A vederla così sembra quasi
una perfida vendetta contro il Pd che non l’ha supportata a dovere nel Lazio.
Assegnato in commissione Lavoro, stampato il 2 aprile a pochi giorni dal
verdetto delle regionali, è piombato come un missile su palazzo Madama il
disegno di legge di Emma Bonino e dei radicali (a firma Donatella Porretti e
Marco Perduca) di riforma dei sindacati. Missile vero per Cgil e Cisl e Uil
perché oltre a obbligare tutte le confederazioni sindacali a una certa
democrazia interna e a una trasparenza di bilancio identica a quella delle
società per azioni il ddl radicale stabilisce il divieto “di ogni trattenuta
sindacale, anche se derivante da contratto di lavoro”. Alla Cgil e a tutte le
altre confederazioni quindi si potrà aderire come a un partito politico o a un
club: solo su base volontaria e con versamento diretto. Una tragedia per tutti
i sindacati, visto che i loro bilanci custoditi gelosamente nel segreto delle
confederazioni (salvo sintetiche note pubblicate) si reggono in gran parte
proprio su quelle trattenute sindacali automatiche contrattate più che con i
lavoratori con i datori di lavoro. Nel bilancio 2008 della Uil i proventi da
tesseramento ammontavano a 11,2 milioni di euro, oltre a 2,3 milioni di crediti
da tesseramento. Nel documento contabile della Cisl per lo stesso anno sono
indicati 19,7 milioni di euro di ricavi per “quote di tessere annuali di
competenza confederazioni” e nello stato patrimoniale fra le attività 28,5
milioni di euro di “crediti per tessere”. In quello Cgil del 2006, l’ultimo
reso pubblico i ricavi da tessere erano in tutto 22,9 milioni di euro e i
crediti alla stessa voce verso le strutture ammontavano ad altri 3,9 milioni di
euro. Ma tutte queste somme sono da considerare per grande difetto, perché
quelle poche note inserite nei prospetti di bilancio resi pubblici non
fotografano la verità sindacale. Potrebbe farlo un eventuale bilancio
consolidato che non esiste, ma che così comprenderebbe tutte le strutture
territoriali e di categoria dei sindacati. Si pensi che il reale fatturato
della Cgil e spa secondo stime rese pubbliche e non smentite ufficialmente è
assai più vicino al miliardo di euro che non a quella trentina di milioni
indicati nei prospetti del bilancio nazionale. Più della metà di quel giro di
affari dovrebbe arrivare proprio dalle trattenute sindacali dirette sui 5,7
milioni di iscritti Cgil dichiarati nel 2009. Abolire la trattenuta sindacale
automatica è proprio come togliere il bancomat ai sindacati, Cgil in testa.
Così invece della cassa continua da cui prelevare rischierebbero davvero la
bancarotta. Perché la volontarietà del contributo diretto costringerebbe ogni
volta i tesserati anche più affezionati a riflettere su cosa possano ricevere
in cambio di quel gettone generosamente erogato.
Il ddl Bonino prevede il
riconoscimento della personalità giuridica dei sindacati in cambio della quale
si stabiliscono norme per la democrazia interna e obblighi di trasparenza.
Nello statuto dei nuovi sindacati debbono essere indicati “gli organi dirigenti
e le relative competenze, le procedure per l’approvazione degli atti che
impegnano il sindacato, i diritti e i doveri degli iscritti, la previsione di
un bilanciamento delle presenze di genere negli organi collegiali nella misura
massima dei due terzi e la garanzia di presenza delle minoranze negli stessi,
le misure disciplinari adottabili e le corrispondenti procedure di ricorso”. Si
stabilisce l’obbligo di redazione e pubblicazione del bilancio annuale del
sindacato, corredato di nota integrativa secondo quanto stabilisce il codice
civile per le società per azioni. E’ obbligatoria la pubblicazione del bilancio
entro il 30 giugno di ogni anno “si almeno tre quotidiani a diffusione
nazionale e corredato da una sintesi della relazione sulla gestione e della
nota integrativa”. In caso di violazione di questi obblighi di trasparenza
oltre a una sanzione amministrativa pecuniaria compresa fra 50 mila e 500 mila
euro ai sindacati inadempienti con decreto verranno sospese le “contribuzioni a
favore del sindacato o dell’associazione”. Dopo norme di agevolazione fiscale
per le libere contribuzioni detraibili dalla dichiarazione dei redditi dei
contribuenti fra 100 e 100 mila euro e l’esenzione fiscale per le attività
sindacali proprie, arriva la mazzata dell’articolo 5 sulle trattenute
sindacali: “A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge è
vietata ogni forma di trattenuta sindacale, anche se derivante da contratto di
lavoro. Il pagamento delle quote associative ai sindacati da parte del
lavoratore dipendente o autonomo avviene attraverso diretto versamento
volontario. La legge 4 giugno 1973, n. 311, è abrogata”. Un testo chiaro e
netto, che sicuramente risulterà indigesto al Pd, ma che farà convolare a nozze
il Pdl rischiando così grazie ai radicali di fare trovare in Parlamento la
stessa maggioranza che si è trovata in commissione di vigilanza per applicare
radicalmente al par condicio in questa campagna elettorale facendo sospendere
tutti i talk show.
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