MITRAGLIETTA IN SPALLA, IL CIARRA SBARCA AD ANZIO

Inizia questa sera la campagna elettorale di Giuseppe Ciarrapico. Che presenterà il suo programma sbarcando ad Anzio e ricombattendo a Cassino. L'editore abruzzese di rito ciociaro, candidato al Senato al posto numero 11 della lista del Popolo della Libertà nel Lazio sud, infatti ha deciso di esordire in un posto simbolo come il Museo di Piana delle Orme (www.pianadelleorme.it) alle porte di Latina, dove sono raccolti tutti i più grandi cimeli della storia della bonifica pontina, della prima e della seconda guerra mondiale. Lì c'è il carro armato più richiesto nella storia del cinema, quello utilizzato nelle riprese de "Il paziente inglese" e de "La vita è bella". Sceneggiati pure le battaglie di Montecassino e lo sbarco ad Anzio. Ciarrapico è un appassionato collezionista militare. Se volete farlo felice, regalategli qualche soldatino raro... Di truppe avrà bisogno comunque per entrare in Senato. Con i sondaggi attuali il Pdl potrebbe perdere nel Lazio, e il Ciarra resterebbe tagliato fuori. Pronto a fare il tifo per un ingresso nel govermo di Lamberto Dini e Marcello Pera che- dimettendosi- gli lascerebbero il seggio...

E' L'ENI L'ARMA SEGRETA DI BERLUSCONI SU ALITALIA

Esiste o non esiste una cordata tutta italiana per l'Alitalia? Silvio Berlusconi ha lanciato il sasso in campagna elettorale, e a molti è apparsa una boutade. Ma il Cavaliere sta pensando davvero a un'alternativa seria alla soluzione Air France. In campo resta sempre il duo Banca Intesa-Air One, ma l'idea del leader del Popolo della Libertà è quella di affiancare altri istituti bancari (Unicredit-Capitalia, Banca popolare di Milano) qualche imprenditore noto (Luciano Benetton) e soprattutto l'Eni guidato da Paolo Scaroni, che ha le risorse finanziarie necessarie, è il gruppo portabandiera dell'Italia nel mondo e non è del tutto estraneo al business. Sia pure su piccola scala l'Eni possiede già una piccola compagnia di bandiera per i voli privati. Una mini-flotta che effettua servizi interni ma che affitta voli anche al management delle principali aziende italiane e ai privati che lo richiedono. Dell'ipotesi- secondo quanto rivelato da Berlusconi in privato- si è già fatto cenno a Scaroni, il manager che prima del cavaliere ha lanciato la moda del "tutti senza cravatta". Non si sa con quanto entusiasmo l'idea sia stata accolta dal diretto interessato. Ma è probabile, che a poche settimane dal rinnovo delle cariche in Eni, non sia arrivato un "no" scortese e roboante...

Ma sì che c'è un vero fascista in lista con Veltroni!

Sull'onda del caso Ciarrapico e spingendosi a una di quelle affermazioni apodittiche che mai si devono fare, tanto meno in politica, Dario Franceschini aveva sfidato chiunque a trovare un nostalgico del fascismo in lista con il Pd di Walter Veltroni. E ha perso la scommessa: c'è un fascista dichiarato, coordinatore nel Lazio di Alternativa sociale, partito di Alessandra Mussolini. Si chiama Paolo Arcivieri e corre per il Pd nel municipio VI di Roma-. L'ha pizzicato nelle liste depositate E polis, raccontando anche i sette mesi di galera che Arcivieri si è fatto nel 2006 non per apologia di fascismo ma per l'inchiesta sugli irriducibili della Lazio che ricattavano il presidente Claudio Lotito. Ora la candidatura, pare dovuta alla ex Margherita e a Giulio Pelonzi, consigliere comunale rutelliano di fede laziale, crea imbarazzo. E si sostiene che se anche eletto Arcivieri rifiuterò l'incarico. Ma come è finito in quel posto? E quale controllo c'è sulle liste in casa Pd?

CIARRAPICO, IL PAPISTA ANTI-PAPISTA

Giuseppe Ciarrapico ha annunciato urbi et orbi nel week end di non essere fascista, ma "papista e ghibellino", e così tutti i giornali hanno riportato, sintetizzando una intervista concessa dal futuro senatore del Pdl a Petrus, sito non ufficiale dei Ratzinger boys. Nessun giornale si è chiesto come si potesse essere allo stesso tempo anti-papista (ghibellino) e papista. Lunedì 17 marzo però il sito Petrus e il suo condirettore Bruno Volpe hanno corretto l'intervista a Ciarrapico, titolandola: "sono papista e guelfo". Lo stesso Volpe spiega che cosa è accaduto...

CASINI RIVELA I SEGRETI DEL VELTRUSCONI

Lui li ha visti da vicino per anni. Coverà qualche risentimento, ma è un testimone attendibile. Pierferdinando Casini sostiene di sapere già cosa accadrà dopo il voto del 13 e 14 aprile. Non usa toni di propaganda. Parla di governissimo, di un patto già scritto fra le vere eminenze dei due leader che stanno facendo campagna elettorale: Gianni Letta e Goffredo Bettini. Un accordo alla base della decisione di Walter Veltroni e Silvio Berlusconi di correre quasi da soli. Con gli altri, compresa l'Udc, alla finestra: «Se si penserà al bene del paese, ci saremo. Se il patto riguarda solo loro, faremo i cani da guardia. Vigileremo». In una lunga intervista a ItaliaOggi il leader dell'Udc si candida anche ad alfiere dei cattolici... La campagna elettorale è appena all'inizio, ma sembra iniziata da mesi. «Sono stanchissimo...», si sfoga Casini nel suo ufficio a Montecitorio, «ogni giorno un incontro. Sicilia, Lombardia, Bruxelles. E di notte non si dorme...». La moglie, Azzurra, è avanti nella seconda gravidanza. Alle cinque del mattino il piccolo sveglia tutti ancora prima di nascere. Si accumula sonno, e lo sforzo non era previsto. «Ma ormai è acqua passata. Inutile polemizzare». Il quorum è certo alla Camera. Per il Senato al momento sicuro in Sicilia «probabile in Campania, forse in Puglia. Possibile in Veneto o Lazio». Si punta al Senato, perché lì l'Udc (in lista tutti cattolici sicuri) potrebbe diventare determinante per la Chiesa, che in qualche modo è divenuta grande sponsor di questa avventura. Qualche giorno fa, prima di combinare l'intervista, Casini telefonò per replicare a una prima pagina di Italia Oggi che non gli era piaciuta. Cortese come sempre, si era lasciato andare: «Berlusconi aveva immaginato di schiacciarmi. Ora anche lui ha capito che non era possibile...». La rabbia giorno dopo giorno è svanita. Gli errori compiuti dai due padroni della campagna elettorale con la presentazione delle liste, e soprattutto quell'intesa che li costringe a correre paralleli senza mai graffiare aprono un'autostrada inattesa al piccolo centro che non aveva ottenuto la legge elettorale necessaria a diventare l'ago della bilancia. Nell'intervista (che sarà trasmessa anche su Class Cnbc) il leader Udc spiega naturalmente il programma, offre qualche retroscena gustoso delle ultime settimane, non si tira indietro quando si tratta di dare i voti alla campagna elettorale degli avversari. Sembra sincero, e non è poco. Non è un male che riesca a sopravvivere anche al grande patto...

Università di Siena? Mezza bugia di Silvio. Battuto da Walter che non azzecca la verità su nessuno dei candidati del Pd. ECCO LA SFIDA DELLE PATACCHE

Non esiste il rapporto dell'università di Siena che Silvio Berlusconi ha sventolato più volte in questo inizio di campagna elettorale vantandosi di avere una certificazione «di sinistra» sulla realizzazione dell'80% delle promesse elettorali del 2001. O meglio, esiste, è fatto da un centro di studi sulla politica collegato all'università di Siena (finanziato dal 2002 dal governo italiano), non ha professori di sinistra fra i ricercatori, e dice che nei suoi anni di governo Berlusconi ha portato in consiglio dei ministri l'80% dei provvedimenti promessi. Ma gran parte non sono diventati legge, e quindi non sono stati realizzati. Uno spot-patacca. Come quelli di Walter Veltroni sulle false candidature (...)Il leader del partito democratico aveva infatti promesso quote rosa-boom nelle sue liste, poi ha infilato in fondo la gran parte delle candidature femminili, trattandole peggio della servitù. Così si è preso i fischi dall'intera Milano di centrosinistra, città abituata a un sindaco donna, a un presidente di Assolombarda donna, a quote rosa nelle grandi aziende. E oggi scandalizzata a leggere i nomi presentati dal Pd per il Senato, dove sì e no si legge il nome della raccomandatina di turno o della poetessa svampita prestata alla politica. Clamoroso lo scivolone dello stesso Veltroni, che ha voluto presentare personalmente due sole candidate-simbolo: Loredana Ilardi, precaria di Palermo e Franca Biondelli, infermiera turnista di Borgomanero. Le ha presentate così: «Avere 33 anni e guadagnare 700 euro al mese è lo specchio di un paese dove la precarietà è la prima emergenza sociale. Precarietà non ha nulla a che vedere con la flessibilità ma va affrontata e risolta perché é un dovere...». Poi è saltato fuori che la Ilardi precaria non era per nulla: assunta a tempo determinato, ma con un part time di 4 ore al giorno che giustificava ovviamente i 700 euro al mese. E la Biondelli, donna-simbolo delle lavoratrici, al posto di lavoro non metteva piede dal lontano 2002, quando chiese ed ottenne il distacco sindacale, per altro essendo anche eletta in consiglio comunale. Due bugie, dunque. Come quella (a metà) di Berlusconi. E uno che fa? Chiede scusa, spiega di non essere stato ben informato? Macchè. Veltroni, livido di rabbia, si è vendicato sulle poverette: zitto zitto ha fatto slittare la Ilardi dal secondo al nono posto nelle liste in Sicilia. La Biondelli invece all'ottavo e ultimo posto in Piemonte. In fondo, una volta vendute al pubblico, le patacche non riguardano più chi le ha messe in commercio...

PD, ce ne era uno bravo. Ma non è una segretaria. A casa!

Paolo Gambescia è stato direttore dell'Unità, del Mattino, del Messaggero. Dopo una vita da giornalista Piero Fassino e Walter Veltroni due anni fa gli chiesero il grande salto, in politica. Eletto a Montecitorio si è rimboccato le maniche come un ragazzino al primo giorno di scuola. Ha studiato, ascoltato consigli, lavorato. Di 630 deputati è risultato l'11° per presenze in aula, il settimo dell'Unione: ha partecipato al 99,25% delle sedute. Entrato in commissione giustizia è stato relatore dei provvedimenti più delicati, come quello sulle intercettazioni. Un deputato modello, uno dei 100 panda da salvare proposti dai lettori di ItaliaOggi. Bravo. Quindi se ne torna a casa, perché Veltroni non l'ha ricandidato . Ad ascoltare dal diretto interessato anche i modi della liquidazione, senza una telefonata, senza il coraggio di una spiegazione, ben si comprende cosa ci sia dietro ai finti sorrisi in tv e al bon ton bipartisan che doveva fare svoltare questa campagna elettorale. Solo un romanticone un po' ingenuo come Gambescia poteva fidarsi e affidarsi alle moine di questa nuova politica patinata, senza intravedere dietro i sorrisi di circostanza la più tipica dentatura da pescecane. Intendiamoci, Gambescia tornerà a fare il giornalista e fra poco si godrà la meritata pensione (è nato nel 1945), non siamo qui ad occuparci di nuova disoccupazione. Il suo caso però non è isolato. Basta scorrere le liste elettorali del partito democratico e fra un capatàz da salvare con le deroghe alle rigidissime regole di partito, fra una giovane carina e di buoni salotti, un industriale di buona famiglia, una precaria che tale poi non era, una lavoratrice che non lavora da sei anni, una ragazzina fresca di laurea, una portaborse, una figlia del notabile di turno, beh, si fatica a trovarne anche uno bravo e competente. Si contano sulle dita di una mano, il migliore in quelle liste è Giancarlo Sangalli, una vita spesa nella Cna, un curriculum manageriale che pochi possono vantare in Italia, e una passione politica non comune. Portare in Parlamento una squadra così è rischio non piccolo, un dramma in caso di vittoria elettorale: quasi nessuno padroneggerebbe i segreti del palazzo, sarebbe a conoscenza dei regolamenti parlamentari, potrebbe lavorare con profitto. Fra qualche ora saranno rese pubbliche anche le liste del Pdl, che finora ha seguito belletto dopo belletto la grande incipriata di Veltroni. Con un parlamento del genere, molto antipolitico, finalmente si riuscirà a fare peggio. E non era facile...

Compagni, dàglie addosso ad Alitalia che con i suoi ritardi mi fa perdere la Juve!. Un ritratto di Walter da La Stampa del maggio 1997...

La Zingarata di Veltroni ( a La stampa del 20/05/1997, pagina 3) ROMA. L'idea con cui domenica si e' messo in viaggio per Torino era quella della scampagnata fuori porta, insieme a tutta la famiglia, con il pretesto della partita Juventus- Parma, il match dello scudetto. Anzi, con le persone che ha incontrato nella sala d'attesa dell'aeroporto di Fiumicino, il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni l'ha definita una "zingarata". Erano li', per lo stesso motivo, il vicedirettore del Tg5, Lamberto Sposini, e un altro telegiornalista, Piero Marrazzo del Tg2. Convenevoli e battute di circostanza fino a quando il personale dell'aeroporto non informa i passeggeri del ritardo Alitalia. A questo punto tutti i presenti si innervosiscono per il timore di non arrivare in tempo alla partita dell'anno. Anche lui, il vicepremier, non e' da meno. Tanto che ai giornalisti presenti chiede: "Ma perche' non fate un articolo contro l'Alitalia? Questa e' una situazione insostenibile...". Finalmente l'aereo parte. La "zingarata" del numero due di Prodi non e' piu' a rischio. Anche perche' le istituzioni corrono ai ripari: ad attenderlo sulla pista dell'aeroporto di Caselle, infatti, Veltroni trova un piccolo corteo di auto. C'e' la sua, quella della scorta e una civetta della polizia pronta a scortarlo di gran corsa allo stadio. Nella zingarata di Veltroni c'e' posto anche per Sposini, che approfitta di un passaggio per non mancare al match. Marrazzo, invece, sbaglia uscita, perde la carovana degli "zingari" e anche la partita. (r. r.) P.S. Questo La Stampa non lo ha scritto, ma insieme ad altri giornalisti su quell'aereo c'ero anche io. Non andavo alla partita, ma a fare il padrino di battesimo di mia nipote (cosa che non riuscii a fare, per il grande ritardo e poi per il blocco causato dalle auto blu di Veltroni..) F.B.

La Chiesa ha deciso: cattolici, non votate Veltroni!

Alla Chiesa ha offerto solo un rogo-simbolo, come fossimo ancora in tempi di Santa Inquisizione. Walter Veltroni ha deciso di escludere dalle liste un amico come Stefano Ceccanti, che ci è pure rimasto male per i modi. Ma il sacrificio si è reso necessario per bruciare sulla pira l'autore del testo di legge più estremo sui Dico, quello che uscì dagli uffici di Barbara Pollastrini e fu addolcito alla meglio da Rosy Bindi. Il fumo del rogo serviva a nascondere quel che nel frattempo stava avvenendo nella preparazione delle liste elettorali del Pd. Dove tutti i candidati cattolici di punta sono stati resi inoffensivi, spediti alla Camera dove non saranno determinanti. Aspetto che non è sfuggito alla Chiesa (...) Candidati simbolo come Paola Binetti e Luigi Bobba sono stati dirottati a Montecitorio, mentre in testa di lista per il Senato figurano tre radicali guidati da Emma Bonino. La pattuglia dei teodem di palazzo Madama che per la Chiesa è stata garanzia durante i faticosi mesi del governo di Romano Prodi, è stata sostanzialmente annientata da Veltroni. Resta in posizione sicura Emanuela Baio, è in bilico in Calabria Dorina Bianchi che dovrà sudare sette camice e accendere qualche cero per fare fruttare il quarto posto di lista cui è stata confinata (laggiù si eleggono 10 senatori: 6 per chi vince e 4 divisi fra tutti i perdenti). Al Senato approderà invece Umberto Veronesi, e con lui tanti altri sostenitori di leggi che preoccupano la Chiesa cattolica. Forse non era necessario nemmeno questo ultimo schiaffo, ma è probabile che le liste segnino definitivamente la linea del Piave per la Chiesa italiana (e non solo) in questa campagna elettorale. Ho avuto colloqui approfonditi in questi giorni con numerosi e autorevoli esponenti della Chiesa cattolica, al di qua e al di là del Tevere. E non è stato difficile cogliere una certa preoccupazione sulla competizione elettorale in corso. Nessuno tiferà apertamente, e non è più tempo di indicazioni vincolanti o di non expedit. Ma, nei colloqui pubblici come in quelli privati, quel che si coglie è lo scarso entusiasmo per la nascita del Partito democratico e l'impresa stessa tentata da Veltroni. Si è accennato nelle settimane scorse a due linee politiche esistenti, quella della Chiesa italiana ancora impersonata dal cardinale Camillo Ruini, e quella della segreteria di Stato Vaticana, guidata dal cardinale Tarcisio Bertone. La prima assai critica nei confronti del centrosinistra, e in tempi più recenti quasi solidale con il tentativo solitario di Pierferdinando Casini e della sua Udc. La seconda invece più ecumenica. Certo i ruoli solo diversi, e la segreteria di Stato del Vaticano non potrebbe mai permettersi rapporti freddi con qualsiasi tipo di governo italiano. Naturale quindi un rapporto costante di Bertone con il presidente del Consiglio in carica, Romano Prodi, che è anche un cattolico- modello nella vita personale prima che politica. Ma se i pastori seguono virtù e vizi dei singoli, chi guida alla Chiesa pensa più alla sostanza politica. Quali sono i temi che più contano oltretevere? Prima di tutto la vita umana. Viene considerato perciò non trattatabile qualsiasi proposito legislativo in grado di allargare le maglie della 194, di rivedere la legge sulla fecondazione assistita, di imboccare strade che per via diretta o indiretta portino all'eutanasia, e certo anche di smontare l'istituto della famiglia naturale. Propositi che in gran parte albergano nel dna del partito democratico di Veltroni e contro cui non sarà più possibile fare argine- come Prodi aveva garantito, mantenendo la promessa- attraverso la pattuglia dei teodem strategicamente posizionati. Per questo, mi dice un alto esponente delle gerachie vaticane «un cattolico colto e intelligente, in grado di riflettere, non può oggi votare per il Partito democratico. A meno che sia in chiara malafede». Un giudizio di fondo che accomuna le due linee apparenti della Chiesa italiana. Chiuse le porte al centrosinistra si guarda con interesse (pur senza particolare entusiasmo) ai programmi elettorali degli altri schieramenti. Docg quello dell'Udc di Casini, al di là degli stili di vita di molti suoi esponenti (che non sono passati inosservati). Importanti i riferimenti alla libertà di educazione contenuti nel programma del Pdl di Berlusconi e Gianfranco Fini, altri due politici che personalmente non suscitano grandi entusiasmi in Vaticano. Ma, come si dice, questo è quel che passa il convento.

PANDA, CHIUSE LE PRIMARIE. HA VINTO DORINA BIANCHI

Hanno vinto le donne. Si sono chiuse ieri alle 13 le primarie di ItaliaOggi, con ben 30 mila voti validi. Più di altri 15 mila sono stati scartati perché voti ripetuti in serie da supporter scalmanati. Il primo posto è stato conquistato dal deputato uscente del Pd, Dorina Bianchi, che quasi mai in queste tre settimane ha mollato la testa della classifica. Non ce l'ha fatta ad agguantarla il deputato uscente di Forza Italia (ora Pdl) Guido Crosetto, secondo assoluto e primo del suo schieramento. Terzo posto per Laura Ravetto (Pdl). Sei donne fra le prime dieci (al decimo la sorpresa Paola Binetti), dieci donne fra le prime 15. Exploit di due outsider: il 25enne Giovanni Vagnone (Pdl) e il 38enne Antonio Guerrieri (Pd)(...) Fossi in Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, a cui trasmetterò la classifica finale come avevo preannunciato, farei un pensierino a inserire nelle liste rispettivamente Vagnone e Guerrieri. Basterebbe leggersi le due loro interviste a pagina otto, per capire come l'Italia abbia bisogno di candidati così. Non sono professionisti della politica, ma nonostante la giovane età hanno idee chiare e una buona preparazione. Guerrieri sembra addirittura finto tanto risponde al modello puro del candidato veltroniano. Ha un cognome comune a tanti altri, e in mezzo a tante scelte roboanti di gente in gamba, ma sempre figlia di qualcuno più in gamba e più noto, anche un caso normale come il suo servirebbe a riportare passione politica. Sono sicuro che Veltroni, che fin qui non ha sbagliato una mossa, non si farà scappare un'occasione simile, come terrà presente le quote rosa indicate dai nostri lettori anche per il suo partito, dalla Dorina Bianchi alla Binetti, e poi ancora Anna Finocchiaro, Silvia Bartolini, Emma Bonino, Mercedes Bresso. Dala società civile altra indicazione: le quasi mille preferenze ottenute da Riccardo Alemanno, presidente dell'Istituto nazionale dei tributaristi. Stesso consiglio a Berlusconi, che se ne fa dare pochi: Vagnone non è solo giovanissimo, ma è un candidato-simbolo per un partito nuovo come quello che sta costruendo. E alzi le quote rosa: come indica la classifica sono gradite le più giovani parlamentari del centrodestra, dalla Ravetto alla Gelmini, dalla Carfagna alla Meloni. Fra chi parlamentare non è sorprendente il successo di Renata Polverini, sindacalista dell'Ugl e di Michelina Grillo, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura. Che bel parlamento sarebbe con tutti loro eletti

Operazione Panda, stop ai voti. Oggi si chiude referendum. Ultima sorpresa, la Biancofiore

Da Italia Oggi in edicola... Oltre 5 mila mail e contatti in un solo giorno. La febbre da Panda è diventata ormai una vera e propria influenza. I lettori di ItaliaOggi hanno solo poche ore per far sentire la loro voce e gli aspiranti a un posto in lista hanno ancora poche ore per mobilitare i loro supporter. Risultato? Una miscela esplosiva di mail e post che hanno letteralmente fatto tracimare la casella di posta elettronica del direttore Franco Bechis.

Come avevamo già registrato in questi ultimi giorni, la situazione è estremamente fluida. Mentre rimangono solidamente in testa alla classifica i due beniamini dei nostri lettori, cioè Dorina Bianchi del Partito Democratico, e Guido Crosetto, di Forza Italia-Popolo della libertà, che però in un solo giorno hanno raccolto oltre 500 consensi ciascuno, la vera novità è venuta da Micaela Biancofiore. La bionda deputata altoatesina di Forza Italia-Pdl ha fatto registrare una prepotente scalata della classifica dei Panda da salvare, raccogliendo in uno solo giorno quasi mille preferenze (martedì erano 299, ieri 1234!).

Ma non è il solo dato clamoroso che la nostra «classifica» ha fatto registrare ieri. I due giovani outsider Antonio Guerrieri e Giovanni Vagnone, rispettivamente del Pd, il primo, e del Pdl, il secondo, si sono scavalcati a vicenda e si trovano ora in uno stretto testa a testa in quarta e quinta posizione, scalando in un solo giorno diverse posizioni (Guerrieri martedì era quindicesimo, con 426 preferenze, mentre Vagnone era ottavo, con 513 preferenze).

Una corsa all'ultimo respiro, insomma, nella quale a fare le spese, sono stati Gioacchino Alfano, di Forza Italia-Pdl, che in un giorno ha raccolto «solo» 200 consensi, non sufficienti a mantenere il quinto posto che aveva martedì (ieri era undicesimo), e Giuseppe Consolo, deputato di Alleanza Nazionale-Pdl.

Resta invece sostanzialmente stabile la parlamentare di Forza Italia-Pdl Laura Ravetto, che però ha raccolto in un solo giorno circa 500 consensi.

Ma anche nelle «retrovie» della classifica si sono registrati parecchi sommovimenti. Entra prepotentemente in gioco, per esempio, la candidatura dell'elefantino Giuliano Ferrara, che ottiene circa 300 preferenze in un solo giorno. New entry anche Veronica Lario Berlusconi, che in poche ore raccoglie 71 preferenze, un decimo di quanto preso dal marito. Nel partito dei professionisti, invece, subito dopo la presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura, Michelina Grillo, si registra la scalata del presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone, che in poche ore raccoglie oltre 200 consensi.

Tra i dati da registrare anche la scalata dei leader delle due coalizioni, cioè Silvio Berlusconi, primo, al 14esimo posto, con 714 preferenze complessive, e, alla distanza, il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, con 326 voti. Il segretario di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, ha raccolto, invece, complessivamente 270 preferenze.

Ultime ore per il voto. Per consentire a tutti di esprimere le ultime preferenze abbiamo deciso di chiudere il referendum alle ore 13 di oggi. Se i flussi di voti saranno pari a quelli registrati ieri, non abbiamo dubbi che sfonderemo abbondantemente quota 20 mila contatti. Un bel segno di democrazia rappresentativa!

E ora sopra i 5 mila voti per gli onorevoli Panda da salvare

Superata quota 5 mila preferenze per i cento onorevoli Panda da salvare nella prossima legislatura. In testa Guido Crosetto, Dorina Bianchi e Laura Ravetto. Ma incombono anche Giustina Destro e Giuseppe Consolo. Si può ancora votare fino alla prossima settimana, quando consegneremo le vostre scelte a Silvio Berlusconi, Walter Veltroni, Pierferdinando Casini, Bruno Tabacci, Fausto Bertinotti, Francesco Storace ed eventuali altri candidati-premier. Lo faremo con filmati che testimonieranno a voi la consegna in diretta tv. Votate quindi qui, sul sito www.italiaoggi.it o per mail a classroma@class.it o fbechis@class.it. Resta l'unica primaria in questo momento possibile...

SUPERATE LE 3 MILA PREFERENZE PER GLI ONOREVOLI PANDA DA SALVARE - Ecco il gruppo di testa

Grazie ai naviganti di questo blog, a chi ha votato sfruttando la finestra sul sito www.italiaoggi.it e soprattutto a chi ha usato la mail (la maggiore parte) inviando la propria terna di "onorevoli panda da salvare e ricandidare" a fbechis@class.it o a classroma@class.it Sono più d tre mila le segnalazioni arrivate la scorsa settimana, e nel gruppo di testa dei prescelti ci sono Guido Crosetto (Fi), Dorina Bianchi (Pd), Luca Volontè (Udc), Gianni Mancuso (An), Giuseppe Valditara (An), Paolo Guzzanti (Fi), Osvaldo Napoli (Fi), Roberto Maroni (Lega), Sergio Chiamparino (Pd), Antonio Di Pietro (Idv). Hanno avuto oltre una preferenza più di 200 ex parlamentari, e oltre 70 non parlamentari (amministratori locali ed esponenti della società civile). E' importante votare ancora questa settimana, che sarà decisiva e alla fine di quella successiva abbiamo già appuntamento per consegnare le vostre preferenze al leader del Pdl, Silvio Berlusconi e siamo in attesa di avere conferma dal leader del Pd, Walter Veltroni. Entrambi gli incontri verranno filmati e trasmessi su questo blog e sul sito di Italia Oggi. Naturalmente consegneremo le vostre scelte anche ai leader della cosa rossa, della rosa bianca e di eventuali altre formazioni che corressero da sole. Votate, votate, votate. In fondo si può farlo solo qui...

I 100 PANDA DA SALVARE E RICATAPULTARE IN PARLAMENTO- Suggerite i nomi dei parlamentari di cui non volete l'estinzione

L'iniziativa è partita dal quotidiano Italia Oggi, ed è rivolta a tutti i lettori e naturalmente a chiunque da Internet dovesse incrociare questo blog. Si andrà a votare fra qualche settimana, e ancora una volta il potere di scegliere i candidati sarà esclusivamente nelle mani dei leader politici che faranno le liste come previsto dalla attuale legge elettorale, il "Porcellum". Unica possibilità dei cittadini-elettori sarà quella di provare a suggerire in anticipo la composizione di quelle liste. Per questo si raccolgono proposte e adesioni a i "100 onorevoli Panda da salvare e ricatapultare in Parlamento". Un'iniziativa trasversale a tutti i partiti: basta segnalare il nome di tre parlamentari che in questi due anni si siano ben comportati e spiegare in due- tre righe le motivazioni delle nomination. Tutte le segnalazioni saranno pubblicate su Italia Oggi e alla fine stilata la classifica degli onorevoli Panda da salvare. Basta scrivere un post qui o inviare le segnalazioni a fbechis@class.it o a classroma@class.it

RIFIUTI, per difendere Bassolino l'Unità intervista il sindaco riciclone della Campania. Ma è della Cdl...

Nel dossier rifiuti de l'Unità scritto dal gruppo consiliare Pd della regione Campania, per difendere strenuamente il lavoro di Antonio Bassolino e mostrare la sua rivoluzione (invisibile) nella raccolta rifiuti, si intervista anche un sindaco "riciclone", il primo cittadino di Mercato San Severino (22.500 abitanti), Rocco D'Auria, campione della raccolta differenziata. I suoi meriti effettivamente sono riconosciuti da Legambiente, organizzazione ambientalista di area Pd che più volte lo ha premiato. Peccato però che D'Auria sia un sindaco Cdl...

Bassolino, oplà. E i rifiuti non ci sono più. Sull'Unità

La Campania? E' già uscita dall'emergenza rifiuti. E' bastato un salto di Antonio Bassolino. Oplà. Ma solo sull'Unità. Dove sabato il gruppo consiliare del Pd della Regione Campania ha pubblicato quattro pagine piene sotto il titolo "Dossier Rifiuti- La Campania oltre l'emergenza", non si sa se accolte a pagamento (non c'è la dizione "informazione pubblicitaria"), per interesse giornalistico o per contiguità politica. Domina nell'inserto una appassionata autodifesa di Bassolino, che prima rivendica tutte le mirabolanti azioni sue da presidente della Regione e naturalmente da commissario all'emergenza rifiuti, osteggiate dal suo nemico numero uno, la camorra, seguita dal nemico numero due, la Cdl, e dal nemico numero tre, Rifondazione comunista. Ma dopo avere replicato punto dopo punto alle accuse ricevute, Bassolino si lascia andare alla mozione d'affetti: ah, ma chi glielo ha fatto fare di andare a presiedere la Regione Campania? Fosse stato per lui sarebbe rimasto sindaco di Napoli, dove il suo cuore oggi ferito è restato: "Napoli", scrive Bassolino, "è la cosa più importante della mia vita. Una città dove ho fatto il lavoro d Sindaco, quello che più mi ha coinvolto e che purtroppo non ho potuto continuare perché la legge lo vietava". Significa che Bassolino è pronto a gettare la spugna, a travolgere con sè Rosa Russo Jervolino e a riprovare la scalata alla poltrona di primo cittadino di Napoli? Macchè. Per lui le polemiche sono già alle spalle: "Emergenza rifiuti, nuovi strumenti per le nomine, statuto, deleghe agli enti locali. Questa è la partita che ci stiamo giocando. E' la partita dello sviluppo e della democrazia. Per vincerla abbiamo bisogno di stabilità istituzionale e di rinnovata energia decisionale..." ...

POLTRONISSIME, Il dilemma di Cattaneo: meglio la vecchia carta La russa- Tremonti o la nuova Rovati-Micheli?

L'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, come molti altri manager pubblici, sta vivendo ore di apprensione: lui, manager targato centrodestra, aveva stretto legami e amicizie trasversali in questo biennio e naturalmente pensava non fossero di impaccio alla sua riconferma nell'assemblea di aprile. Così quando ha letto sui giornali che la sua nomina era stata difesa a spada tratta dal centrodestra (i vecchi amici Ignazio La Russa e Giulio Tremonti), ma osteggiata da palazzo Chigi che ha il potere di nomina, si è confidato con alcuni collaboratori: "Io inviso a palazzo Chigi? Pura falsità. Ho passato le due ultime estati in vacanza con Angelo Rovati, di cui sono grande amico. E sono in buoni rapporti anche con Enrico Micheli...". Certo, il manager ha amicizie a tutto tondo come ha mostrato la sua recente partecipazione alla festa degli 80 anni di Ciriaco De Mita (ma il legame lì forse poggia sul vecchi amico Rai, Gigi Marzullo). Ma di questi tempi essere trasversali non è detto che paghi. La campagna elettorale alle porte rischia di fare qualche vittima eccellente...

SILVANA, CHIAMA LA TIPOGRAFIA, CHE SI VOTA- Gli ordini al telefono di Antonio Di Pietro alla sua tesoriera...

Sabato 26 gennaio, ore 13 circa, sala Alitalia Freccia alata aeroporto di Roma. Antonio Di Pietro è appena stato al Quirinale per le consultazioni di rito, ha appena dichiarato alle agenzie che certo ci vuole un governo per fare le riforme istituzionali. Parla al telefonino "Silvana, chiama le tipografie per farti fare il migliore prezzo per i manifesti, inizia la campagna elettorale...". Di Pietro chiude e un metro più in là nota la deputata di Forza Italia, Jole Santelli. Sorride: "Ma sì... Parlavo con la Mura, la mia tesoriera. Certo che si va a votare, e bisogna attrezzarsi subito per spuntare i prezzi migliori con lo stampatore...". Di Pietro scappa, la Santelli sorride e spiega al suo vicino che certo si voterà- ma in carica resta ancora Romano Prodi e lui farà le nomine di tutte le spa di Stato. Così se anche vincesse le elezioni Berlusconi, i poteri forti saranno di Prodi e governare impossibile. "Berlusconi non sembra preoccupato, dice che tanto poi c'è lo spoil system, ma non è così. Dovrebbe porre il problema al presidente della Repubblica alle consultazioni di martedì...". Ma non c'è tempo per risposte: si sta imbarcando il volo per Lamezia Terme. Giusto il tempo per un saluto sulla porta con un altro deputato dell'Italia dei Valori: Leoluca Orlando. In mano un solo quotidiano, e salta all'occhio: la Frankfurter Allgemeine Zeitung...

DITE CHE IL PAPA HA UN RAFFREDDORE- Esclusivo: cosa disse Amato al cardinale Bertone per evitare il caso Sapienza

Una lunga telefonata per descrivere quello che sarebbe accaduto sia dentro che fuori l'Università La Sapienza di Roma. Da un capo del filo il ministro dell'Interno italiano, Giuliano Amato, dall'altro il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano. Fu così che mentre il comandante della Gendarmeria vaticana, l'ex capitano della guardia di Finanza, Domenico Giani, stava mettendo a punto il sistema di sicurezza intorno al Pontefice con la questura e la prefettura di Roma, il governo italiano cercava- riuscendoci- di ottenere una rinuncia della visita. Secondo fonti di altissimo livello di cui ho raccolto testimonianza diretta, nella telefonata Amato ribadì che non ci sarebbe stato alcun problema per l'incolumità personale del Pontefice, che sarebbe stato coperto da una schiera a protezione anche di lancio di uova o vernici. Ma tutto intorno sarebbe stato probabile l'inferno: auto rovesciate, incendiate, scontri anche violenti con "possibili feriti e anche peggio". Fu a quel punto che Amato disse a Bertone: "Eminenza, io sconsiglierei la visita alla Sapienza. Può sempre dire che al Papa è venuto un raffreddore e la febbre...". Soluzione presa dall'Urss di Breznev, probabilmente. Che ha lasciato attonito Bertone e addoloratissimo il Papa...

OFFERTA DI NOMINE UDEUR- Il racconto di un testimone- Gino Capotosti, deputato Udeur

Gino Capotosti, avvocato e deputato Udeur, era presente mercoledì pomeriggio nel cortile di Montecitorio insieme a Mauro Fabris, vicesegretario Udeur e ad altri due esponenti del partito: Paolo Del Mese, presidente della commissione Finanze di Montecitorio e Pasqualino Giuditta. In attesa del voto di fiducia a Romano Prodi il capannello si è messo a parlare di nomine pubbliche. E con un sospiro Paolo Del Mese ha spiegato la rinuncia a 30 poltrone. Fabris ha commentato :"l'Udeur non è Giuda, non prende 30 denari". Al colloquio erano presenti due giornalisti, io e l'inviato de La Stampa, Augusto Minzolini. Entrambi abbiamo riportato su Italia Oggi e su La Stampa il contenuto di quel colloquio (www.italiaoggi.it). Il giorno dopo hanno reagito duramente Romano Prodi ed Enrico Micheli, negando l'offerta. In Senato ne abbiamo riparlato con i diretti protagonisti. Ecco la prima testimonianza, quella di Gino Capotosti, che era presente a quel colloquio e che spiega come l'offerta fosse una percentuale di circa 600 poltrone in consigli di amministrazione vari su cui i principali partiti di maggioranza stavano già discutendo. Nel documento audio-video tutti i particolari...