DA ITALIA OGGI IN EDICOLA/ PISTOLE A SCUOLA

Lo stesso ministero della pubblica istruzione che ha promosso la meritoria campagna contro il bullismo nelle scuole, lo stesso governo che ha giustamente stigmatizzato i recenti episodi di violenza negli stadi ha proposto nelle ultime settimane agli istituti superiori di ogni ordine di mettere in mano ai ragazzi che li frequentano, di età compresa fra i 14 e i 18 anni, una pistola o un fucile ad aria compressa. Naturalmente non per puntarla alla tempia del proprio compagno di banco (anche se la tentazione sarà forte). Ma per usarla in un nuovo corso di tiro a segno alternativo alla più classica ora di educazione fisica. La proposta è su carta intestata del ministero guidato da Giuseppe Fioroni . Ad alcuni istituti sta arrivando proprio in questi giorni la missiva ministeriale e la documentazione della Federazione di tiro a segno. Un fatto considerato dal ministero ordinario, perché le ore alternative all'educazione fisica sono previste dalla normativa vigente e possono essere utilizzate per l'insegnamento delle principali discipline olimpiche, e quella del tiro a segno lo è. Ma i primi indignati e polemici rifiuti della proposta indicano quanto fosse inopportuna quella circolare «ordinaria» e quanta leggerezza l'abbia accompagnata. Non si vuole qui demonizzare uno sport, certo non fra i più popolari, che ha una sua dignità e un discreto seguito al di là dell'appuntamento olimpico. Mettere però una pistola o un fucile ad aria compressa nelle mani di ragazzi di quella età, insegnare a prendere la mira e non sbagliare bersaglio non sembra in questo momento la principale urgenza educativa degli adolescenti. Anzi, volendo loro insegnare solo uno sport, si rischia di trasmettere ben altro di cui gli stessi solerti educatori presto potrebbero lamentarsi. Un fatto piccolo, probabilmente ancora circoscritto a un numero limitato di istituti secondari, ma rivelatore di una mentalità che merita attenzione. Della scuola, dell'emergenza educativa evidente nei comportamenti di giovani e neo-adulti, non si occupa più nessuno. Qualche baruffa sulle risorse da assegnare all'uno o all'altro, qualche spot buono per ritagliarsi un po' di pubblicità a buon mercato sui media (come nel caso del bullismo), chissenefrega poi di un sistema di istruzione che non forma e non educa. La questione educativa dovrebbe essere al primo punto dell'interesse dei vari schieramenti politici e non lo è per nessuno. Ci si accapiglia su qualche precario da riassorbire magari per metterlo proprio dietro al tiro a segno, ma non ci si preoccupa delle formazione dei ragazzi. Salvo accorgersene quando la domenica spaccano qualche stadio...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

non c'è nessuna novità da anni i ragazzi delle superiori si dedicano a questa attività anche quando il ministro si chiamava Moratti

Bechi'sblog ha detto...

Siamo partiti dalla segnalazione di alcune scuole superiori che hanno ricevuto una circolare per l prima volta dal ministero, e non era accaduto in precedenza. Ma non è questione dei ministri Berlinguer, Moratti o Fioroni che probabilmente girano in automatico queste proposte. Il tiro a segno sarà anche uno sport olimpico, ma il momento che sta vivendo la scuola consiglierebbe di insegnare ai ragazzi qualcosa di diverso dal tenere in mano una pistola...

Anonimo ha detto...

Egr. Sig. Bechis,
mi spiace constatare la superficialità del suo reportage.
Il mondo del tiro a segno e del tiro sportivo non ha nulla a che vedere con quanto da Lei sostenuto.

Probabilmente non conosce il tiro sportivo a sufficenza per poterne apprezzare le peculiarità, perchè se così fosse le sarebbe possibile discernere tra 'sparare' e 'tirare'.

Il bullo o teppista e il delinquente non hanno bisogno di corsi e istruzione, anche perchè non hanno il problema di ripere un gesto nel medesimo modo per fare il cosi detto 'buco dentro l'altro', ha presente Robin Hood quando spaccava a metà la prima freccia con la seconda?

Autocontrollo, preparazione psico-fisica adeguata, rispetto intransigente delle norme di sicurezza e conoscenza profonda del mezzo sportivo (in questo caso le amri) sono caratteristiche peculiari del tiro a segno.
Proprio per questo il tiro a segno è una delle discipline più difficili, formanti e senza limiti di età.

Provi a far visita presso una sezione TSN, parli con i dirigenti e i praticanti, agonisti e non, e vedrà che scoprirà un mondo molto diverso dallo stereotipo a cui l'opinione pubblica è abituata.

Offire una nuova opportunità, non significa imposizione, un bravo educatore sa anche capire le attitudini dei giovani che deve crescere e se nota capacità particolari deve consentire che queste possano svilupparsi, a beneficio del singolo e della colletività sportiva.

Il bullismo nasce dall'ignoranza e tra pari, in un TSN in una squadra ci possono anche essere 30 anni di differenza, il bullo dove mai potrebbe andare???

Valerio Adorni
Parma

Anonimo ha detto...

Egr.Sig.Bechis,

vorrei farLe notare, se nessun altro mi ha preceduto, che il Suo collega Marcello Foa de Il Giornale, sta contribuendo a far chiarezza sul suo articolo "insegnamogli a saprare", di seguito le riporto il link alla discussione confidando in una Sua revisione:

blog.ilgiornale.it/foa/2007/11/21/lultima-di-fioroni-la-scuola-puo-insegnare-a-sparare/

Certo di un Suo gradito riscontro e commento Le porgo distinti Saluti.

Valerio Adorni
Parma

Bechi'sblog ha detto...

Caro Adorni, la ringrazio per la segnalazione e ho inviato a Foa un post di chiarimento. Su Italia Oggi ho pubblicato a pagina 8 con rilievo una lettera simile alla sua (ma resto convinto che non sia opportuno insegnare il tiro a segno a tutti in una scuola. Ci sono altri sport più adatti). Ecco la lettera:
"Caro dott. Bechis, da quando Lei dirige il mio quotidiano preferito non ho mai trovato un Suo pensiero criticabile; sempre le sue osservazioni sono logiche, ispirate a buon senso, obiettive e sincere. Mi scuso se non posso condividere l'apertura del Suo giornale dell'altro giorno, con il titolo «Insegnamogli a sparare».

Lo sport del tiro a segno, come la caccia e il tiro al piattello, costringono chi li pratica al corretto uso dell'arma che maneggiano. Se i giovani vengono educati, fin dalla scuola, a un severo autocontrollo e a un sensato concetto di autodifesa personale, nella vita saranno più attenti alle conseguenze di uno sparo. L'abolizione del servizio di leva obbligatorio ha reso i giovani totalmente privi di ogni istruzione all'uso delle armi da fuoco.

La carabina ad aria compressa, oggi giustamente di libera vendita, stante la sua scarsa pericolosità, può preparare i ragazzi a tirare al bersaglio e quindi non a compiere atti assordanti. Se un carabiniere si è lasciato sfuggire due colpi in un'autostrada ciò significa che il suo addestramento è stato carente. Quando ai posti di blocco della polizia stradale vedo agenti col mitra in mano, senza la sicura inserita, mi sento veramente preoccupato. Non condivido, pertanto il Suo pezzo che sembra ispirato dalle lobby pacifiste-anti armi che vogliono privare i cittadini dell'unico modo di difenderci dalla criminalità.

La legittima difesa è un sacrosanto diritto che viene riconosciuto da ogni ordinamento giuridico civile.

Luca Malagù,

patroc. in Cassazione"

Anonimo ha detto...

Purtroppo al giorno d'oggi tutti hanno opinioni e certezze su tutto. Bisognerebbe saper capire e ascoltare a lungo prima di esprimere giudizi ma siamo nell'eta' dell'opinionismo e quindi puo' capitare che qualcuno confonda il tiro a segno, disciplina di grande equilibrio, concentrazione ed armonia.
Pensare che questa attivita' possa indurre ad usi diversi da quelli preposti e solo voglia di fare confusione o non conoscenza. In ognuno dei due casi sarebbe meglio astenersi.