
Paolo
Gambescia è stato direttore dell'Unità, del Mattino, del Messaggero. Dopo una vita da giornalista Piero
Fassino e Walter
Veltroni due anni fa gli chiesero il grande salto, in politica. Eletto a Montecitorio si è rimboccato le maniche come un ragazzino al primo giorno di scuola. Ha studiato, ascoltato consigli, lavorato. Di 630 deputati è risultato l'11° per presenze in aula, il settimo dell'Unione: ha partecipato al 99,25% delle sedute. Entrato in commissione giustizia è stato relatore dei provvedimenti più delicati, come quello sulle intercettazioni. Un deputato modello, uno dei 100 panda da salvare proposti dai lettori di
ItaliaOggi. Bravo. Quindi se ne torna a casa, perché
Veltroni non l'ha ricandidato . Ad ascoltare dal diretto interessato anche i modi della liquidazione, senza una telefonata, senza il coraggio di una spiegazione, ben si comprende cosa ci sia dietro ai finti sorrisi in
tv e al
bon ton
bipartisan che doveva fare svoltare questa campagna elettorale. Solo un
romanticone un po' ingenuo come
Gambescia poteva fidarsi e affidarsi alle moine di questa nuova politica patinata, senza intravedere dietro i sorrisi di circostanza la più tipica dentatura da pescecane. Intendiamoci,
Gambescia tornerà a fare il giornalista e fra poco si godrà la meritata pensione (è nato nel 1945), non siamo qui ad occuparci di nuova disoccupazione. Il suo caso però non è isolato. Basta scorrere le liste elettorali del partito democratico e fra un
capatàz da salvare con le deroghe alle
rigidissime regole di partito, fra una giovane carina e di buoni salotti, un industriale di buona famiglia, una precaria che tale poi non era, una lavoratrice che non lavora da sei anni, una ragazzina fresca di laurea, una portaborse, una figlia del notabile di turno, beh, si fatica a trovarne anche uno bravo e competente. Si contano sulle dita di una mano, il migliore in quelle liste è Giancarlo Sangalli, una vita spesa nella
Cna, un curriculum manageriale che pochi possono vantare in Italia, e una passione politica non comune. Portare in Parlamento una squadra così è rischio non piccolo, un dramma in caso di vittoria elettorale: quasi nessuno padroneggerebbe i segreti del palazzo, sarebbe a conoscenza dei regolamenti parlamentari, potrebbe lavorare con profitto. Fra qualche ora saranno rese pubbliche anche le liste del
Pdl, che finora ha seguito belletto dopo belletto la grande incipriata di
Veltroni. Con un parlamento del genere, molto
antipolitico, finalmente si riuscirà a fare peggio. E non era facile...