Ingrassato con la Rai, Santoro non si può mai mettere a dieta
Articolo 27 del contratto di lavoro giornalistico: “il direttore, il condirettore, il vicedirettore può essere licenziato anche in assenza di giustificata causa o di giustificato motivo”. Vale per tutti i giornalisti italiani meno uno: Michele Santoro. Per lui e per la Rai che sarebbe il suo editore, non vale il contratto di lavoro giornalistico. E’ direttore a prescindere e a vita, per editto (italiano, ma assai più bulgaro di quello celebre) di un magistrato. Non è licenziabile, non è contestabile, non è sostituibile. Si trattasse di un qualsiasi altro giornalista, di quelli che a differenza sua sono sottoposti a regole e contratti, domani sera andando in onda da Bologna dovrebbe dire addio alla Rai per evidente violazione dell’esclusiva contrattuale. E invece non accadrà, perché Santoro è protetto da un lodo assai superiore a quello ideato da Angelino Alfano: per lui immunità assoluta, e non per via costituzionale. Nemmeno ha dovuto scomodare una legge. E’ bastato un editto di un giudice.
Da ore gli avvocati della Rai sono al lavoro per verificare la violazione del contratto di esclusiva che Santoro ha firmato in cambio di oltre 700 mila euro, ma è tempo buttato via. Come con una certa amarezza sosteneva ieri un alto dirigente: “tanto esiste in Italia un giudice disposto a dare ragione alla Rai contro di lui? Possiamo avere tutte le ragioni del mondo. Nessuno ce le riconoscerà”. E’ vero: come si può pensare che ci sia un giudice disposto a dare torto al nuovo leader del partito delle procure? Lui è fuori dalla legge. Vi è sopra. In più è pure un incantatore di serpenti, talmente abile da avere schierato a propria difesa proprio quei babbioni del sindacato unico dei giornalisti. Che c’entra la Fnsi a protezione di Santoro? E’ come se la Caritas si mobilitasse a garantire un pasto caldo a Silvio Berlusconi. Michele chi? Occupa militarmente una serata tv Rai dal 1987. Lì si è fatto blindare dall’editto italo-bulgaro, come un tappo sul prime time della tv di Stato. Per colpa sua non avranno chance nuovi talenti, non potrà crescere un giovane, qualche precario resterà precario a vita. Basta guardare quel che è accaduto in queste settimane. Con una decisione più che discutibile la Rai ha sospeso in campagna elettorale tutti i talk show. Meno puntate significa anche meno lavoro. Meno stipendio per tutti quelli che lì lavoravano e non essendo vip non godevano di un minimo garantito. Che hanno fatto Fnsi e Usigrai? Bracci di ferro, manifestazioni, comizi di fuoco per ottenere che a parte i contratti che durano pochi mesi e pochi euro, ai poveri precari non fosse tolto un mese di stipendio così? Figurarsi! Se ne preoccupa Santoro di quei poverelli? No, lui è impegnato a tenere alto il suo peso politico, che vale oro. E quindi, se il conduttore principe se ne frega dei suoi precari, ci deve pensare il sindacato? Quello come sempre è alla corte del vero potente, mica lì a curarsi dei poveracci.
Cari signori della Rai, ritirate allora i vostri avvocati e giuristi. Inutile aggiungere al danno anche lo sberleffo di Santoro e dei suoi amichetti in tribunale. Arrendetevi, lui non è un dipendente. Da tempo le parti sono invertite. E’ un capo di partito, il più forte che c’è. Lo volevano fare fuori ai tempi di dc e psi. Ma è ancora lì, nello stesso posto. Sono democristiani e socialisti a non esserci più. Quella di domani sera sarà solo una manifestazione di partito. Lo ha certificato Sky Tg24 che la trasmetterà in diretta: “l’abbiamo fatto anche con il Pdl a San Giovanni”. E allora beccatevi l’onorevole Santoro. Non si nega una piazza per un comizio in campagna elettorale. Poi ci dirà la questura quanti l’avranno seguito…
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