Bernabè sta pensando all'azione di responsabilità nei confronti di Tronchetti Provera

C’è un dossier da qualche giorno sulla scrivania dell’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, dietro la decisione di rinviare l’approvazione dei conti consolidati 2009 del gruppo. Un faldone di documenti che la Deloitte insieme al nuovo amministratore delegato di Telecom Sparkle, Andrea Mangoni, ex numero uno di Acea, ha raccolto su mandato dell’azionista all’indomani dell’esplosione dell’inchiesta della procura di Roma. La Deloitte ha acquisito copia della documentazione in mano ai magistrati e scavato a fondo nella sede di corso Italia a Roma anche su tutta la corrispondenza fra il management della controllata e la società madre. Il compito della struttura di legal account di Deloitte è stato puramente investigativo per offrire all’azionista documenti e analisi sul rapporto fra controllata e controllori fin dagli albori dei fatti che hanno portato ai numerosi arresti (da Gennaro Mokbel a Silvio Scaglia fino all’ex amministratore delegato di Telecom Sparkle, Stefano Mazzitelli). Secondo fonti autorevoli interni al gruppo, il fascicolo documentale per ora provvisorio fornirebbe all’azionista elementi anche seri sulla conoscenza a livello apicale di tutto il business operato dalla controllata nel periodo 2003-2007. Non c’è al momento la smoking gun, la prova regina di una conoscenza da parte del vertice apicale di Telecom Italia all’epoca anche delle operazioni fittizie servite ad aggiustare i bilanci di Sparkle. Ma gli indizi non sono pochi, e comunque gli elementi essenziali delle operazioni Sparkle sarebbero stati forniti anno per anno alla capogruppo sia in occasione della presentazione dei budget che come pre-informativa all’approvazione dei bilanci. Ipotesi questa che era stata presa in considerazione anche dalla stessa magistratura, vista l’entità delle somme poste sotto sequestro cautelativo in occasione dell’applicazione delle ordinanze di custodia cautelare: 298 milioni di euro. Una cifra consistente anche per un gruppo grande come Telecom, tanto più che non erano stati appostate riserve ad hoc nel fondo rischi della controllata, che da quanto è venuta a conoscenza dell’inchiesta (fra la fine del 2006 e l’inizio del 2007) ha sempre difeso la propria linea di condotta. Gli elementi raccolti dal Deloitte legal team, su cui viene mantenuto il più rigoroso riserbo, secondo le indiscrezioni che Libero è riuscito a raccogliere, porrebbero al nuovo management di Telecom Italia, e quindi a Bernabè e al presidente Gabriele Galateri di Genola, anche l’ipotesi di un’azione di responsabilità nei confronti del management precedente. Il tema è naturalmente molto delicato, ma sono ormai molti gli elementi raccolti anche su altre vicende (non ultima quelle relative al Tiger team e alle intercettazioni illegali di cui è accusata la vecchia struttura di security capeggiata da Giuliano Tavaroli) che secondo i consulenti di Bernabè imporrebbero oggi l’avvio di una azione di responsabilità nei confronti del consiglio di amministrazione di cui era presidente Marco Tronchetti Provera con Carlo Buora amministratore delegato. Sarebbe- secondo quanto risulta a Libero che non ha però trovato conferma ufficiale dalla società- anche il dossier “azione di responsabilità” ad avere consigliato a Bernabè e Galateri il rinvio del consiglio di amministrazione della capogruppo che ieri avrebbe dovuto approvare i conti 2009. Dal gruppo si ricorda solo come l’attuale management Telecom avesse reso chiaro fin dal 25 febbraio scorso come si sarebbe fatto nel più breve tempo possibile e con assoluta determinazione luce sullo scandalo Sparkle che aveva portato all’inchiesta della magistratura. E in breve tempo sono stati sospesi altri dirigenti coinvolti che non erano ancora usciti dal gruppo. Ma ora lo scontro è destinato a salire sensibilmente di livello.

Nessun commento: