Con Hillary Obama è subito invecchiato un po'

Dopo un Bush torna ancora un Clinton ai vertici degli Stati Uniti d'America. Hillary Rodham Clinton ha accettato l'incarico alla Segreteria di stato offertole dal neopresidente Barack Obama, e prenderà quindi dopo il giuramento a gennaio 2009 il posto di Condoleeza Rice. L'America quindi manterrà almeno simbolicamente quel passaggio di testimone che dal 1988, e cioè da 20 anni, ne mantiene la guida saldamente nelle mani di due sole famiglie, i Bush e i Clinton. Non è l'unica indiscrezione che ha trovato conferma ufficiosa sul nuovo gabinetto che sarà al comando del paese più potente del mondo. Al Tesoro approderà infatti Timothy Geithner, capo della Fed di New York e salvatore della Bear Stearns...(...) Geithner è stato infati il discusso regista del prestito pubblico che ha consentito di portare la Bear Stearns nelle braccia di Jp Morgan. Ma discussioni o meno, la sua indicazione ieri pare avere galvanizzato Wall Street che si è messa a correre avanzando di oltre il 6 per cento. Segno che i salvatori in questo momento sono ben accolti nel tempio della finanza internazionale, e che la generosità pubblica è virtù lodata da quelle parti. Ma è l'impronta dei Clinton quella che più caratterizza le scelte più rilevanti del nuovo esecutivo americano. Perché da quel vecchio mondo di riferimento arriva anche il futuro segretario al Commercio, che secondo la Nbc sarà Bill Richardson, attuale governatore del New Messico e segretario all'Energia quando Bill Clinton era presidente. Pescare quindi nella riserva più forte della classe dirigente democratica è stata quasi scelta obbligata per Obama, che non ha avuto il tempo di costruirsi intorno una nuova classe dirigente e aveva l'esigenza di rassicurare gli altri poteri. Ma il marchio Clinton rischia di dare un'impronta alla nuova amministrazione un po' diversa da quella che avevano vissuto gli elettori durante la campagna elettorale. C'è un po' di vecchia America e l'idea di un paesone dove dominano per un ventennio due sole famiglie, una situazione di fatto che smorza in parte gli entusiasmi per la novità di questa vittoria elettorale. Dodici anni con un Bush (4 il padre, otto il figlio) alla guida, altri dodici almeno con la famiglia Clinton in primissimo piano (Bill presidente otto anni, Hillary sicuramente quattro alla guida della politica estera di Obama). Sembra un po' l'Italia che quando cambia, lo fa davvero poco: prima quella di Andreotti e Craxi, poi quella di Prodi e Berlusconi..

Sicuri che Saviano è davvero un eroe? Una lettera di un casalese destinata a fare riflettere...

Ecco una lettera arrivata a Italia Oggi su Roberto Saviano. Per fare riflettere... F.B. Egr. Sig. Saviano,

Le scrivo perché sono profondamente deluso e amareggiato del successo che sta ottenendo il suo libro e il film correlato, che ritengo immeritato, in quanto, non c'è nulla di nuovo in quello che Lei ha scritto e che tutti già conoscono e sanno.

Mi presento facendo nome e cognome: mi chiamo Castellone Luigi, ho 40 anni e risiedo fin dalla nascita, nel «Territorio dei Casalesi», pur lavorando, per necessità, a Roma facendo quotidianamente il pendolare alzandomi la mattina alla cinque per essere sul posto di lavoro alle otto.

Voglio solamente puntualizzare che non basta dire i “Casalesi” nel casertano, o la camorra nel napoletano e in generale, che la camorra (o gomorra come Lei la chiama) gestisce la droga, gli appalti e la malavita, sono cose che tutti sanno, comprese le Istituzioni locali, nessuna esclusa.

Quindi se veramente vuole aiutarci come dice, se veramente vuole meritarsi la scorta che Le hanno concesso, da due anni a spese del contribuente cioè noi, me compreso, faccia i nomi e racconti al mondo intero fatti specifici e circostanze dettagliate che nessuno è in grado di sapere, comprese le forze dell'Ordine, anziché favoleggiare con il suo libro-diario.

Sono convinto che Lei non sia in grado di farlo, perché la camorra non permette alle persone oneste e pulite di penetrate nei loro labirinti occulti, di conoscere i loro “business”, le maglie delle sue truffe e dei suoi imbrogli nazionali ed internazionali.

Se mi sbaglio, dimostri il contrario, parli ora!

Giri le spalle all'omertà che coinvolge anche molti rappresentanti dello Stato sul nostro territorio, metta in luce, come oggetto di discussione, fatti dettagliati ma facendo nomi e cognomi non quelli estrapolati da documenti noti agli archivi delle Procure che il più delle volte si fa finta di non conoscere.

La prego, non vada in giro per le trasmissioni televisive a dire che ci sta aiutando, ricevendo applausi e acclamazioni come se fosse un eroe, perché qui non è cambiato niente, al contrario, ha messo in ginocchio questa Regione, ha diffamato i cittadini onesti di questa terra; siamo letti e visti in tutta Italia e all'estero, come un popolo che tiene la camorra nel sangue, come fossimo delle bestie, delinquenti senza scrupoli, sfaticati ed arrampicatori sociali in questa terra pericolosa abbandonata da tutti e da tutto.

E, se poi penso, che la gente compra il suo libro e acquista un biglietto del cinema per visionare il film - tratto dal Suo stesso diario- mi vergogno ancora di più perché sono certo che Lei in questo modo non sta aprendo gli occhi allo Stato che sa da molto tempo ma non è mai intervenuto al momento opportuno come fa oggi con qualche camionetta dell'Esercito, cosicché Lei imbroglia il cittadino sprovveduto, speculandoci abbondantemente sopra a suon di diritti d'autore.

Se è vero che, pubblicando questo libro ha messo in pericolo la sua vita, tanto da permetterLe la scorta, perché non pubblica anche le intercettazioni telefoniche? Così finalmente possiamo conoscere i nomi dei colpevoli, giacchè oggi con la tecnologia più avanzata si può risalire facilmente agli autori delle minacce.

In Campania il problema esiste ma non è con la sua favola che si risolve, si limiti a scrivere storie vere se ne ha il coraggio e non si atteggi ad eroe martire, anzi, inviti la magistratura a fare il suo corso e chieda scusa alla nostra gente per averla posta in vetrina scandalosamente dinnanzi agli occhi del mondo intero.

Luigi Castellone residente a Casaluce (Ce)

Silenzio, muore Eluana

Addio Eluana Englaro. Anzi, a Dio. Perché in quelle ultime mani sarà affidato il soffio di vita che ancora c'è nella ragazza in coma da 17 anni. La Corte di cassazione, a sezioni riunite, ha preso l'ultima decisione, quella di fare staccare il sondino che alimenta e idrata Eluana, confermando la sentenza della Corte d'appello che aveva accolto la richiesta del padre Peppino. In 21 pagine di motivazioni la Cassazione ha respinto il diritto a costituirsi in giudizio a difesa della vita di Eluana dell'unico soggetto che l'aveva fatto: il pubblico ministero presso la procura generale della Corte d'appello di Milano. Non potendo nessuno difendere la vita, ha vinto la morte. E l'Italia avrà la sua prima eutanasia Nulla come la morte è segno dell'impotenza dell'uomo. Ma la morte di Eluana, per come avverrà e il percorso seguito, è un segno più grave, quello dell'impotenza di un intero paese. Che non ha saputo aiutare la famiglia di Eluana in questi anni, affrontare il martirio di una ragazza ritornata bambina con cuore e occhi diversi da quelli di una divisione ideologica tanto aspra quanto sterile. Impotente la politica, che sulla vita e la morte non trova mai le parole, rimanda alle coscienze, ha creduto valesse la pena spendersi sul destino di una compagnia aerea e non su quello di un uomo o di una donna. Triste il diritto che emette una sentenza di morte- perché questa è la decisione della Cassazione di ieri- per una questione squisitamente procedurale. Questa storia ha bisogno ora di silenzio, più che delle polemiche che da un minuto dopo la sentenza stanno infervorando fra uomini politici ed opinione pubblica, scatenando una messa in scena purtroppo vista mille volte, fra turisti di un'idea di vita e di morte che non ha anima fondamento. Eluana che sta per morire in mezzo a questo chiasso ha reso impotente tutto un paese che non ha saputo scegliere, affrontare, trovare anche in un atto estremo e fragile come un codice, una norma o una legge il senso della vita e del suo limite. Personalmente comprendo la difficoltà e la delicatezza di una legge sulla fine della vita, ma quel che è avvenuto in questi mesi- ed Eluana non è la prima tragedia- era più che sufficiente a sottrarre il destino della vita umana alla saggezza o meno di questo o quel tribunale. Posto che nel codice penale oggi esiste un articolo, il 579, sull'omicidio del consenziente che viene applicato o meno a secondo della sensibilità o della pietas del giudice, è chiaro come non si possa lasciare fare alla competenza territoriale. Piaccia o meno a chiunque, le norme in vigore sono evidentemente assai elastiche da dovere essere riscritte, non lasciando spazio alla interpretazione più o meno legittima di un ufficio giudiziario. Sarà più importante discutere di questo o passare mesi ad accapigliarsi su chi deve guidare o meno la commissione di vigilanza sulla Rai? Eluana morirà perché è stata concessa la possibilità di non darle più da mangiare e da bere. Mangiare e bere, non fare funzionare con una macchina un organo vitale che senza vitale non sarebbe. E' accanimento terapeutico alimentare e dissetare? E'una domanda da ignorare- come la politica ha fatto, salvo poi accompagnare la tragedia finale con barricate ideologiche che non solo violentano anche queste ultime ore della ragazza in coma, ma non serviranno alle prossime o ai prossimi. E' stato triste ieri leggere l'esplosione di “evviva” e “vergogna” seguita ovunque, nel palazzo come in strada, alla notizia sulla decisione della Cassazione. Evviva che? Viva la morte perché così viene data legittimità a una propria idea? Vergogna? Chi si deve vergognare? I giudici che se ne sono lavati un po' le mani applicando formalmente la legge che cìè o chi ha scritto leggi che hanno lasciato aperte sentenze così e con lo stesso diritto il loro esatto contrario? Ma felicità vergogna potranno ridare al corpo straziato di Eluana quel soffio che l'ha accompagnata in questi sedici anni. felicità vergogna renderanno più lieve la sua fine. Io non so se Eluana avesse mai scelto di morire pur di non vivere così. So, perché l'ho vissuto, che anche una decisione così estrema in qualsiasi condizione può essere cambiata. Basta un soffio. Un fatto anche impercettibile ai più per ritrovare le ragioni di quella vita che si vuole perdere. Silenzio dunque, e ora solo pietà

Quando il Papa è fallibile- Gaffe in un discorso ufficiale sull'Angola. Si cerca il responsabile dell'editing

L'annuncio è stato dato con tutta l'ufficialità del caso domenica 26 ottobre alla chiusura del Sinodo dei vescovi in una basilica di San Pietro piena all'inverosimile. Papa Benedetto XVI ha reso pubblico il suo primo viaggio in Africa, che si terrà nel marzo 2009. Inforcando gli occhiali e scorrendo il testo dattiloscritto nelle sue mani il pontefice ha spiegato: «È mia intenzione recarmi nel marzo prossimo in Camerun. Di lì proseguirò, a Dio piacendo, per l'Angola, per celebrare solennemente il 500° anniversario di evangelizzazione del paese». Una gaffe clamorosa: l'anniversario è già stato solennemente celebrato. Nell'anno giusto, il 1992. Da un papa: Giovanni Paolo II. Un errore. E in Vaticano è iniziata la caccia al colpevole... Potrà sembrare un errore veniale a chi legge. E probabilmente in Italia e in gran parte del mondo pochi sapranno della storia dell'Angola e tanto meno dell'anno in cui il cristianesimo è arrivato in quelle terre. Talmente pochi che nessun media italiano o internazionale, riportando fedelmente l'annuncio del Papa, si è accorto dell'errore. Eppure sedici anni di differenza per un anniversario così rilevante non sono pochi. E in Africa come nella stessa curia Vaticana l'errore non è passato sotto silenzio. Nessun commento all'esterno, come è immaginabile, ma un'immediata inchiesta interna. Perché la gaffe- naturalmente non dovuta a papa Ratzinger che si è limitato a leggere un discorso preparato per l'occasione, non ha provocato sconquassi nè casi politici internazionali come in altre occasioni è accaduto. Ma è stata rischiosa e denota almeno una certa faciloneria con cui si confezionano i testi che il Pontefice deve leggere di fronte al mondo. Sarebbe bastata una semplice ricerca su Google per conoscere l'anno esatto della ricorrenza della evangelizzazione dell'Angola. Ma è incredibile che in Vaticano nessuno sapesse della precedente celebrazione guidata con eco mondiale da Giovanni Paolo II. E ancora più che chi mette mano ai testi papali, sia che ne curi la bozza originaria sia che ne controlli l'editing prima che siano affidati alla lettura pubblica, non proceda a controlli accurati. Come questi primi anni di pontificato hanno dimostrato sulle parole di papa Ratzinger si concentra spesso l'attenzione del mondo come mai era accaduto. Si pensi solo a quanto avvenne dopo il discorso all'Università di Ratisbona e alle tensioni nate nell'Islam anche per un errore di comunicazione dello staff papale...

Sciopero a prescindere- Lo strano caso della guerra alla Gelmini

Sono 1.500 in tutta Italia i maestri elementari che se non venissero recuperati dal tempo pieno fra un anno rischierebbero il posto di lavoro. Dei 10 mila che dovrebbero uscire dagli organici della scuola grazie all'introduzione del maestro unico (o prevalente come preferisce chiamarlo Silvio Berlusconi), ben 8.500 sarebbero comunque usciti andando a godersi la meritata pensione. Più che di licenziamenti, si tratta dunque di blocco del turnover. Sono queste le proporzioni del presunto cataclisma sociale contro cui dal 1° ottobre ci sono state 300 manifestazioni di piazza, cui è seguita l'occupazione di 150 scuole. Quella del maestro unico per altro è una delle poche misure già in vigore... Alle pagine 4 e 5 di oggi i lettori potranno trovare un tabellone che spiegherà esattamente- conseguenze pratiche comprese- che cosa è stato introdotto davvero nell’ordinamento scolastico dal ministro Mariastella Gelmini per ogni ordine e grado di scuole, che cosa di prevede di introdurre nei prossimi anni e perfino che cosa è contenuto nelle bozze di modifica circolate in questi giorni ma non ancora ufficializzate. Un esempio su tutti. Ieri mattina l’agitazione anti-riforma ha coinvolto molte scuole a Roma, fra queste numerosi licei classici e scientifici. In un liceo classico fra i più noti della capitale professori e studenti si sono riuniti in assemblea nella palestra dell’istituto. Circa mille persone presenti. Una professoressa ha preso il microfono e spiegato le ragioni della protesta invitando alunni e genitori a scendere in piazza il prossimo 30 ottobre, giorno del grande sciopero. Un invito, anche se di peso, provenendo da una insegnante che tiene lezione in più classi e sezioni. Un invito che quindi viene da chi ha il coltello dalla parte del manico. Un coraggioso studente ha provato a chiedere: “Scusi, professoressa, ma per noi di questo liceo classico, che cosa cambierà?”. L’insegnante non ha saputo rispondere “mi hanno mandato questa mattina il testo del decreto, e non l’ho ancora letto. In ogni caso solidarizziamo con la protesta delle elementari e dell’Università”. La professoressa quindi stava caldeggiando una sorta di sciopero a tavolino. Contro la Gelmini, di sicuro. Perché? Boh. Per ottenere che? Boh. La risposta che quella professoressa non sapeva dare è facile: per i licei, classici e scientifici, c’è una sola novità prevista dalla Gelmini: i libri di testo adottati non possono essere cambiati per almeno sei anni, salvo i necessari aggiornamenti. Scopo? Fare spendere un po’ meno le famiglie, calmierando i prezzi, visto che oggi ogni anno possono essere cambiati con un notevole aggravio di costi. Perché dovrebbe scioperare quei mille del liceo classico romano? Per pagare un po’ di più i libri di testo? Sì, perché tutto il resto è immutato. La Gelmini è un ministro neofita, forse fra le sue doti principali non ha brillantezza e tanto meno simpatia. La sua specialità non sembra essere quella della comunicazione. Non è aiutata nemmeno dal suo staff. Credo di avere fatto una domanda al suo portavoce sul maestro unico più di un mese fa. Sto ancora attendendo la risposta o per lo meno una telefonata. O anche solo la possibilità di essere preso al telefono quando chiamo. E’ capitato a molti colleghi, perché purtroppo il portavoce è preso da mille impegni e riunioni e non riesce a fare l’unica cosa necessaria: portare la voce del suo ministro. C’è una responsabilità obiettiva del governo nel caos comunicativo che riguarda la scuola, e perfino nel fatto che in migliaia scendono in piazza scandendo slogan per lamentarsi di provvedimenti mai varati e nemmeno immaginati. Ma non ci si può nascondere la strumentalità della protesta e l’evidente regia di chi ha colto il tallone di Achille dell’esecutivo per soffiare su un fuoco facile. Ricordo che ai primi di giugno un parlamentare dell’opposizione avvicinò alla Camera lo stesso ministro Gelmini consigliando “Cogli l’occasione, se devi fare la riforma della scuola, falla tutta subito. Tanto ci sarà comunque un autunno caldo. Qualsiasi cosa tu faccia, ad ottobre tutti in piazza. Tanto vale...”. Virtù profetiche ammirevoli, ma anche la vera chiave per capire quel che sta accadendo in queste ore, e ancora accadrà. Buttare benzina fra i ragazzi è l’operazione più facile del mondo, e non c’è bisogno di arruolare nemmeno gran parte dei professori: più che insegnanti sono militanti, e più che della cattedra spesso sono innamorati di una tribuna...

La scuola di Obama modello Gelmini

Via i professori fannulloni dalla scuola pubblica. Chiusura per gli istituti inefficienti e potenziamento di quelli migliori con i risparmi ottenuti. Mobilità per gli insegnanti costretti per fare carriera a passare per le sedi più disagiate in modo da non fare mancare qualità alle scuole di periferia. Attenzione, prima di scendere in piazza, occupare tutte le scuole e le università, coniare nuovi slogan contro Mariastella Gelmini e i suoi evidenti ispiratori: quel castiga-insegnanti di Renato Brunetta e il solito Giulio Tremonti dal braccino corto. Questo piano-scuola è a stelle e strisce. Porta la firma di uno dei beniamini sicuri dei manifestanti italiani: Barack Obama, candidato democratico alla presidenza Usa.. Certo, la scuola pubblica americana è in condizioni assai diverse e peggiori di quella italiana, ed è noto. Ma la ricetta per migliorarne gli standard contenuta nel piano appena presentato da Obama e dal suo vice Joe Biden e assai simile a quella contestatissima in Italia. Perfino nell'apertura alla scuola privata che come tutti sanno è di elevatissima qualità negli States. Al candidato democratico oggi in testa nei sondaggi dei principali istituti nella gara finale per la Casa Bianca è venuta in mente la stessa soluzione già sperimentata dalla Lombardia di Roberto Formigoni e da altre regioni italiane: il buono-scuola. La soluzione di Obama è quella di una detrazione fiscale di 4 mila dollari per consentire anche a chi ha meno possibilità l'iscrizione al college. In cambio gli studenti così premiati dovranno dedicare cento ore all'anno al servizio della comunità in cui risiedono, una sorta di volontariato per favorire il diritto allo studio. Soluzione ponte ideata solo fino a quando la scuola pubblica americana non raggiungerà gli standard qualitativi previsti dal piano democratico, anche attraverso piani di formazione continua degli insegnanti. Ma le soluzioni tecniche trovate sembrano davvero identiche a quelle buttate sul piatto dalla Gelmini in Italia. E in un paese come gli Stati Uniti dove la soluzione dei problemi vale assai più delle bandiera ideologiche con cui altrove si nasconde la loro esistenza, non una polemica è nata in proposito. Nessun appunto alla proposta di chiudere istituti le cui performance sono al di sotto dell'esigenza educativa, a quella di togliere dal mercato chi si è auto-escluso, come gli insegnanti non preparati e assenteisti. Sono ricette semplici, che nel resto del mondo aiutano...

STRAORDINARI, STATALI E PS FUORI. Tremonti stoppa Brunetta. Vegas conferma

Hanno atteso oltre due ore lunedì sera, poi nella più classica tradizione tremontiana, i partecipanti al pre-consiglio dei ministri si sono dovuti accontentare di una semplice bozza riassuntiva del pacchetto del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti su detassazione degli straordinari e abolizione dell'Ici. Come già accadeva durante il Berlusconi bis e ter, Tremonti non ha inviato in preconsiglio i suoi testi, di cui è gelosissimo. Ma da fonte autorevole una certezza c'è già: la detassazione sperimentale degli straordinari non sarà estesa agli statali e nemmeno alle forze di polizia che operano su strada, come chiedeva Renato Brunetta. La conferma è arrivata martedì mattina alle 9 in Transatlantico dal sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas. "Vero che ci sono problemi di costituzionalità nell'escludere gli statali, come ha segnalato Pietro Ichino", spiegava Vegas, "ma questi si risolvono con il carattere sperimentale della misura. Concedere alle forze di polizia quel che non viene esteso all'esercito o agli altri dipendenti pubblici avrebbe causato invece problemi ancora più rilevanti..."

L'APREA CERCA RASSICURAZIONI DA BOCCHINO

Non aveva preso nel migliore dei modi la sua esclusione dalla squadra ministeriale, Valentina Aprea. Anzi, a lei- la massima esperta di scuola di Forza Italia- la sola proposta di fare il sottosegretario all'Istruzione del ministro Maristella Gelmini è sembrata una sorta di provocazione, tanto da essere sdegnosamente rifiutata. Passata la delusione, però l'Aprea rischiava di restare senza alcun incarico. Basta rifiuti, via libera alla presidenza della commissione Cultura della Camera. Ma con il suo sì per quella poltrona è iniziato nei suoi confronti un fuoco di sbarramento continuo da cui hanno faticato a salvarla il capogruppo Fabrizio Cicchitto e il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, suo grande sponsor. Così alle 8 e 30 di martedì 20 maggio l'Aprea è entrata a Montecitorio per affrontare con il vicecapogruppo (o presidente vicario, come ci tiene lui ad essere chiamato) Ital.o Bocchino le ragioni di un'interdizione che ha visto protagonista soprattutto An. Alla fine, poco prima delle 9, lei sembrava soddisfatta. Bocchino sorrideva. E chissà se diceva la verità...

VITO E' MINISTRO, MA AL MINISTERO NON LO SANNO

Elio Vito è l'unico ministro non ancora pienamente in carica nel gabinetto Silvio Berlusconi quater. Nel sito Internet del governo italiano Vito infatti risulta regolarmente in carica come ministro dei rapporti con il Parlamento. Ma se si naviga nel sito del suo ministero e si clicca sul Who's who, si scopre che in carica al ministero dei rapporti del Parlamento c'è ancora Vannino Chiti, il predecessore del governo di Romano Prodi che evidentemente ha ancora molti fans a palazzo... Ecco che cosa appare sul sito all'indirizzo... http://www.rapportiparlamento.it/default.asp?pagina=20 sei in Chi è chi Il Ministro Vannino Chiti Biografia

Biografia del Ministro Vannino Chiti

Il ministro per i rapporti con il parlamento <span class=Vannino Chiti. Nato a Pistoia il 26 dicembre 1947, laureato in filosofia. Studioso del movimento cattolico, vanta una lunga esperienza politica e amministrativa. Nel 1970 viene eletto consigliere comunale di Pistoia, poi assessore e infine sindaco della città. Nel 1985 eletto in consiglio regionale. Nel gennaio 1992 eletto presidente della Regione Toscana. La sua giunta s'impegna nella difesa dell'apparato produttivo e dell'occupazione, nello smaltimento dei rifiuti, nelle prime battaglie federaliste....

In casa Veltroni basta il superstipendio di Walter. L'architetto Flavia nel 2005 ha guadagnato meno di mille euro

Basta e avanza il superstipendio di Walter in casa Veltroni. Pur senza diritti di autore dei numerosi libri (nel 2005 non risultano), per tirare avanti alla famiglia è stato più che sufficiente lo stipendio da sindaco di Roma cumulato con il vitalizio da parlamentare. Walter ha sempre detto che parte di questo sarebbe finito in beneficenza, ma al fisco andava comunque dichiarato. Il suo reddito 2005 è ammontato così a 376.264 euro. E la moglie Flavia Prisco, architetto di fama, si è limitata a prestare consulenze casalinghe: è stata lei infatti a studiare il restyling dell'abitazione da poco acquistata da un ente pubblico. Consulenza naturalmente gratuita o quasi. Tanto che nel 740 Flavia ha inserito un reddito quasi da nullatenente: 948 euro in tutto il 2005...