittadino normale''?e la ragione per la quale lui vincere sempre,lui e piu pericoloso che al capone,toto riina?toto riina non ma mai fa il male,non le criticare,perche dire che ce uomos suo pericoloso?per mi LUCKY LUCIANO,FRANK COSTELLO,MEYER LANSKY=GENTLEMEN,non uguale a berlusconi,non la stessa vita,giovane,ma mi io adoro mio sogno SILVIO,ce uomo a un viso amore,gioia,come vorrei abbracciare mio sogno SILVIO che io adoro,ciao,SOPHIE