Anche Tesauro, parruccone della Corte costituzionale, in affari con la cricca

Spunta il nome di un alto magistrato nelle inchieste sulla cricca degli appalti pubblici. Si tratta del giudice della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro, già presidente dell’Autorità antitrust italiano. Il magistrato- che non risulta al momento indagato- è stato più volte intercettato al telefono con uno degli esponenti più discussi della cricca, Antonio Di Nardo, cui Tesauro di fatto fa da consulente per un contenzioso assai serio con l’Autorità di Vigilanza nei lavori pubblici. Ma i magistrati fiorentini stigmatizzano anche un secondo ruolo ricoperto dal giudice della Corte Costituzionale: quello di socio de “Il Paese del sole immobiliare”, società a caccia di concessioni e appalti di costruzioni in Gallura, nel cui capitale Tesauro fa compagnia a imprenditori e dirigenti pubblici più volte sospettati di collusioni con la criminalità organizzata. Con la stessa quota di Tesauro c’è anche un dirigente del Ministero delle Infrastrutture, Ivo Blasco, così descritto nell’informativa dei carabinieri: “Si segnala che il citato BLASCO Ivo, risulta indagato per reati aggravati dalla finalità mafiosa (art. 7 Legge 203/1991) nell’ambito di una indagine denominata “TAMBURO” condotta nel 2002 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nel 2002 riferita al condizionamento esercitato da alcune ‘ndrine calabresi nella esecuzione dei lavori dell’autostrada Salerno- Reggio Calabria”. Nel Paese del Sole figurano poi lo stesso Di Nardo, e Aniello Cera, due nomi che agli inquirenti fanno nascere il sospetto di “eventuali collegamenti con della criminalità organizzata (anche in considerazione dei rapporti di parentela del Mastrominico). Ci sono poi anche Mario Sancetta, consigliere della Corte dei Conti e sodale della cricca degli appalti, e un altro imprenditore di riferimento della cricca, Rocco Lamino. Che cosa fa l’immobiliare co-fondata a fine 2007 dal giudice della Corte Costituzionale? Lo raccontano i magistrati fiorentini grazie alle intercettazioni telefoniche. “Nella giornata del 23 ottobre DI NARDO Antonio parla33 con tale Guglielmo delle trattative che sono in corso con una signora di Santa Teresa di Gallura per l’acquisto di un’area edificabile, precisando che in questa operazione è pure interessato il presidente Tesauro (Giuseppe) ... “eh solo che ... un intoppo domani me ne devo venire perchè ... mò sto con Rocco vedi ... dice che 'sta signora di Santa Teresa di Gallura ci ha fatto una controfferta ... pure abbiamo parlato con Tesauro... con il Presidente ... che anche loro sai sono soci in questa cosa ... e quindi dobbiamo formare un altro tipo di società e ci dobbiamo fare una controfferta perchè lei ci ha chiesto ... era partita da 1.600 al metro mò è scesa quasi a 1.200 ... 1.100 ... al metro quadro ….(…) … sono 6.000 metri di terra c'è tutta una concessione al 2,5 % di edificabilità …(…) … a Santa Teresa …(..) …sul mare... sul mare”. Tesauro che viene ascoltato dai magistrati mentre combina incontri, pizze al circolo Aniene e rapidi caffè a Napoli con esponenti della cricca, cerca di risolvere a Di Nardo anche il problema con l’Autorità dei lavori pubblici, che contesta al funzionario statale proprio il possesso di due società: una Soa e la immobiliare fata con Tesauro, incompatibili con la sua funzione. Per altro la figura stessa di Di Nardo è più volte discussa nell’ordinanza dei magistrati di Firenze, che così lo definiscono: “diretto referente di soggetti riferibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso” e “referente” negli appalti della cricca di “alcune delle imprese consorziate di origine siciliana e campana connotate dalla presenza, quali soci o amministratori, di soggetti già coinvolti in procedimenti penali per reati di associazione di stampo mafioso”. Non proprio le migliori compagnie, figurarsi i migliori soci in affari, per un giudice della Corte Costituzionale.

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