
DA ITALIA OGGI IN EDICOLA/ Il comandante Bassolino e il suo esercito di spazzini

DA ITALIA OGGI IN EDICOLA- Rifiuti, Di Pietro: qui lo dico e qui lo nego

Parole pesanti quelle che Antonio Di Pietro ha usato nel pieno della crisi rifiuti di Napoli, prima attaccando il governatore della regione Campania, Antonio Bassolino. Poi prendendosela con il collega Alfonso Pecoraro Scanio e con i Verdi: «Chi si oppone agli inceneritori? Bisogna chiedersi se, oltre ai mali della camorra, non vi sia qualche responsabilità, di chi si è sempre opposto alla loro realizzazione», ha tuonato il titolare delle infrastrutture. Di Pietro come sempre ci ha azzeccato. C'era qualcun altro pronto a bloccare gli inceneritori, deciso a metà 2006 perfino a revocare i finanziamenti per la loro costruzione. Ma non era un Verde: era proprio lui, il leader dell'Italia dei valori. È stato il nostro Giampiero Di Santo a scovare l'intemerata dall'allora neo-ministro delle Infrastrutture. «Gli inceneritori, o termovalorizzatori», tuonò Di Pietro all'epoca, «sono finanziati in Italia con soldi pubblici in quanto equiparati alle energie rinnovabili. Senza i contributi pubblici gli inceneritori non potrebbero esistere. Meritano questo investimento? La risposta che mi sono dato è del tutto negativa. La costruzione degli inceneritori nasce da due fattori: scarsa informazione e comportamento sociale sbagliato. La scarsa informazione porta a pensare che gli inceneritori siano una soluzione all'avanguardia, che siano necessari e che, in ogni caso, rappresentino il male minore. Gli inceneritori non sono una soluzione innovativa, è vero il contrario; i primi sono stati realizzati più di quarant'anni fa e i Paesi che li hanno adottati inizialmente non li costruiscono più e li usano sempre meno. Inoltre è stato dimostrato che la cenere prodotta diventa un rifiuto tossico». E aggiunse, minaccioso, «Per queste ragioni, l'Italia dei Valori si opporrà alla costruzione di nuovi inceneritori, anche con la richiesta dell'abolizione dei finanziamenti fino ad oggi disposti, e proporrà interventi legislativi a favore di una riduzione dei rifiuti all'origine e di sostegno alle aziende impegnate nel settore del riutilizzo dei rifiuti». Naturalmente, come spesso capita nei proclami dei politici italiani, la minaccia restò lì senza seguito. Servì a procurarsi qualche lode utile alla bisogna dal blog di Beppe Grillo, gli applausi degli ambientalisti e l'assoluta tranquillità dei produttori di inceneritori che ben sapevano quanto sarebbe avvenuto: nulla. Fra gli applausi anche quello del povero Pecoraro Scanio, convinto di avere trovato un alleato insperato. E ora sbertucciato pubblicamente con quel paragone certo non esaltante fra chi blocca gli inceneritori per ragioni politiche e la camorra che lo fa per ragioni squisitamente economiche. L'episodio vale la pena di essere raccontato perché segnala quanto sia inutile la politica in Italia. E terribilmente lontana dalla vita reale. Al massimo sventola per qualche ora la soluzione dei problemi, una dichiarazione di agenzia, un post sul blog per chi si sente più al passo con i tempi, una bella comparsata ancient regime nel salottino di Bruno Vespa. Ma i problemi reali, come i rifiuti, restano lì irrisolti, e prima o poi chi deve farci i conti tutti i giorni esce dall'inganno dello spot. Perfino Di Pietro, che si è costruito con abilità un'immagine di politico pronto a rimboccarsi le maniche e calarsi nella vita reale, dalla fiction esce assai raramente. Ora sui rifiuti della Campania anche senza inceneritori si sono bruciati le dita generazioni di amministratori locali e nazionali, un Di Pietro in più o in meno non fa grande differenza. Ma il danno che ancora una volta è stato provocato all'immagine dell'Italia più ancora che a quella Regione è così grave che varrebbe la pena uscire dalla solita commediola che ieri ancora una volta è andata in scena alla Camera dei deputati dove il governo è andato a riferire gli ultimi sviluppi. Al di là delle responsabilità passate e anche recentissime, che abbiamo documentato in questi giorni, il presidente del Consiglio Romano Prodi ha finalmente adottato un atto di governo. Si potrà discutere l'ennesima scelta di un commissario governativo di emergenza: ce ne sono a bizzeffe, in carica ancora dopo anni (sui rifiuti ne era stato nominato uno nuovo dieci giorni prima, Paolo Costa è ancora in sella a gestire l'emergenza Dal Molin sulla base Usa, per anni ne è restato uno per mucca pazza...). Ma la scelta di Gianni De Gennaro, l'utilizzo dell'esercito e le prime azioni attivate sono un atto di governo e un modo per affrontare l'urgenza della realtà. Ha ragione palazzo Chigi: in questo momento serve dare una mano a De Gennaro a portare via i rifiuti, non è questione di bandiere politiche. Poi ci sarà tutto il tempo per capire le responsabilità, affrontare i processi e continuare il teatrino. I verdi avranno la loro bella parte, ma chi ha governato cinque anni prima non è stato meno ambientalista...
RIFIUTI VERDI MARCI- La sceneggiata di Pecoraro & c

CONDONO DI PRODI AI COMUNI ANTI-RIFIUTI

Come si dice a Napoli, Romano Prodi ha fatto la faccia feroce. Porta infatti la sua firma il decreto 11 maggio 2007, n. 61 dal titolo «Interventi straordinari nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania». Pugno di ferro del premier, spiegato all'epoca con il desiderio di mettere fine una volta per tutte allo scandalo della spazzatura a Napoli e dintorni. All'articolo 7 uno schiaffone a tutti i comuni: entro dicembre avrebbero dovuto adottare un piano straordinario per lo smaltimento e auto-finanziarselo. Il 29 dicembre scorso proprio in piena emergenza rifiuti il governo ha fatto marcia indietro: il diktat e quella norma sono saltati, cancellati da una norma malandrina inserita nel Milleproroghe Quando aveva fatto finta di fare la faccia feroce, Prodi
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GESUALDI IN FILA PER IL DOPO SACCA'

DIVENTANO UN BUSINESS I BAMBOCCIONI DI TPS

AUGURI A TUTTI, E UNA CURIOSITA'

Da Italia Oggi in edicola/ BERLUSCONI AL TELEFONO NON HA DIRITTO ALLA PRIVACY

ALITALIA, E' NATO IL GOVERNO CROZZA

CONSORTE ACCUSATO DI VIOLARE LA LEGGE AL TELEFONO CON FASSINO, LATORRE D'ALEMA. E dall'altro capo del telefono?

PECORARO SCANIO, IL PORTOGHESE SUI MEZZI DELLE FIAMME GIALLE

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SABINA GUZZANTI infiltrata speciale dietro le quinte del Cavaliere
Chi c'era dietro le quinte dell'ennesima presentazione de libro di Bruno Vespa, santificata martedì 11 dicembre a Roma da Silvio Berlusconi e Barbara Palombelli al Tempio di Adriano? Sorpresa: nascosta a fondo sala dietro i telecineoperatori, Sabina Guzzanti. Sì, proprio l'attrice-comica che tante volte ha imitato Berlusconi ed è andata lì a farsi una ripassatina. Struccata e vestita come una qualsiasi passante, la Guzzanti è passata inosservata. Solo l'occhio indiscreto della mia videocamerina l'ha colta alla sprovvista. Appena se ne è accorta la Guzzanti si è portata le mani sugli occhi per non farsi riconoscere. Lontano dalla telecamera ha preso però ad armeggiare sussurrando al bavero della sua giacca: «Ora Berlusconi si riferisce allo sciopero dei Tir...». Già, perché sul bavero la Guzzanti aveva pinzato un microfono. Con cui sembrava trasmettere a qualcun altro il Berlusconi in diretta...
BERLUSCONI, QUI LO DICO E LO DISDICO!
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