Ma guarda te chi c'è dietro l'inchiesta su Telecom e Fastweb: il grande fratello di Di Pietro. Il solito Genchi...

Tutti i tabulati e i tracciati di traffico telefonico, per un totale di almeno 700 mila files, dell’inchiesta su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, sono finiti nelle mani del superconsulente delle procure, Gioacchino Genchi. Sì, proprio il poliziotto più volte sospeso dall’incarico per le polemiche nate sulla sua attività professionale privata, che ora si è messo al riparo sotto l’ombrello politico di Antonio Di Pietro intervenendo al congresso dell’Italia dei Valori e suscitando un mare di polemiche per avere sostenuto che Silvio Berlusconi si era inventato il tiro della statutetta del Duomo prima di Natale. Nonostante le perplessità già emerse con il ruolo di Genchi nelle inchieste di Luigi De Magistris, la procura di Roma ha deciso di ricorrere ancora una volta al superconsulente proprio per la sua inchiesta probabilmente più delicata. A chiamare Genchi in campo è stato il sostituto procuratore Giovanni Di Leo. A Genchi sono stati via via affidati i documenti informatici sequestrati dalla procura in case e uffici degli indagati. Nelle sue mani sono finitib alcuni computer e floppy disk sequestrati a Telecom Italia Sparkle, fra cui quattro con la dicitura “Informazioni Telecom Italia riservate”. Sempre a Genchi sono finiti quattron pacchi di materiale e documentazione sequestrati sia presso Telecom che presso Fastweb, fra cui tutto il materiale informatico acquisito in ufficio e nella abitazione di Bruno Zito, uno dei dirigenti Fastweb coinvolti nell’inchiesta. Con successivo atto la procura di Roma ha affidato sempre a Genchi l’analisi del traffico telefonico di tutte le utenze intestate a protagonisti dell’inchiesta, iniziando da quelle di Carlo Focarelli e focalizzandosi in particolare su quelle di due dirigenti di Fastweb, il già citato Zito e Giuseppe Crudele. Genchi ha tracciato anche tutta la mappatura del traffico telefonico originato dalle utenze di Francesco Micheli, che non risulta a dire il vero fra i destinatari di provvedimenti finali dell’inchiesta. Parte del traffico telefonico del finanziere musicofilo è comunque negli allegati provvisto dalla classica mappatura di Genchi. Il poliziotto che in privato (essendo in aspettativa) fa il consulente delle procure ha messo sotto anche tutti i gestori telefonici, facendo spesso la voce grossa. Agli atti sono depositate infatti numerose lettere di Genchi a Tim, Vodafone e H3g, con la minaccia di bloccare i pagamenti loro dovuti dalla procura in caso di scarsa collaborazione ricevuta

2 commenti:

Jean-Marie Le Ray ha detto...

Salve,

Solo una domanda : Lei ha letto dalla prima all'ultima pagina il libro di Edoardo Montolli sul solito Genchi?

Anonimo ha detto...

Io ho letto il libro del Montolli e credo che ci troviamo dinanzi ad un "caso tutto italiano".
Genchi in pluriennale "distacco sindacale" che, invece di prendere ladri, fa la assai lucrosa professione del perito per le Procure... C'è da chiedersi come nasca questa davvero singolare carriera, c'è da chiedersi se, una volta effettuate le sue perizie, egli abbia restituito TUTTI i dati affidatigli alle Procure, cancellandoli per sempre dai suoi archivi o meno.
Nel secondo caso saremmo dinanzi ad un'attività NON consentita, effettuata in violazione delle leggi sulla privacy, un po' come se un perito, dopo aver periziato il mitra usato per una rapina, pretendesse di tenerselo per sempre in un armadio.
Il problema è che, a far sorgere questi dubbi, sono proprio dei magistrati che per pigrizia o incompetenza (e qualche volta in malafede) non sanno o non vogliono fare, fino in fondo, il loro mestiere.