La lupa di Maria

C’era un rito per chi accompagnava Maria Angiolillo sulle scale di trinità dei Monti quando usciva dalla sua splendida casa, il salotto più importante di Roma. Bisognava accompagnarla nella hall dell’Hassler, l’albergo che era la sua seconda abitazione e la meta abituale per i pranzi più informali con gli amici. Il rito era accarezzare le orecchie e il muso della lupa in bronzo, copia perfetta di quella dei musei Capitolini. “Porta fortuna”, assicurava Maria. E guai a non seguirla nel gesto. E di fortuna la signora di Roma, quella alla cui tavola si sono fatti e disfatti governi, nominati direttori di giornali, chiuse guerre finanziarie, combinati grandi affari, ne ha avuta. Non ci sarà stato nessuno a portarla dalla sua lupa prima di affrontare quel piccolo intervento al Gemelli da cui non si è più ripresa. Oppure quella carezza c’è stata. E il dono è stato l’ultima fortuna: Maria Girani, vedova del fondatore del quotidiano Il Tempo di Roma, da ieri mattina ha potuto riabbracciare il suo Renato Angiolillo dopo una vita spesa in solitudine nel suo ricordo. Ogni volta che ne parlava le luccicavano ancora i grandi occhi, le mancava proprio Renato. Anche quando raccontava agli amici qualche sua birbonata di troppo, e quella volta in ospedale che da una giovane fanciulla era arrivato un mazzo di fiori freschi, con tanto di bigliettino. Volati subito dalla finestra. Se ne è andata la signora dei salotti romani, dicevano tutti ieri. E più che un salotto il suo (di proprietà di un ente pubblico) era davvero- come si dice- la terza Camera della Repubblica italiana. Anzi, qualcosa di più, perché in quella casa sono sfilate prima e seconda Repubblica, la storia dell’industria e della finanza italiana, tutte le generazioni di giornalisti e manager pubblici e privati. Diplomatici, magistrati, artisti, scrittori, musicisti. E monsignori, vescovi, cardinali. Due sere al mese organizzava le cene spesso per conoscere il nuovo potente di turno. Era curiosa, Maria. Ma anche spietata nei giudizi. Non le piacevano i due massimi protagonisti della seconda Repubblica, Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Quest’ultimo fu invitato una sera, si presentò impacciato mazzo di fiori in mano il giorno prima e Maria- che era sola in casa- andò ad aprire in vestaglia. Non glielo ha mai perdonato. Di Berlusconi non amava ostentazione ed eccessi. Le piaceva però che fosse ricchissimo, aspetto che valutava sempre nella speranza di piazzare con l’ultimo tycoon qualche amica in crisi sentimentale. Riuscire a fare coronare una storia di amore fra amici o semplici conoscenti, non trascurando l’aspetto economico, era una delle sue passioni. Come cercare di portare pace fra grandi litiganti. Non nelle celebri serate, ma in riservatissimi pranzi a casa sua invitava i nemici e li faceva sfogare. Una volta capitò con Francesco Storace e un imprenditore. “Si sentivano le urla a distanza”, raccontava lei. Ma anche quella volta il metodo Angiolillo funzionò: fecero pace. Per lustri frequentò il salotto di Maria l’uomo che incarnava la prima Repubblica: Giulio Andreotti. Ed era di casa anche Gianni Letta, con cui c’era un rapporto speciale: qualsiasi problema lei avesse (mai per se stessa. Per i suoi ospiti) chiamava Gianni e pretendeva la soluzione immediata. Se non arrivava sbuffava e insisteva, perché Maria sapeva essere allo stesso tempo dolcissima e burbera. Conosceva- anzi aveva creato- il bon ton, ma sapeva mandare a stendere con grazia ed efficacia come nessun altro al mondo. Aveva una passione per Il Tempo-perché l’aveva fondato Renato- e si coccolava come fossero figli suoi vecchi e nuovi giornalisti della testata. Era il loro migliore sindacalista. Per quello aveva una passione particolare per i giornalisti. Quello che più la corteggiava era Bruno Vespa, ma erano molti i fedelissimi del salotto. Tutti i grandi direttori sono passati da lì. Ma un rapporto particolare c’era con Ferruccio De Bortoli, Pierluigi Magnaschi, Pietro Calabrese, Cesara Buonamici, Carlo Rossella e Antonio Di Bella (che la divertiva moltissimo). Rossella e Calabrese per un po’ finirono in disgrazia: Maria era convinta fossero loro ad avvisare Umberto Pizzi delle cene mensili. Si arrabbiava delle foto ai suoi ospiti (qualcuno preferiva non fare sapere) e soprattutto dei testi che le accompagnavano sul sito Internet www.dagospia.com. (una volta scrisse che gli ospiti erano stati male per quel che avevano mangiato e lei andò su mille furie). Ogni tanto faceva qualche piazzata al povero Pizzi, ma gli voleva bene. E alla fine ha fatto pace perfino con Roberto D’Agostino. Centinaia di ospiti, pochissimi gli amici. Prima fra tutte Sandra Carraro, che la accompagnava ovunque. E poi naturalmente Francesco Caltagirone Bellavista, che la aiutava a preparare le celebri serate. Anche fra i giornalisti ne aveva due su tutti nel cuore: Stefano Folli e soprattutto Alfonso Dell’Erario. Erano come due figli per lei- Dell’Erario il prediletto, l’unico a cui lei diceva (e chissà se mai l’ha fatto)- avrebbe potuto dettare le sue memorie.

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