C'è un'Italia che batte la crisi

La più importante scuola di guida britannica ha scelto la Fiat 500 per fare prendere la patente ai ragazzi di sua maestà. Saranno forniti 14 mila modelli, e già il numero non è da buttare via. Ma grazie a questo accordo a Fiat è concesso l'ingresso sul mercato britannico dalla porta principale, quella dei giovani che si compreranno la prima auto. Un privilegio finora dato a General motors, che con la sua Vauxhall Corsa aveva conquistato proprio questo segmento di mercato delicato. Una buona notizia quella che arriva da Fiat. E che segue di poche settimane la consegna delle moto Guzzi alla polizia di Berlino, che le ha preferite alla Bmw. C'è un Italia che non solo se la cava, ma attraversa la crisi con successo. Quelli di Fiat e di Guzzi sono due casi, certo. Ma arrivano negli stessi giorni in cui la Sambonet fa suo un marchio storico tedesco come quello di Rosenthal e in cui la Todini costruzioni ha vinto la gara per costruire una delle principali autostrade della Georgia. E ogni giorno decine di piccole, medie e grandi imprese italiane riescono a vincere in casa e all’estero la loro sfida sul mercato. C’è anche e soprattutto questa Italia, che si racconta poco, in quell’anno nero per l’economia mondiale che ha frenato pil, fatto lievitare cassa integrazione e disoccupazione. Di queste probabilmente vedremo ancora traccia evidente e non lieve in autunno, ma sono veri e concreti i segnali di una inversione di tendenza, in grado di fare pensare davvero che abbia ragione Giulio Tremonti quando sostiene che si sta per attraversare l’ultimo miglio della crisi economica, magari senza conoscere i tempi di percorrenza, ma certi che alla fine si possa vedere la luce. Due i segnali che arrivano anche dagli indici economici. Il primo è ufficiale e l’ha comunicato ieri l’Isae: l’indice di fiducia dei consumatori italiani a luglio è salito dal 105,4 a 107,5, ed è il livello più alto dal novembre 2007. Il secondo segnale arriva da un articolato sondaggio Ispo-Agos sulla distribuzione. A parlare non sono in questo caso i consumatori, ma chi vende loro le merci. Il 59% degli intervistati vede la situazione del proprio esercizio commerciale in miglioramento o comunque positiva per i prossimi mesi. Uno su due immagina anche una evoluzione positiva dei consumi in generale, ed è un bel salto visto che lo stesso campione a marzo vedeva un futuro nero nel 73 per cento dei casi. Non è poco, tanto più se si ricorda che la vera origine di questa crisi è stata proprio nella caduta verticale della fiducia a livello mondiale... Franco Bechis

Marino di nuovo sbugiardato dall'Università di Pittsburgh

Ignazio Marino non disse la verità nel 2002 sul suo divorzio dall’Ismett di Palermo e casca nello stesso vizio di allora anche oggi, a sette anni di distanza. L’Università di Pittsburgh, suo datore di lavoro dell’epoca, in una lettera inviata al Foglio e pubblicata sul numero di oggi, conferma l’autenticità del documento rivelato dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara e pubblicato anche su Italia Oggi sabato scorso: il professore esperto in trapianti che oggi tenta la scalata al Pd sventolando la bandiera della questione morale, fu allontanato da quel centro di eccellenza proprio per irregolarità amministrative da lui compiute: note spese duplicate e indebitamente a lui rimborsate per almeno 8 mila dollari. Anche dall’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, arriva una versione assai diversa e anche un po’ stupita della ricostruzione fatta sul divorzio dell’epoca. Non riponendo nemmeno davanti al documento di Pittsburgh la bandiera della questione morale, il professore-senatore-aspirante segretario del Pd ha di fatti sostenuto di avere maturato la decisione di lasciare Palermo perché ci sarebbero stati appalti poco chiari che coinvolgevano l’Ismett e interferenze nella gestione. Cuffaro gli ricorda di averlo all’epoca difeso e di avere provato la mediazione con gli americani e che in ogni caso gli appalti dell’Ismett se li faceva l’Ismett stesso (di cui Marino fu amministratore delegato). Potrebbe essere questione di punti di vista. Non lo è invece il documento ufficiale (e non ufficioso, come il professore ha sostenuto) di Pittsburgh che motivò il suo brusco allontanamento proprio per una questione morale (che il datore di lavoro- lo stesso che oggi conferma- sventolò con evidenza proprio nei confronti di Marino). Per difendersi, senza dire nemmeno una parola sulla duplicazione a propria firma delle note spesa, il candidato alla segreteria del Pd ha sostenuto che queste sono procedure normali quando si litiga, che la lettera di allontanamento e di contestazione era solo una bozza ufficiosa, che poi quella ufficiale degli avvocati (da lui prodotta) l’ha sostituita e ha messo tutto a posto. E’ un falso. La lettera degli avvocati sventolata da Marino porta in intestazione la data del 6 settembre 2009 e l’orario 6:56 p.m. Quella di contestazione con tutti i gravi addebiti è stata controfirmata in ogni foglio e in calce da Marino alle 00:16 del 7 settembre 2002, quindi successivamente. L’uomo che vuole moralizzare il Partito democratico non dice dunque la verità Franco Bechis