CASO RIOTTA. 3/ Il bigliettino di Capezzone
CASO RIOTTA. 2/ Quella frase di Prodi in Cina...
CASO RIOTTA.1/ Quell'intervista apri-pista
Melandri condannata a pagare le spese per avere querelato ingiustamente Italia Oggi
Una sobria Melandri Giovanna Melandri è un ministro sobrio, senza eccessi. Le banche dati sono avare di informazioni. Non una partecipazione societaria. Niente di niente. L'unica a soddisfare qualche sulla diessina nata a New York nel 1962, è quella del catasto. In realtà quello che racconta non va oltre i dati relativi alla proprietà di due appartamenti. Il primo è situato un via di S. Paolo alla Regola a Roma. La Melandri qui ci vive, muovendosi in 6 vani. Un appartamento che vanta una rendita di 1.781,78 euro. Più interessante, invece, la situazione immobiliare che porta dritta al comune di Ficulle in provincia di Terni. In località Poggi, Giovanna Melandri è proprietaria di un appartamento popolare di 4,5 vani per una rendita di 199,87 euro. L'appartamento le è stata donata il 5 ottobre del 2002, donazione dunque effettuata sotto legge Tremonti, da Carla Maria Petrosino Ghelli, romana di 66 anni, la cui unica traccia si ferma a un'iscrizione all'ordine dei giornalisti del Lazio nell'elenco pubblicisti. Notaio rogante Alessandro Pongelli, balzato agli onori delle cronache lo scorso 10 ottobre per essere finito nell'occhio di un'indagine della Guardia di Finanza che gli è costata gli arresti domiciliari
Rovati- Riotta, un bigliettino che non cade dal cielo- Italia Oggi scrive un indiscreto, querelano Cappon, Rovati e mezzo mondo. Ecco la ricostruzione
Rovati e il biglietto su riotta al tg1... IL CASO DEL GIORNO Il retroscena delle nomine Rai del governo Prodi Ancora Angelone Rovati, il mitico amico-consulente dell'attuale presidente del consiglio, Romano Prodi. Ancora un bigliettino, come quello spedito a Marco Tronchetti Provera sul piano Telecom che costò al povero Rovati il posto ufficiale a palazzo Chigi (non quello ufficioso). Beh, a sentire la versione fornita ad amici e colleghi da Marcello Del Bosco, dirigente diessino di lungo corso in Rai, sarebbe stato proprio un bigliettino di Rovati a determinare un anno fa le più importanti nomine della Rai. Secondo Del Bosco, considerato assai vicino a Massimo D'Alema, quel bigliettino sarebbe stato consegnato al direttore generale di viale Mazzini, Claudio Cappon, da Rovati su richiesta del presidente del consiglio. Sopra c'erano scritti solo due nomi. Il primo era quello di Gianni Riotta, che da lì a poco sarebbe stato nominato direttore del Tg1. Il secondo nome era quello di Maurizio Braccialarghe, già direttore generale della Sipra (concessionaria Rai della pubblicità) e in passato direttore della divisione radiofonica. Braccialarghe sarebbe stato nominato direttore del personale di viale Mazzini lo stesso giorno- 13 settembre 2006- di Riotta. Bigliettino Telecom e bigliettino Rai erano contemporanei...
Al testo è seguito annuncio di querela da parte di Claudio Cappon, direttore generale della Rai, il giorno stesso. In modo ufficioso ha fatto sapere di essere intenzionato a perseguire la stessa strada anche Marcello Del Bosco. Il giorno successivo, giovedì 29 novembre, da palazzo Chigi è stata fatta filtrare alle agenzie la medesima intenzione da parte di Angelo Rovati. Querelare è sempre un modo di minacciare la libertà di stampa. Ed è moda assai in voga. Si può smentire e io personalmente ho sempre dato il massimo spazio a chi lo ha fatto con civiltà (gli insulti no, visto che negli articoli contestati non ci sono). Giudichi chiunque la continenza dell'articolo contestato, l'interesse pubblico della notizia, e la sua veridicità ascoltando la ricostruzione di una fonte di alto livello. Ho storpiato la voce con il computer per non mettere in difficoltà eccessiva la fonte. In un eventuale processo per diffamazione (reato che esiste se non c'è continenza dello stile, interesse pubblico della notizia e veridicità dei fatti raccontati), naturalmente porterò con me l'originale...Massimo Ranieri e Franco Di Mare si sono scoperti cugini lunedì sera a Roma
Prodi chiama Tps il suo ministro dell'Economia e rivela: per combattere l'assenteismo nella p.a. i miei consigliano di dare un premio di presenza!
PSICODRAMMI/EZIO MAURO aveva bisogno di una casa. La comprò da chi cercava quei soldi per fare causa a Repubblica
LO SVENTURATO PROFUMO CHIESE AIUTO A CELLI PER FERMARE LA GABANELLI
Da Italia Oggi in edicola/ Clamorosa scoperta archeologica: in Rai hanno trovato una che è stata raccomandata
Ci sono voluti più di 50 anni, ma alla fine le lunghe ricerche hanno avuto successo: in Rai hanno scoperto che una dipendente è stata raccomandata. Addirittura lottizzata dall'ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Si chiama Debora Bergamini, fa il direttore marketing dell'azienda di viale Mazzini in cui è stata catapultata dopo un breve rodaggio come assistente di Berlusconi. Per fare emergere lo scandalo ci sono voluti naturalmente lunghi appostamenti e mesi, se non anni, di intercettazioni telefoniche e ambientali. E per rivelarlo a tutti la caparbietà di un pool di cronisti, quello di Repubblica, che hanno offerto la primizia accompagnata da commenti grondanti indignazione. Il caso Bergamini getta una macchia su una vita aziendale - quella della Rai - di tradizionale e fiera indipendenza dalla politica in genere e dai governi in carica. Fin dal giorno della sua fondazione la Rai è stata presa a modello da tutti i grandi network internazionali per una passione innata per le notizie e l'orgoglioso motto «il mio unico azionista è il telespettatore». Nelle scuole di giornalismo si citano sempre i celebri direttori del Tg unico, poi del Tg1, del Tg2, del Tg3, dei radiogiornali, delle testate satellitari per la schiena sempre dritta e il coraggio con cui si negarono al telefono e in caso contrario mandarono a quel paese presidenti del consiglio, da Alcide De Gasperi a Romano Prodi passando per i vari Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Bettino Craxi e - certo - anche Berlusconi. Solo qualche settimana fa si sono svolti nell'indifferenza generale i funerali di un ex direttore del tg, tale Enzo Biagi, licenziato dall'azienda di viale Mazzini perché fannullone e scarsamente preparato. Quando Ted Turner fondò la Cnn, per reclutare i giornalisti volle prendere ad esempio i celebri concorsi con cui si erano costruite nella lontana Italia fiori di redazioni giornalistiche invidiate in tutto il mondo: gente preparatasi a lungo sui libri, addestrata quasi militarmente a tenere dritta quella maledetta schiena. Alla Harvard business school esiste addirittura un corso di laurea dove si insegna il modello di governance della Rai: un consiglio di amministrazione indipendente, eletto dai telespettatori fra una rosa di candidati selezionata con criteri durissimi dalle principali università internazionali. Come fra le maglie strettissime di un sistema così consolidato abbia potuto infilarsi - forse di notte - una Bergamini è mistero che solo quel diavolo di Berlusconi potrebbe rivelare. Giusta l'indignazione generale. Appare fin poco la «class action» minacciata dall'Usigrai, il sindacato di quelli dalla schiena dritta. L'Italia non si meritava tanta vergogna. Vi pare?