http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1207072/Laura-Boldrini--la-comunista--con-una-chiesa-di-sua-proprieta.html
Laura Boldrini non è solo presidente della Camera dei
deputati. Dal 15 giugno 2010 è anche comproprietaria di una chiesetta nelle
Marche, nel paesino di Mergo, provincia di Ancona. Quel giorno ne è diventata
comproprietaria insieme al fratello Ugo, acquistandola per un prezzo top secret
dalle due azioniste precedenti, Margherita Marina e Laura Cenci firmando l’atto
davanti al notaio Federica Carbone di Jesi. Al registro del catasto si spiega
solo che “l’atto ha ad oggetto il trasferimento della quota di due sesti della
chiesa privata aperta al pubblico denominata Chiesa di Santa Marciana, in
passato denominata chiesa di Santa Maria santissima delle Grazie, e già al
servizio del fabbricato sito in Mergo, via Castellaro, denominato palazzo
Borgiani”. Mergo è il paese dei Boldrini, che per lunghi anni hanno vissuto a
Jesi, e non è strano che l’acquisto sia stato compiuto lì. Il fratello del
presidente della Camera, Ugo, è anche consigliere comunale lì. La curiosità è
stata però quell’acquisto: la chiesa è piccolina (quattro file di banchi), fu
costruita alla fine del Settecento e inizialmente dedicata a San Placido. Grazie
a una serie incredibile di giri, e al formale intervento del vescovo di Camerino
dell’epoca, in quella chiesetta fu portato il corpo di Santa Marciana vergine,
martire in Mauritania nel quarto secolo dopo Cristo, durante le persecuzioni di
Diocleziano. Il corpo è integro, non si tratta di reliquie, e la santa è da
secoli venerata in zona. La chiesetta che inizialmente apparteneva alla famiglia
Borgiani, proprietaria dell’omonimo attiguo palazzo, deve quindi restare aperta
sia al culto (è consacrata), sia alla venerazione che i fedeli hanno per la
santa martire. Che intenzioni avessero i Boldrini con quell’acquisto, è davvero
difficile sapere. Perfino in loco non era nota quella comproprietà. Vero che
pochi mesi dopo quell’acquisto di parte della chiesetta è stato completato dai
fratelli Laura e Ugo con l’ottenimento della piena proprietà di terreni
limitrofi, in parte venduti loro dalla provincia di Ancona che ne era titolare.
E’ possibile che i Boldrini siano devoti o particolarmente affezionati a Santa
Marciana, e abbiano voluto proteggere quel luogo e il corpo stesso della santa
con il loro investimento. Possibile anche che abbiano piani di sviluppo
dell’area, grazie alla nuova proprietà dei terreni. Vero però che all’acquisto
non è seguito alcun altro atto, e nemmeno risulta una domanda di cambio d’uso al
comune di Merge. Difficile anche presentarla, visto il possibile conflitto di
interessi del fratello dell’attuale presidente della Camera. Il ruolo politico
di Ugo nel recente passato aveva già causato qualche problema anche per un atto
ben più banale: la concessione della cittadinanza onoraria alla Boldrini,
presentata da un gruppo consiliare e poi restata nel cassetto mentre altri
comuni limitrofi si strappavano a suon di cerimonie l’onorificenza da consegnare
all’allora alto funzionario Onu, molto popolare in zona viste le sue numerose
presenze televisive. Così la Boldrini è diventata cittadina onoraria di Jesi e
del piccolo comune di Monteroberto, sempre nella stessa zona.
La comproprietà della chiesetta si aggiunge al patrimonio
di famiglia. Il presidente della Camera divide con il fratello molti terreni a
Mergo dove si è comprata nel 1997 anche una bella e grande casa da 16 vani. A
Roma invece la Boldrini è proprietaria insieme alla figlia Anastasia Nicosia
(avuta dal giornalista Luca Nicosia) di un bell’appartamento da 6,5 vani subito
sotto il Gianicolo.
Ecco la storia della Santa della Boldrini:
Santa Marciana vergine, la martire il cui corpo oggi è
indirettamente controllato dal presidente della Camera Laura Boldrini e da suo
fratello Ugo, nacque nel quarto secolo dopo Cristo a Russucur di Mauritania. Si
convertì giovanissima al cristianesimo e prese il voto di verginità,
trasferendosi a Cesarea nella stessa regione. La sua battaglia contro il
paganesimo le costò alla fine la vita. Nella pubblica piazza di Cesarea amputò
un braccio alla statua di Diana, chiedendo agli abitanti del luogo di non
venerare più i falsi dèi. Quelli la presero assai male, e dopo averla presa a
sassate la fecero arrestare e portare davanti al giudice. Prima fu presa a
verberate, poi la pena decisa fu quella di infamarla facendole perdere quella
verginità che difendeva con il suo credo. Santa Marciana guardò in faccia il
giudice che la condannava, urlandogli di adorare Gesù Cristo e abbandonare gli
idoli. Fu consegnata a un gladiatore di nome Flammeo perché la violentasse.
Quello non si fece ordinare la cosa troppe volte, anche per Marciana era giovane
e assai graziosa. Ma quando tentò di afferrarla andò a sbattere contro un muro
invisibile che per miracolo si frappose fra lui e Marciana. Il gladiatore ne fu
tanto sorpreso da gettarsi in ginocchio davanti alla Santa, chiedendo perdono e
convertendosi a quel Dio così potente. Lei gli promise che presto sarebbe stato
uomo libero, e non più schiavo. La storia del miracolo arrivò però alle orecchie
del giudice, che non si arrese affatto. Consegnò Marciana a un latro gladiatore,
con lo stesso ordine: “Falle perdere la verginità”. Ma non ci fu nulla da fare:
ogni volta che si avvicinava a lei, ecco sorgere dal nulla il muro che lo
impediva. Furono cambiati quattro gladiatori, e quattro muri miracolosi
protessero la verginità di Marciana. Il giudice furibondo la condannò allora ad
essere sbranata dalle fiere nell’arena di Cesarea. Per il grande spettacolo- era
il 9 gennaio- a furore di popolo fece impalare in mezzo all’arena Marciana
liberando un leone affamato e furioso. In occasione di quella esecuzione che
venne presa come una festa, il giudice rese libero il gladiatore Flammeo,
realizzando la profezia della santa. Il leone si avvicinò a Marciana, la annusò
e se ne andò via scodinzolando. Rabbia e furore del giudice, che la condannò ad
esser incornata da un toro. Altra festa nell’arena , altri gladiatori liberati,
Marciana legata al palo e il toro che scalpitava. Corsa furiosa e incornata:
questa volta la ragazza fu colpita e ferita in una mammella, facendo sgorgare
fiotti di sangue. Ma quel taglio miracolosamente si cicatrizzò in pochi secondi,
e al giudice per poco non venne un colpo. Ma non si arrese: fece di nuovo legare
Marciana e chiese di scatenare un leopardo. Fu la santa a questo punto ad alzare
gli occhi al cielo e gridare: “Io vi vedo, Signore. Io vi seguo. Ricevete
l’anima della vostra serva. Siete stato con me nella prigione, e avete difeso e
conservato la mia castità”. Il leopardo a quel punto le saltò addosso
azzannandole la gola, e Marciana spirò così vergine e martire.
Venerata fin dai primi secoli, fu portata a Toledo per
essere imbalsamata, e lì rimase per secoli fino a quando il suo corpo fu
acquistato dal vescovo di Camerino e portato nella chiesetta che sarebbe
diventata di Laura Boldrini, presidente della Camera dei
deputati
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