Scaroni meglio di Bartali. Con i francesi che si incazzano



Come nella celebre canzone di Paolo Conte, alla fine della guerra in Libia i francesi si incazzano. E a fargli andare di traverso la bile questa volta non è Gino Bartali, ma Paolo Scaroni. Secondo autorevoli indiscrezioni circolate a Parigi un gruppo fra le più importanti imprese francesi, dalla Total alla Eads alla Vinci e Sofrecom ha scritto una piccata lettera all’ex direttore generale degli armamenti (Dga), Jacqués Emmanuel de Lajugie, che da qualche mese sta ricoprendo di fatto il ruolo di consigliere economico del governo francese per gli affari in Medio Oriente. Nella missiva si citano informazioni di prima mano sul recente viaggio in Italia del leader del Cnt libico, Mahmoud Jibril. Secondo i gruppi industriali francesi giovedì 25 agosto a Milano (e non è un mistero) insieme a Silvio Berlusconi e Franco Frattini con Jibril c’era anche Scaroni che avrebbe firmato con il Cnt una raffica di nuovi permessi estrattivi in Libia. Il gruppo di imprese cita poi il successivo viaggio di Scaroni a Bengasi il 29 agosto insieme a una squadra di tecnici pronta a fare ripartire l’estrazione nell’area di El Feel e nella raffineria di Al-Zawiya, anche per provare a rifornire i ribelli che si trovano in questo momento a secco di benzina. Secondo Total e le altre imprese francesi l’Eni è l’unico ad avere messo piede davvero nella nuova Libia – in cui aveva già permessi di estrazione per una produzione giornaliera di 273 mila barili di petrolio- insieme agli spagnoli di Repsol, che avrebbero firmato nuovi permessi estrattivi con il Cnt libico e inviato tecnici per fare ripartire la produzione nell’area di El-Sharara. Inutile dire che alle imprese francesi le notizie sono andate di traverso. Anche perché- come ricordano nella lettera- è vero che la Francia si è mossa per prima cercando di accreditare i suoi a Bengasi e che i top manager di molte imprese sono stati lì accompagnati dalle strutture diplomatiche e dai servizi un paio di volte, l’ultima lo scorso 13 aprile. Ma in quelle occasioni a parte alcune strette di mano e molti discorsi, a casa non è stato portato nulla. Lo stesso Eliseo e la struttura diplomatica francese avevano consigliato a Total & c una certa prudenza, perché non era affatto chiara l’evoluzione della ribellione libica e nemmeno la solidità della controparte. “La stessa composizione nel Ctn”- fa presente la lettera, “era stata considerata provvisoria e instabile, e ci è stato fatto presente che i ribelli non avevano risorse finanziarie per sottoscrivere accordi”. Prudenza dunque, e attesa. Siccome più o meno le stesse informazioni e gli stessi consigli erano stati dati alle imprese britanniche dal ministero della Difesa e dal Foreign Office, i francesi si erano messi l’animo in pace e attendevano fiduciosi la fine della guerra dopo la presa di Tripoli. Le notizie circolate però su italiani e spagnoli e i particolari sugli incontri di Scaroni hanno scatenato la rabbia dei più grandi gruppi francesi. Che hanno così protestato per ora in modo riservato con Sarkozy e con il governo di Parigi proprio alla vigilia dell’incontro internazionale apertosi ieri sulla ricostruzione della Libia. Una rabbia a cui si è aggiunta ieri quella arrivata dalla pubblicazione sul quotidiano Liberation di una indiscrezione che sembrava quasi la risposta alla protesta delle imprese francesi. Il quotidiano di sinistra rivelava nella sua edizione la firma da parte del governo francese sotto un accordo in base a cui Sarkozy e le sue imprese avrebbero ottenuto il 35% dei permessi di estrazione del petrolio libico in cambio dell’appoggio ai ribelli di Bengasi. A sostegno di questo scoop il quotidiano citava una lettera inviata dallo stesso Cnt all’emiro del Qatar lo scorso 3 aprile. Ieri mattina il ministro degli Esteri Alain Juppè ha precisato di non essere a conoscenza di quell’accordo, anche se considerava naturale che il Cnt privilegiasse nella ricostruzione i paesi che avevano sostenuto i ribelli. Poche ore dopo la doccia fredda: il testo della lettera è venuto fuori, ma portava la firma di un non meglio conosciuto “Fronte popolare della Libia”, e il Cnt ieri ha smentito l’esistenza di qualsiasi accordo scritto con la Francia, ribadendo che sono validi solo i documenti con la firma dello stesso Cnt e sostenendo che “i contratti petroliferi non saranno siglati sulla base di favoritismi politici”.

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