Marino di nuovo sbugiardato dall'Università di Pittsburgh

Ignazio Marino non disse la verità nel 2002 sul suo divorzio dall’Ismett di Palermo e casca nello stesso vizio di allora anche oggi, a sette anni di distanza. L’Università di Pittsburgh, suo datore di lavoro dell’epoca, in una lettera inviata al Foglio e pubblicata sul numero di oggi, conferma l’autenticità del documento rivelato dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara e pubblicato anche su Italia Oggi sabato scorso: il professore esperto in trapianti che oggi tenta la scalata al Pd sventolando la bandiera della questione morale, fu allontanato da quel centro di eccellenza proprio per irregolarità amministrative da lui compiute: note spese duplicate e indebitamente a lui rimborsate per almeno 8 mila dollari. Anche dall’ex presidente della Regione Sicilia, Totò Cuffaro, arriva una versione assai diversa e anche un po’ stupita della ricostruzione fatta sul divorzio dell’epoca. Non riponendo nemmeno davanti al documento di Pittsburgh la bandiera della questione morale, il professore-senatore-aspirante segretario del Pd ha di fatti sostenuto di avere maturato la decisione di lasciare Palermo perché ci sarebbero stati appalti poco chiari che coinvolgevano l’Ismett e interferenze nella gestione. Cuffaro gli ricorda di averlo all’epoca difeso e di avere provato la mediazione con gli americani e che in ogni caso gli appalti dell’Ismett se li faceva l’Ismett stesso (di cui Marino fu amministratore delegato). Potrebbe essere questione di punti di vista. Non lo è invece il documento ufficiale (e non ufficioso, come il professore ha sostenuto) di Pittsburgh che motivò il suo brusco allontanamento proprio per una questione morale (che il datore di lavoro- lo stesso che oggi conferma- sventolò con evidenza proprio nei confronti di Marino). Per difendersi, senza dire nemmeno una parola sulla duplicazione a propria firma delle note spesa, il candidato alla segreteria del Pd ha sostenuto che queste sono procedure normali quando si litiga, che la lettera di allontanamento e di contestazione era solo una bozza ufficiosa, che poi quella ufficiale degli avvocati (da lui prodotta) l’ha sostituita e ha messo tutto a posto. E’ un falso. La lettera degli avvocati sventolata da Marino porta in intestazione la data del 6 settembre 2009 e l’orario 6:56 p.m. Quella di contestazione con tutti i gravi addebiti è stata controfirmata in ogni foglio e in calce da Marino alle 00:16 del 7 settembre 2002, quindi successivamente. L’uomo che vuole moralizzare il Partito democratico non dice dunque la verità Franco Bechis

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