Per il fisco la escort d'Italia valeva 733 euro al mese

Nome, D’Addario Patrizia. Reddito lordo 2005 : 12.265 euro. Netto mensile: 733,84 euro, appena 170 euro sopra la soglia della povertà ufficiale. Tasse pagate: 2.725 euro all’anno. Non se la passava un granchè bene la protagonista del sexy gate italiano prima di fare esplodere il caso Silvio Berlusconi. Certo, i redditi per esercitare il mestiere più antico del mondo non finiscono mica nel 740, e alla D’Addario sarebbero bastate due serate da accompagnatrice perfino senza “utilizzatore finale” per essere rimborsata di quel che in un anno aveva versato al fisco con il suo 740 ufficiale. Ma fino a lì la povera Patrizia non deve avere vissuto anni d’oro. Ora si atteggia a star del Midem di Cannes, il salone internazionale della musica dove la D’Addario è sfilata sotto i flash internazionali pochi giorni fa. Ma era ben altra musica quella che suonava dieci-quindi anni fa, quando per piazzare insieme al socio qualche book video o fotografico della sua Stadium pictures snc a Bari le doveva provare proprio tutte. Fu il suo primo flop imprenditoriale. Voleva produrre film, telefilm, documentari, spot, spettacoli teatrali, libri d’arte e fotografici sul Mezzogiorno d’Italia e la Puglia in particolare. Non ha ottenuto che qualche piccola commessa e quando era appena uscita dalla fase di lancio la D’Addario e il suo socio, Riccardo Schito, avevano dovuto chiudere baracca e burattini e liquidare la società. Non è andata molto meglio negli anni successivi: qualche piccolo contratto televisivo, qualche book fotografico, perfino un calendario. Anche se non traspariva dalla dichiarazione dei redditi, qualche soldino Patrizia doveva averlo messo da parte. Tanto che dal 2000 risulta proprietaria di una bottega da 193 mq a Triggiano e dal 2001 di un appartamento di 6,5 vani e di cantina da 20 mq a Bari, oltre che dei beni ereditati l’anno precedente, alla morte del padre Francesco e poi a quella del fratello Luigi, insieme alla madre a Bari (due alloggi da 4,5 vani ciascuno) e nel quartiere Carbonara (un terreno). Ma al catasto la D’Addario è stata protagonista di una girandola di atti in questi anni. I problemi più grossi li ha avuti con la bottega di Triggiano: Patrizia l’aveva conquistata grazie a un atto di permuta con una società: la Galtieri Tommaso e Gaudino Cataldo snc. Loro avevano girato a lei il negozio e in cambio avevano ricevuto da lei parte dell’eredità paterna cui avevano rinunciato madre e fratello: due alloggetti in “abitazione di tipo ultrapopolare” da 1,5 vani ciascuno in via De Rossi a Bari, uno allo stesso indirizzo da 2,5 vani, uno da un vano appena e uno un po’ più ampio, 4 vani. Ma sulla bottega l’anno successivo, il 9 febbraio 2001, è stata posta ipoteca giudiziale dal giudice di pace di Bari con decreto ingiuntivo a favore dell’avvocato Domenico De Felice tutto per una piccola cifra che fra capitale e interessi ammontava a 7 milioni di vecchie lire. Il resto dell’eredità paterna, due mini alloggi ad Adelfia, sono stati venduti il 10 maggio 2001 ai signori Arciuli (marito e moglie) di Bari. Ma non si è potuto ricavare un granchè. Le speranze di Patrizia erano tutte in un’altra parte di eredità: il terreno a Carbonara e il diritto di costruzione di tre fabbricati lì sopra. Era quello che lei avrebbe voluto trasformare in residence e per cui aveva cercato contatti e spintarelle in alto loco. Chiese una mano anche allo stesso Berlusconi, che non poteva dargliela, visto che il comune era saldamente in mano al Pd e al sindaco Michele Emiliano. Secondo la documentazione depositata al catasto però il comune in qualche modo era intervenuto nella vicenda. Il 4 ottobre 2007 infatti aveva costituito davanti al notaio barese Concetta Capano un vincolo di destinazione a favore del municipio del capoluogo pugliese. “I signori Frisone Vincenza (la mamma, ndr)”, si trova scritto nell’atto, “D’Addario Patrizia e D’Addario Luciano, proprietari del fabbricato a costruirsi sito in Bari-Carbonara, si sono obbligati a riservare e destinare a favore del comune di Bari e dei terzi aventi comunque diritto e interesse a tale riserva e destinazione- sempre che il fabbricato venga realizzato- a parcheggio privato le aree di pianoterra e del piano interrato della superficie complessiva di mq 295,75”. Il comune aveva quindi detto sì al progetto di Patrizia, chiedendo in cambio di costruire un parcheggio. Ma poi non se ne è fatto nulla.

2 commenti:

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