Gattegna sfodera accuse di razzismo per un pezzo che non gli piace: Così banalizza la Shoah



Egregio Direttore,
sono rimasto stupito e costernato nel leggere l’articolo “Talmud tradotto- Berlusconi soffia gli ebrei a Fli” pubblicato da “Libero” l’8 dicembre scorso a firma di Franco Bechis.
E’ grave che un professionista esperto cada in un errore tanto grossolano e che confonda un’importante iniziativa culturale, la cui progettazione risale a diversi mesi fa, con un presunto mercanteggiamento elettorale dell’ultima ora che non è mai avvenuto e mai potrebbe avvenire.
Né l’autore dell’articolo né il giornale da lei rappresentato possono ignorare che per la cultura del nostro Paese sarebbe un grande arricchimento dotarsi della traduzione in italiano del Talmud, un’opera monumentale e fondamentale non solo per gli ebrei ma per l’intera società.
Mi rivolgo a lei per chiederle di riesaminare ciò che è stato pubblicato, tenendo presente che gli ebrei italiani si sono sentiti gravemente offesi nella loro onorabilità e preoccupati per la riproposizione di vecchi stereotipi che in passato hanno prodotto tanti lutti e tanti orrori.
Sarebbe un gesto apprezzabile se questa mia lettera fosse pubblicata sul giornale da lei diretto con il dovuto risalto.
Avv. Renzo Gattegna
presidente Unione comunità ebraiche italiane


Caro avvocato Gattegna, sono ebreo e italiano. E naturalmente non mi sento per nulla offeso da quel che ho scritto e fatico non poco a comprendere come possa esserlo lei o chiunque altro. Non ho mai scritto di un mercanteggiamento della comunità ebraica per il finanziamento della traduzione italiana del Talmud. Né ha senso riferirsi a un mercanteggiamento elettorale, visto che non si vota e la parola “elezioni” in questo momento sembra tabù per chiunque. Ho solo scritto che la scelta (a dicembre, non mesi fa) del governo italiano di trovare un finanziamento straordinario di 5 milioni di euro per tradurre il Talmud avrebbe fatto piacere all’Unione delle comunità ebraiche italiane. La sua lettera dice il contrario: evidentemente mi sono sbagliato. O non le fa piacere il finanziamento, oppure non le fa piacere che sia pubblico il nome del donatore: il governo di Silvio Berlusconi. E’ libero di dispiacersi per quel che vuole. Non le consento però da ebreo, appartenente a una famiglia perseguitata durante la seconda guerra mondiale, in cui chi è sopravvissuto lo ha fatto perché riuscito a fuggire lontano dal paese dove era nato, di banalizzare per una sua piccola polemica una tragedia dell’umanità. Di quali stereotipi, di quali lutti e di quali orrori va cianciando a proposito di un articolo sui finanziamenti alla ricerca? Trovi una sola parola nel testo pubblicato che dia appiglio alla viltà con cui lei replica. Mi stupisce che lei- per la carica che ricopre- possa brandire la Shoah con tale banale leggerezza, solo per dire “Io ho ragione (ed è un suo diritto), e se non mi dà ragione allora lei è un persecutore e perfino razzista (e questa è solo ottusa prepotenza)”. Faccio il giornalista, pubblico notizie e talvolta cerco di fornirne l’interpretazione. Può capitare di sbagliare o di trovare chi non è d’accordo. Lei come tutti ha il diritto di replica o di rettifica. Non di non abusarne, e tanto meno di offendere.

Franco Bechis

3 commenti:

Antonio Caracciolo ha detto...

È con grande riluttanza che intervengo su questo blog che utilizza la mia stessa piattaforma, dove gestisco 30 blogs tematici. Il fatto dei cinque milioni di finanziamento per la traduzione del Talmud mi è stato segnalato da più parti, ma ho evitato di scriverne per non tirarmi addosso la consueta accusa di “antisemita”: ne ho fin troppe e sono stanco di rispondere ad ognuna.

Tuttavia, questo luogo virtuale dell’«ebreo» Bechis che risponde all’«ebreo» Gattegna è forse il luogo più adatto per una breve riflessione in questi termini:

- cadono i soffitti delle scuole pubbliche, provocando la morte degli alunni;
- protestano gli amministratori delle massime istituzioni musicali per carenza di fondi, e lungo sarebbe l’elenco della mancanza di fondi per quella cultura che non si mangia

MA ecco che non vengono lesinati a Roma 23 milioni per il museo della Shoah e ora 5 milioni per la traduzione italiana dal Talmud.

Possiedo un piccola antologia del Talmud tradotta in italiano: la curiosità intellettuali non ha confini e appartenenze.

Ma cinque milioni di denaro pubblico, per un testo che interessa in primo luogo una infima minoranza religiosa italiana, su quale base può giustificarsi?

Possibile che la stessa comunità ebraica italiana (non credo la più povera d’Italia) non abbia essa i fondi e la dignità di finanziare essa un testo che li riguarda in primo piano?

Non potrebbero sentirsi in qualche modo discriminati tutti gli altri italiani appartenenti ad altre fedi religiose o a nessuna fede?

E chi avesse interesse ad opere di difficile reperibilità e fruibilità come quella di Eisenmenger (critico del Talmud nell’anno 1700) o dell’ebreo convertito Giulio Morosini, la cui opera pare sia stata di base per il libro di Ariel Toaf? Potrebbe chiedere che di quei cinque milioni una parte servisse anche alla letteratura critica sul Talmud?

E qual è propriamente il significato culturale e religioso del Talmud in relazione non solo al popolo italiano, ma a tutta la cultura giuridica sorta dal diritto romano?

Essendovi qui i limiti dei 4000 caratteri di testo, faccio seguire a titolo di documentazione in un prossimo commento, un testo che è stato segnalato alla mia attenzione e sul quale mi è stato chiedo un giudizio, che non saprei dare. Chiedo invece all’«ebreo» Bechis di darne lui una valutazione e magari di sottoporlo lui stesso all’«ebreo» Gattegna, che parla di importanza per la cultura italiana del suddetto testo.

Antonio Caracciolo ha detto...

ALLEGATO

E sapranno infine che Berlusconi, finanziando ad ogni costo la pubblicazione del Talmud ha voluto provocare e criticare una civiltà giuridica nella quale le regole sono scritte dai giudici e prevalgono su quelle della legge, al contrario di quanto accade nel giure ebraico di cui il testo talmudico è la fonte massima.

E capiranno da ultimo che il pio israelita, lettore quotidiano del Talmud, scrive sempre la parola Legge la  maiuscola, perchè si scrive  con rispetto ciò che rappresenta il tuo Dio, che nella cultura ebraica è ciò che ti salva, avendo la lex iudaica fonte soteriologica e non patrimoniale come quella romana. Altro punto imprevio da capire per i nostri giuristi romani.

Se Dio per gli ebrei è la ratio della salvezza, la sola Idea che devi tenere in conto, e Ti educano fin da bambino ad avere solo rispetto per la sua autorità e per nessuna altra, allora capirete, cives romani et littorio adepti, che Israele siamo sempre noi e che il giurista più geniale di voi va bene si e no per prendere appunti di quanto ragiona un talmudista.

Non domandatevi, romani, perchè gli ebrei sono più intelligenti di Voi, perchè la risposta non è nei nostri testi, ma nei Vostri, perchè basterà confrontare il Vostro rango di inferenza col nostro e, da lì si capirà la ragione per quale l'intelligenza formale in diritto è l'ebreo Kelsen e l'intelligenza razionale in fisica è Einstein, perchè entrambi procedono assiomatizzando una idea indeclinabile che Voi avete perso e forse non avete mai avuto: l'idea ebraica della Legge.

Il nostro solo Dio.

Vitaliano Bacchi
da IC

Antonio Caracciolo ha detto...

Chieo scusa per i pasticci informatici. Devo uscire. Vado di fretta. Senza nessuna intenzione polemica sarei grato a Bechis di un suo commento “interno” all’ebraismo: io sono soltanto un «goym”, che si sente lontanissimo dalla «superiore» cultura talmudida, ma purtroppo non vi è nessuno che finanzi la pubblicazione dei due testi critici da me citati: Eisenmenge e Morosini.