L’Ocse boccia Boeri, il cocco di De Benedetti

Il direttore della Fondazione Rodolfo De Benedetti, nonché fondatore del sito Internet più in voga tra gli economisti italiani, Tito Boeri, è stato bocciato dall’Ocse dove aveva presentato la sua candidatura al ruolo di economista capo. Il bocconiano più amato dall’ingegnere Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e del gruppo Espresso, aveva infatti presentato le sue credenziali per la successione di Klaus Schmidt-Hebbel, il chief economist uscente dall’Ocse di doppia nazionalità, cileno-tedesca. Lunedì scorso Boeri si è presentato a Parigi per il colloquio di rito che ha sostenuto con i responsabili dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che già lo avevano avuto in forze nel passato come senior economist. Ma i titoli non sono stati ritenuti all’altezza dell’incarico che è di assoluto prestigio e che nel passato più recente è già stato ricoperto con successo da un economista italiano. Dal 1997 al 2002 è stato infatti capo economista dell’Ocse Ignazio Visco, attuale vicedirettore generale della Banca d’Italia (nessun tipo di parentela con l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco). Già all’indomani del colloquio a Boeri è stato comunicato che la candidatura sarebbe stata scartata e che sarebbero proseguiti i colloqui formali per trovare un degno successore di Schmidt-Hebbel, economista specializzato nella riforma delle pensioni. A Boeri mancava l’esperienza necessaria, anche se il curriculum inviato elencava prestigiose istituzioni internazionali in cui il bocconiano avrebbe lavorato in questi anni: dal Fondo monetario internazionale alla Banca mondiale, dall’Ufficio internazionale del lavoro alla Commissione europea. Ma si è trattato di una esperienza assai limitata, perché come spiegato durante il colloquio di Parigi in tutti i casi si è trattato di occasionali consulenze. Il titolo principale di Boeri resta dunque la cattedra da professore ordinario alla Bocconi, perché non fa titolo all’estero avere organizzato numerosi convegni e dibattiti per l’editore di Repubblica dirigendo la fondazione intitolata al compianto padre. Né è particolarmente conosciuta nel giro delle istituzioni internazionali l’attività della Voce.info, che pure ha un suo seguito non trascurabile nella stampa italiana (anche perché citandone la fonte gli articoli sono riproducibili gratuitamente). Come non ha fatto impressione ai vertici dell’Ocse la serie di performance del bocconiano nei salotti tv, come la celebre apparizione da Serena Dandini che lo invitò a “ spiegare alle masse del ceto medio riflessivo gli insondabili misteri della crisi finanziaria”. A Boeri resta così oltre all’attività universitaria e a quella di organizzatore dei think thank di De Benedetti anche la doppia collaborazione editoriale come economista-polemista. Con la sua sola firma scrive su La Stampa di Torino e in coppia con un altro economista, Pietro Garibaldi, pubblica commenti periodici su Repubblica, il quotidiano diretto da Ezio Mauro. Qui con qualche imbarazzo in più: se Boeri è assai amato dall’Ingegnere, non è particolarmente apprezzato dal fondatore del quotidiano del gruppo, Eugenio Scalfari, che in qualche occasione ha anche polemizzato direttamente. Boeri è stato- suo malgrado nell’ultimo anno protagonista di due accese polemiche. Una - più politica- sui costi del referendum del giugno scorso e del suo mancato inserimento nell’election day. In quel caso Boeri insieme ai suoi ragazzi di bottega era semplicemente scivolato sulla calcolatrice sbagliando addizioni e moltiplicazioni e imputando al governo costi extra stratosferici di finanza pubblica (400 milioni di euro), poi rivelatisi del tutto infondati e corretti in corsa facendo nuovi errori di calcolo. Inciampato nella matematica, Boeri è scivolato anche sulla attività più classica (quella sì avrebbe fatto titolo all’Ocse): la previsione degli andamenti macroeconomici. L’economista bocconiano infatti è stato fra i primi a gettare acqua sul fuoco della crisi economica internazionale, sminuendone la portata. E nell’agosto 2007, sottolineando che “l’economia mondiale che continua a crescere a tassi molto sostenuti e con le banche centrali che hanno finora assolto al loro ruolo”, esortava: “non gettiamo oggi, come tante volte in passato, i semi della crisi futura con una reazione eccessiva alla crisi corrente”. Semmai, scrisse in quell’occasione, la colpa di quel che stava già avvenendo sui mercati era “un insieme di cattiva informazione, inesperienza finanziaria e miopia dei consumatori/investitori che si sono lasciati attrarre dalla prospettiva di ottenere mutui a tassi mai visti prima”. Proprio grazie a perle come queste e in assoluta buona compagnia (quella di Francesco Giavazzi e Alberto Alesina) Boeri è diventato suo malgrado protagonista di un recente saggio scritto con successo da Marco Cobianchi, dal titolo più che esaustivo “Bluff – Perché gli economisti non hanno previsto la crisi e continuano a non capirci niente”. Forse all’Ocse più che il curriculum avevano prestato attenzione a quel saggio… franco.bechis@libero-news.eu

1 commento:

Camelot ha detto...

Grazie, Direttore ;)