Nel post precedente ho raccontato in un articolo la storia dei due Crocifissi di Michelangelo, quello la cui attribuzione probabilmente è falsa, ed è stato comprato dallo Stato italiano. E quello autentico che invece è passato nelle mani del Vaticano, della massoneria, della ndrangheta e della P2 e forse oggi si trova negli Stati Uniti. Adesso metto a disposizione parte del materiale giudiziario da cui sono partito per raccontare la storia. Che emerge la prima volta da un interrogatorio di monsignor Francesco Camaldo del 17 febbraio 2006. Eccone il testo a puntate... Di Tolla è l'appuntato che interroga, Camaldo è il cerimoniere del Papa che risponde...
TRASCRIZIONE DI UNA AUDIOCASSETTA CONTENENTE LE
SOMMARIE INFORMAZIONI
RESE DA CAMALDO FRANCESCO IL GIORNO 17
FEBBRAIO 2006
Di Tolla L'anno 2006, il
giorno 17 del mese di febbraio, alle ore 16.00, in Roma,
presso gli Uffici dell'Ispettorato P.S. del
Vaticano, dinanzi ai sottoscritti
Ufficiali Agenti di P.G., ispettore capo
Pasquale Di Tolla, in servizio
presso la Squadra di P.G. della Polizia
Stradale di Potenza, assistente
Rocco Taddei, agente Michele De Felice, in
servizio presso l'Ufficio in
intestazione, è presente Camaldo Francesco, il
quale richieste le
generalità, previo ammonimento delle
conseguenze penali cui si espone
chi si rifiuta dí darle o le dà false,
risponde: "Sono e mi chiamo..."?
Camaldo — Francesco Camaldo.
Di Tolla — Nato a
Lagonegro...
Camaldo Sono nato a Lagonegro il
24 ottobre 1952.
e...
Camaldo — Risiedo a Roma,
Piazza San Giovanni in Laterano, 4.
Di Tolla Il signor Camaldo
Francesco, sentito in merito ai suoi rapporti con Pizza
Massimo, è avvertito che è obbligato a
rispondere secondo verità in
ordine ai fatti sui quali vengono richieste le
informazioni. Allora, signor
Camaldo, lei conosce il signor Pizza Massimo?
Camaldo Sì, lo conosco. Dobbiamo
andare... per essere precisi, vado un pochino
indietro nel tempo. lo sono amico di un
avvocato che si chiama Andrea,
che si doveva sposare con questa ragazzetta che si chiamava
Cristiana.
Cristiana era la figlia del proprietario del ristorante
"Matriciano" qui a
Roma. E allora, alcune volte sono andato al ristorante per andare a
cena
con questi ragazzi, per preparare il matrimonio. Il papà di
Cristiana,
Alberto, che si fermava sempre così, a cenare o a pranzare con noi,
stava
vicino a me, mi era molto... mi è molto devoto, un giorno mi disse:
"Ti
devo far conoscere il dottor Giuseppe Pizza, che è un grande
studioso di
cose della Chiesa. Guardi, Monsignore, è proprio una cosa... lui è
bravissimo, conosce tutto, il Vaticano... Mi piacerebbe che lei lo
incontrasse". E io ho detto: "Va bene, quando sarà... un
giorno che
capito lo incontrerò". In uno di questi incontri... in uno di
questi pranzi
che abbiamo fatto lì per la preparazione del matrimonio, un giorno
c'era
anche questo dottor Giuseppe Pizza. Io l'ho conosciuto, un'ottima
impressione, diciamo, un grande personaggio, di una cultura
spaventosa,
spaventosa. Lui possiede decine di migliaia di volumi, sapeva del
Vaticano cose che possiamo sapere noi che siamo agli addetti ai
lavori,
ma la gente di fuori... io... inimmaginabile. Insomma, abbiamo fatto
conoscenza con questo signor Pizza Giuseppe. Tanto che io l'ho fatto
conoscere anche ad altri amici miei di ufficio, sia sacerdoti che
laici, che
lavoravano con me, l'ho messo in contatto, perché era un piacere
sentirlo
parlare. Durante questo periodo, adesso gli anni... posso dire,
cinque—sei
anni fa, forse, cinque—sette anni fa così, io ho conosciuto anche un
altro
signore che era sua eccellenza ambasciatore Ugolini, che era
Ambasciatore di San Marino nella Repubblica Araba in Giordania.
Questo anche l'ho conosciuto tramite il cardinale Angelini, il
Cardinale e
l'ambasciatore Galassi, che è il Decano del Corpo Diplomatico presso
la
Santa Sede, che è l'Ambasciatore di San Marino presso la Santa Sede.
E
questo uomo è anche un uomo di una profondissima cultura scientifica
ed
ecclesiastica, proprio un gentiluomo di altri tempi, con grande
garbo, una
estrema signorilità. Conosciuto lui, ho conosciuto anche il suo
segretario,
che fungeva un po' da segretario, così, nei confronti
dell'Ambasciatore,
questo dottor Angelo Boccardelli, che era uno scultore, un pittore.
Abbiamo fatto con lui una mostra alla Gregoriana di quadri di questo
Boccardelli con le icone coptiche che l'ambasciatore Ugolini si era
portato dall'Egitto: una cosa che ha avuto una risonanza veramente
eccezionale, perché era una cosa molto bella. Bene, questi due
personaggi, Ugolini... l'ambasciatore Ugolini è... era, perché
purtroppo
è morto, adesso, un mese fa, poi lo dirò. L'ambasciatore Ugolini era
il
proprietario di una cosa a livello di eccezione... di un Crocifisso
di
Michelangelo, l'unico Crocifisso in legno fatto da Michelangelo.
Questo
era una... E allora Padre Pfeiffer, questo grande studioso di
Michelangelo e di arte della Gregoriana, questo padre gesuita, ha
fatto
una pubblicazione su questo Crocifisso e... insomma, è una cosa
veramente eccezionale. E allora... è autentico, abbiamo fatto questa
pubblicazione scientifica al riguardo. L'idea di Ugolini, in un
primo
tempo, era quella di regalare il Crocifisso al Santo Padre.
Prenderlo,
darlo al Santo Padre e metterlo ai Musei Vaticani. In una stanza
unica
mettere al centro questo Crocifisso, che è alto 35 centimetri, così,
di
legno, che ha la scritta: "Michelangelo" scritta dietro
nei capelli, l'unica
cosa firmata da Michelangelo, in una stanza tutta nera, con le luci.
Abbiamo preso contatti con il professor Buranelli, Direttore dei
Musei, e
insomma le cose sembravano che andavano così. Quindi è passato un
anno, un anno e mezzo, roba di questo genere, sempre in questo modo.
Un giorno Giuseppe Pizza mi invita al "Matriciano" a
pranzo, perché lui
andava quasi tutti i giorni a mangiare là, insieme anche a questi
altri
sacerdoti, amici della Congregazione, e insieme ad Ugolini, perché
io gli
vevo d'età eff -qtr—esTrres-a. E
4+golihi--veea~a_4_sua-Bfxcra.rd4jeJà_,___
noi trovammo Massimo P1/23. Quindi la prima
volta che io ho
conosciuto Massimo Pizza è stata in questa occasione, chiamato dal
fratello per fare conoscenza con me e parlare un po' del Crocifisso.
Abbiamo parlato di questo Crocifisso, lui si è entusiasmato del
Crocifisso, Giuseppe Pizza era ancora più entusiasmato, finché
l'Ambasciatore, di buon grado, ha detto: "Va bene, ve lo faccio
vedere",
perché lui era molto geloso di questo, perché ce l'aveva in una
cassetta di
sicurezza, doveva andarlo a prendere, lo doveva portare, eccetera. E
quindi andiamo a casa di questo Ambasciatore, all'EUR, proprio
verso...
verso Ostia, da quelle parti lì, una sera a cena e lui ci porta
questo... ci fa
vedere questo Crocifisso. Io sono andato lì tre, quattro volte, ho
trovato
Generali dei Carabinieri, Generali della Finanza... perché Ugolini
era
conosciutissimo e conosceva moltissime persone, sempre per far
vedere
questo Crocifisso... anche Arcivescovi, Vescovi, perché era una cosa
molto bella. Il desiderio poi dell'Ambasciatore, ad un certo
punto...
quindi già, diciamo, che dopo questo episodio sarà passato un anno,
un
anno e mezzo almeno, lui ebbe l'idea, il desiderio di creare un
centro di
studi a Roma a livello internazionale. Cioè dice... lui voleva
creare un
centro di studi laico, al di fuori della religione, per abbracciare
tutti i
popoli, diciamo, più o meno una cosa del genere. Ma l'Ambasciatore,
che
pure aveva disponibilità economiche, non era al livello di poter
comprare
una struttura e di poterla mantenere. Allora decise... dice:
"Allora, io
vendo il mio Crocifisso". Naturalmente la vendita del
Crocifisso era una
vendita... perché non era un valore venale, che si poteva dire:
"Questo
vale un milione o cento milioni", cioè questo era un pezzo
unico. Lui
l'aveva fatto già anche valutare, penso... non so, in Danimarca, non
so
dove, ma insomma era una decina di miliardi, in buona sostanza,
questa
cosa qua. Allora decise di vendere il Crocifisso per reperire il
danaro
necessario per comprare la villa dove fare il centro e per
cominciare a
fare questo centro. Individuò una villa a Frascati. Questa villa era
la
vecchia villa di Carlo Ponti, che lì a Frascati chiamano tutti
quanti... tutti
c iamano
Carlo Ponti. Io sono andato una volta, una volta sola, a vedere
questo,
una cosa tanto grande che io dissi pure all'Ambasciatore, dico
"Eccellenza, ma non è... ma questa non è cosa, cioè è una cosa
troppo
grande. Non so, soltanto per comprarla... poi per mantenerla, per
agire...". Lui aveva tante amicizie, l'Ambasciatore, nel campo
ecclesiastico, per esempio, anche con don Picchi. Dice: "Ma don
Picchi
ha detto che mi manda i ragazzi tossicodipendenti che si devono
redimere, che possono venire là a lavorare, facciamo una sorta di
scambio: io offro la casa e loro offrono il lavoro". Insomma, a
livello di
idea poteva essere anche una cosa molto bella, a livello poi di
concretizzare questa cosa diventava un po' difficile. Allora,
individuata
la villa, per comprare... Poi andammo a Città della Pieve, nella
villa di
Giuseppe Pizza, per avere una idea in vista della ristrutturazione
della
villa di Frascati. Giuseppe Pizza a Città della Pieve ha una grande
villa,
una villa settecentesca che lui aveva rimesso tutta quanta a posto,
con il
giardino, una cosa molto tecnologica...
Di Tolla — Questo Giuseppe Pizza, chiedo scusa,
è il fratello di Massimo?
Camaldo — Il fratello grande di Massimo. Il
fratello grande di Massimo.
Di Tolla — Quello che sta in politica.
Camaldo — Quello che sta in politica. Stava,
non so se sta più. Sta ancora?
Di Tolla — Sì, sì, sì.
Camaldo — Ah, questo qua.
Di Tolla — No, giusto per capire chi è.
Camaldo — Ah, sì. Il primo fratello, penso
che... non so, ma penso che sia il fratello
più grande, credo. Non lo so...
Di Tolla — Ha altri tre fratelli, però non
sappiamo, in ordine, chi è più grande e chi è
più piccolo.
Camaldo — Ah, altri tre? Cioè...
Di Tolla — Sì.
Camaldo — Adesso io conosco altri due. Adesso
dirò.
Taddei — Sono i quattro in totale.
Camaldo —membri della famiglia: il dottor Lino
Pizza, che... lui ancora viene, ogni
tanto mi telefona, passa a salutarmi, a livello proprio di
conoscenza, al
quale io non ho detto niente di tutte queste storie del fratello,
cioè di
questo che poi dirò, a lui non ho detto mai niente. Un altro
fratello, che
presumo si chiamasse o si chiami Antonio, ma non so con sicurezza,
che
è un medico geriatra...
.
Taddei Luigi.
Camaldo Luigi, forse. Ah, allora Luigi. Non
lo sapevo. No, pensavo che si
chiamasse... Io l'ho visto una volta soltanto questo Luigi, un
geriatra...
E poi ho visto una volta la mamma, perché sono venuti da me, a San
Giovanni, alla Cappella Corsini, per fare la Prima Comunione della
figlia
di Massimo, che doveva fare la Prima Comunione, si era preparata
all'Istituto di... non so dove andava a scuola, c'erano stati dei
problemi,
forse la mamma, la vecchia nonna, non poteva andare, che era stata
un
po' così, stava male, eccetera eccetera, mi chiese se potevano fare
la
Prima Comunione là e noi abbiamo fatto questa Comunione. Quindi, io
Luigi, la mamma, l'ho vista la prima ed unica volta lì a casa,
durante
questa... questa Prima Comunione. Devo dire... devo dire che
anche...
perché c'era mio padre allora, credo prima di morire, mio padre, mia
mamma, mio fratello piccolo... cioè abbiamo avuto l'impressione che
fossero persone dabbene, persone degne di rispetto, perché si sono
comportati degnissimamente. Cioè poi... manifestavano anche
esternamente cioè dei sentimenti buoni nei confronti di questa
vecchia
mamma, che era come se fosse scesa la Madonna in mezzo a loro, tutti
quanti così... al momento della Comunione tutti si sono fatti la
Comunione, hanno partecipato alla messa, hanno risposto alla
messa...
cioè queste cose qua. Allora, questo per... diciamo, questa parte
della
famiglia. Il rapporto ancora Ugolini—Pizza Massimo: ad un certo
punto,
quando loro si sono conosciuti, io non è che mi sono ritirato
indietro, ma
io ho mille cose da fare, come ho detto prima, sono sempre
indaffarato,
sono sempre occupato, loro due si vedevano spesso, Ugolini e Pizza,
si
chiamavano ogni mese, ogni mese e mezzo, ogni... "Monsignore,
tutto
quanto bene, tutto quanto a posto, stiamo procedendo in quella
cosa".
Ugolini qualche volta veniva... veniva di più, però io gli ho detto
sempre, dico: "Eccellenza, lei non mi deve raccontare tutte
queste storie,
perché io non ne capisco, non voglio entrarci. Queste sono cose che
vi
dovete vedere voi". Perché lì subito sorse... ancora adesso io
non ho
capito bene, per cercare di districare l'imbrogliata questione
dell'acquisto
della villa, perché per grossi problemi esistenti... perché questa
villa
comprata da Ugolini, cioè che Ugolini voleva comprare questa villa,
mi
pare che forse c'erano delle... come si dice...
Di Tolla — Dei problemi di...
De Felice — Di ipoteca.
Camaldo — Di ipoteche, di... Eh, sì, ipoteche... forse questa, la figlia di
Ponti, che
adesso non mi ricordo come si chiamava, questa qua forse aveva fatto
delle ipoteche e non l'avevo detto, aveva preso soldi... insomma,
c'erano
dei problemi.
Di Tolla — Quanto costava questa villa?
Camaldo — Ah, non lo so.
Di Tolla — Non lo sa?
Camaldo — No.
Di Tolla — Quindi c'erano questi problemi.
Camaldo — Sicuramente c'erano dei problemi. Problemi anche grossi, perché una
volta Ugolini mi disse, dice: "Eh, meno male — dice —
Monsignore che
lei, così... che ci siamo conosciuti, che abbiamo conosciuto anche
Massimo Pizza e Giuseppe, perché loro mi possono aiutare a
districarmi
in questa cosa, perché è un problema molto grosso". Ma io in
questo
istante ancora se dovessi dire quali erano i problemi effettivi...
io non li
so.
Di Tolla — Ho capito. C'erano dei problemi, però lei non ne è a conoscenza.
Camaldo — Non sono a conoscenza.
Di Tolla — E i fratelli Pizza come potevano risolvere questo problema? Il Pizza
Massrrrrty, gaffiràvi-è.--p~rtat
Camaldo — Pizza Massimo era come se.:.
Di Tolla — Si è presentato come avvocato, come generale...
Camaldo — No.
Di Tolla — Come appartenente ai Servizi Segreti... che diceva?
Camaldo — Lui era uno che aveva una grande... quello che, secondo me... non
tanto
che si è presentato con me, ma quando si è presentato con Ugolini,
che
lui era un uomo d'affari, che aveva una grande disponibilità di
danaro.
Di Tolla — D'affari, con grandi risorse economiche? Non ha mai detto che faceva
parte dei Servizi Segreti, era appartenente ai Carabinieri...
Camaldo — No, una volta mi disse che c'erano... che c'era... che conosceva
forse,
ma però adesso questo non saprei... non saprei dire bene, non saprei...
Di Tolla — Va bene, vada avanti.
Camaldo — Eh.
Di Tolla — Quindi poi che cosa è successo?
Camaldo — Allora, ad un certo momento...
Di Tolla — Sì.
Camaldo — Quindi qui stiamo parlando di un anno, un anno e mezzo di tempo di
questa cosa, eh, almeno. Ad un certo momento, io ho cercato di
memori... di tornare indietro con la memoria, sarà stato a maggio di
due
anni fa, penso. Perché io ho fatto il calcolo, l'anno scorso, con
tutto
quello che è successo con il Papa, io non ho visto né l'uno e né
l'altro,
quindi è stato sicuramente prima. A maggio di due anni fa, ci sarà
stata
una rottura dei rapporti fra i due.
Di Tolla — Fra il Pizza e l'Ugolini?
Camaldo — Fra Pizza e Ugolini. E Ugolini mi telefonò e venne da me, disperato,
dicendo che lui aveva dato soldi a Pizza, che questi soldi dovevano
servire per risolvere i problemi, penso del... dell'acquisto di
questa casa,
però io adesso come e quando non lo so, ma questo sicuro, non
restituiti.
Lui aveva delle difficoltà enormi, aveva problemi gravissimi, il
mondo
disperato, proprio disperato.
Di Tolla — Quanti soldi aveva dato al Pizza?
Camaldo — 380.000 euro. Questo lo so precisissimo. E vi spiego perché. Allora,
lui
aveva dato in danaro a Pizza 380.000 euro. Allora io dissi
all'Ambasciatore: "Caro Ambasciatore, adesso..."... perché
lui era
proprio disperato, voleva fare tutte le cose di questo mondo,
voleva...
fare... come si dice, denunce sopra denunce, eccetera. Dico:
"Guardi, io
le voglio bene...". Lui era molto afflitto, lui era molto già
avanti con gli
anni e un po'... insomma, in salute non stava bene, come poi
purtroppo
si è risolto. Io dico: "Guardi, io posso aiutarla in questo
momento suo...".
Queste sono cose che una persona può fare una volta nella vita, io
lo
posso fare una volta nella vita. Cioè io ho... io ho un giro dove ho
tanti
amici, tante persone che mi vogliono bene. Io sono stato tanti anni
segretario del cardinale Poletti, sono venti anni... ventidue anni
che sono
Cerimoniere... cioè ho tante amicizie, tante persone buone che mi
vogliono bene. Allora, dico: "Senta, io posso fare così. Io
posso, penso di
potere... — e poi di fatto l'ho fatto — penso di poter chiamare un
po' di
amici e se lei mi lascia un tempo utile...". Avevo chiesto un
anno, ma poi
si è risolto in meno. "Se lei mi lascia un anno di tempo, io
posso venirle
incontro. E quel danaro che le doveva dare Massimo Pizza io glielo
rimetto... glielo metto insieme io un po' alla volta, in modo che
lei possa
risolvere questi suoi problemi, si tranquillizzi la vita...",
perché lui era
tesissimo, molto nervoso, molto teso. "Si tranquillizzi la vita
e termini
ogni rapporto con Massimo Pizza". Così è stato.
(1- continua)