Auto blu, aereo blu: la campagna di Renzi la paghi tu

La fattura sarà saldata dai contribuenti italiani. Nell'ultimo mese il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha fatto ventre a terra campagna elettorale per il suo partito e per i principali candidati al Parlamento europeo come alle amministrative collegate. Da Milano a Palermo, da Napoli a Pordenone, da Firenze a Reggio Calabria, da Genova a Cesena, Renzi è stato infaticabile, unendo in qualche giornata chiave anche 5 comizi elettorali, visite alle realtà produttive locali e partecipazioni televisive registrate nel frattempo o confinate a fine giornata alla diretta dagli studi delle varie emittenti.


In tutti questi casi però la campagna squisitamente politica del premier non è stata messa in conto al Pd, o agli eventuali suoi finanziatori privati. E' stata pagata dalle tasche degli italiani, sia per quel che riguarda gli spostamenti aerei, sia per gli spostamenti in auto con relativa scorta a cui il presidente del Consiglio ha naturalmente diritto. Nell'ultimo mese a trasportare Renzi a supportare questo o quel sindaco, a dare una mano a questo o quel capolista, sono stati dieci voli di Stato. Per giustificarli naturalmente l'agenda del presidente del Consiglio ha sempre inserito un appuntamento istituzionale, spesso visite a realtà produttive di quel territorio in compagnia del candidato sindaco del Pd o del candidato all'europarlamento, o visite a qualche scuola di zona. In pochi casi (in genere per tornare a casa a Firenze) il presidente del Consiglio ha utilizzato il treno, che resta il mezzo di spostamento più rapido grazie all'alta velocità. Proprio ieri Renzi era a Firenze, dove era già andato e tornato il 9 e il 10 maggio scorso per dare un sostegno a Dario Nardella, suo ex vice e ora candidato sindaco che si è rivelato assai più debole delle previsioni in una città tradizionalmente governata dal primo partito della sinistra. Il caso Renzi-aerei e trasporti di Stato in campagna elettorale ha naturalmente più di un precedente. Ma non era mai capitato alla vigilia di elezioni che non mettessero in gioco lo stesso governo del Paese. E mai era accaduto con tale intensità. Anche gli stessi appuntamenti istituzionali che hanno formalmente giustificato un tale incredibile dispiego di fondi pubblici in pochi giorni sembrano appiccicati alla bell'e meglio proprio per evitare eventuali azioni di responsabilità della Corte dei Conti. Basti pensare a quel che è accaduto lo scorso 16 e 17 maggio. A metà giornata del 16 Renzi è partito da palazzo Chigi, senza mancare di farsi riprendere all'uscita in piazza Colonna mentre stringeva la mano e faceva i consueti selfie con i passanti. Da lì è volato a Pesaro, formalmente per un incontro con gli imprenditori. Che ovviamente si è tenuto in modo assai rapido. Da lì ha preso a braccetto il candidato sindaco Pd di Pesaro ed è andato a fare una visita politico-istituzionale agli stabilimenti della Scavolini. Poi in piazza per un comizio in appoggio dello stesso candidato. La sera si è spostato in auto blu con scorta nella non lontana Cesena, naturalmente per un comizio a favore del candidato sindaco del Pd. Fra una corsa e l'altra il premier è solo riuscito a complimentarsi per telefono con la sorella Benedetta che quel giorno stesso era stata indicata come assessore in una giunta Pd di un comune in provincia di Bologna. Il mattino dopo a Cesena Renzi ha appiccicato la ragione istituzionale di quello spostamento interamente a carico delle finanze degli italiani (invece che di quelle del Pd come sarebbe normale in qualsiasi altro paese di Europa): una visita di primissimo mattino agli stabilimenti della Technogym del suo amico e sostenitore Nerio Alessandri. Visto che c'era Renzi si è fatto pure immortalare dalle telecamere mentre sgambettava sui tapis roulant con la pancetta ben in vista. Da Cesena, passando attraverso la frettolosa visita di qualche stabilimento, il premier si è spostato a Forlì. Si è cambiato d'abito ed è tornato ad essere il segretario del Pd: comizio per il candidato sindaco del suo partito. Poi si è spostato a Modena: comizio in favore del candidato sindaco del Pd, e per giustificare la spesa istituzionale, anche qualche incontro (insieme al candidato sindaco) con i terremotati di Emilia. Poi pranzo elettorale a Medolla, comizio a Sassuolo in favore del candidato sindaco del Pd, spostamento in serata a Reggio Emilia per un comizio in appoggio del candidato del Pd Luca Vecchi. Nel tour Renzi è stato accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Tutti in nota spese dei contribuenti italiani. Tour non dissimile il 20 maggio scorso, giornata da fisico di acciaio. Di prima mattina con un aereo di Stato Renzi è atterrato a Milano per un incontro istituzionale: con il comitato editoriale della rivista Vita, specializzata nei problemi del volontariato. Passi. Da lì comizio con il Pd di Milano. Poi a Cologno Monzese per partecipare a Pomeriggio 5 con Barbara D'Urso. A pranzo auto blu verso Bergamo per comizio a favore del candidato sindaco del Pd e suo personale amico Giorgio Gori. Poi volo blu verso Bari. Visita istituzionale appiccicata all'azienda Merck, e poi a Monopoli allo stabilimento Black Shape. Sempre accompagnato però dal candidato sindaco del Pd a Bari con cui ha concluso la serata in comizio a suo favore nella piazza del capoluogo pugliese. Renzi deve avere trovato il tempo di incontrare anche Enrico Mentana perchè quella sera è andato in onda a Bersaglio mobile su La 7 e ha parlato anche della strettissima attualità. Giornata simile il 14 maggio, con viaggio a Napoli-Reggio Calabria e Palermo e comizio finale nel capoluogo siciliano. O l'11 maggio a Pordenone e Monfalcone a braccetto degli alpini e della sua candidata Deborah Serracchiani. E poi ancora: Firenze, Genova, Lucca, Verona... Ora bisogna saldargli il conto.

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